IL VIAGGIO, 21esima puntata

Roma, Ottobre 43. Due uomini decidono di intraprendere un viaggio per tornare al loro paese in Umbria. E’ tempo di guerra, gli alleati risalgono da sud, i tedeschi invadono da nord. Nasce la Repubblica di Salò, il viaggio presenta insidie.

21 ESIMA PUNTANTA: EMOZIONI NOTTURNE

Uscirono, in giro nessuno. Le luci delle case e qualche raro lampione illuminavano la strada. Caricati gli zaini sulle spalle, presero a camminare in direzione del valico. Mano a mano che procedevano scomparvero le luci del paese, e il percorso entrò nella penombra. Il chiarore che scendeva dalla luna si sostituì debolmente alla luce del paese. Raggiunsero una curva che nascose la strada. Si fermarono e piegarono non visti per la campagna. La percorsero per una cinquantina di metri, poi diressero i loro passi in basso verso il paese che riapparve con le sue luci. Arrivarono ad una certa distanza dalla casa della donna, dietro la quale si delineò la sagoma scura del fienile. Tra il fienile e la casa c’era una specie di aia, da questa una scala portava ad un ballatoio della parte posteriore dell’abitazione, dove si apriva una porta, ed accanto una finestra illuminata.

Dal lato del fienile una scala di legno a pioli conduceva alla parte superiore dello stesso, diviso con un pavimento in legno dalla parte inferiore dove si trovavano attrezzi agricoli di vario tipo e dimensioni, e uno stazzo per animali che mostrava di non essere più utilizzato da tempo. La struttura dei fienili di campagna era la stessa ovunque, almeno in Umbria: tre pareti tirate su a mattoni e forati, con la parte anteriore aperta. Lo scopo era favorire la circolazione dell’aria perché il fieno potesse asciugare al riparo dalle intemperie, e nel piano a terra un riparo per gli attrezzi per il lavoro della campagna e per gli animali. Il soffitto in legno diventava pavimento per il piano superiore.

Sotto gli attrezzi e sopra il fienile. Salirono sulla scala e trovarono sopra il pavimento un tappeto di fieno e paglia che a prima vista comunicò una sensazione di morbidezza e calore. D’altra parte la temperatura dell’aria in quell’ottobre mite prometteva un riposo accettabile nonostante il riparo parzialmente all’aperto. Si crearono un giaciglio utilizzando i giacconi che avevano indosso e qualcosa che portavano nelle sacche. Subito dopo si coricarono per verificare l’impressione iniziale di un giaciglio accettabile. Lo era. D’altra parte avevano trascorso la notte precedente su una panchina della stazione di Narni scalo, dunque non potevano lamentarsi, il fienile poteva essere considerato una sistemazione di lusso. Con quella sensazione positiva del giaciglio, contenti e rinfrancati per aver trovato come trascorrere la notte, allestirono sul davanti, in prossimità della scala, una tavola per il desinare, utilizzando un giubbotto.

Vi misero sopra le residue provviste, più qualcosa di quanto avevano acquistato poco prima nel negozio. Si sedettero e consumarono tra un discorso e l’altro il cibo e un bicchiere del vino che era rimasto da Terni. Non erano al buio perché dalla casa della donna filtrava, attraverso la finestra del ballatoio, una luce che bastava a illuminare parzialmente la loro postazione. Così in pace e nel silenzio della sera avvertirono sulla loro pelle che conquistare l’occorrente per vivere poteva essere tutto nella vita di un uomo, soprattutto in tempi difficili e sciagurati come quello. Mancava loro la famiglia, con quella accanto quel fienile diventava un albergo stellato. Era riservato ai benestanti il privilegio di non dover lottare per sopravvivere e di poter dedicare il proprio tempo agli ozi della mente e del corpo, virtuosi o nefasti a seconda delle circostanze e della sostanza delle persone.

Pensieri alati che Silvio e Zeno articolavano in parole semplici che si comunicavano l’un l’altro. Perché l’essenza del pensiero non ha bisogno di forma erudita per dispiegarsi. Non così giravano i pensieri di Davide. Era inquieto, l’immagine di quella donna lo tormentava, cercava di non pensarci ma gli apparivano ancora più conturbanti i tratti del suo corpo che la veste aveva lasciato intravedere. Improvvisamente, lui prima degli altri, avvertì un fruscio da basso e sportosi verso l’esterno vide veloce una figura nel buio che risaliva le scale del ballatoio. La riconobbe, era la donna del negozio e sporgendosi ancora di più notò, accanto alla scala a pioli, un fagotto. Scese e riportò sopra l’involto. Ben piegate, tre coperte di lana grezza. Si commossero e provarono in cuor loro una tenerezza infinita per lei. Dissero parole tra di loro che provavano ad essere un ringraziamento alla sorte che tra tante brutture può riservare anche l’incontro con la bellezza, non solo fisica, ma quella più alta e assoluta dell’anima e se queste si congiungono è il paradiso in terra.

Ma per Davide quel parlare gli mise addosso un’agitazione, una sorta di frenesia che calava come un fuoco sullo stato d’animo che lo tormentava dal pomeriggio. Non si era mai sopito quello stato d’animo, ed ora si riaccendeva con quel gesto che lei aveva avuto per loro e con quel parlare di poco prima circa la bellezza e l’anima e il paradiso. Mentre in Silvio e Zeno quei discorsi e sensazioni facevano pregustare il ritorno a casa, le persone amate da abbracciare ed amare, per Davide, solo, lontano da casa, quella donna apparsa nel viaggio con la sua bellezza e gentilezza dei modi e dei sentimenti diventava l’unica certezza e desiderio. In quel momento non c’era altro cui potesse rivolgere il pensiero e il desiderio.

La follia dell’infatuazione allo stato nascente lo convinse della necessità di una risposta a quel gesto del portare le coperte per la notte. Bisognava dire un grazie o fare qualcosa comunque. In realtà non poteva resistere alla voglia di dare un seguito al suo tormento. Così quando si sdraiarono sul giaciglio, e avvolti dalle coperte, si disposero ad accogliere il sonno riparatore, Davide aspettò il respiro pesante degli altri e circospetto si alzò.

Discese la scala, attraversò l’aia e si fermò sotto il ballatoio. Dalla finestra filtrava attraverso gli scuri una luce discreta, meno intensa di prima, come se fosse stata spenta quella principale e si fosse accesa quella fioca di una bajour. Salì la scala guardò oltre le persiane accostate e i vetri della finestra. La vide distesa sul letto, la notte era calda, il lenzuolo copriva il bel corpo mollemente adagiato di fianco, una luce come un lumino, illuminava su di una parete l’immagine di Gesù e della Vergine Maria. Davide si beò della visione di quella conturbante bellezza, per istanti che avrebbe voluto interminabili, ma che il decoro e la vergogna del gesto gli imponevano di non prolungare. L’educazione ricevuta, la sua natura servirono a placare l’impulso selvaggio di andare oltre quella finestra. Si risolse a tornare al giaciglio che lo attendeva nel fienile. La visione notturna del corpo della donna avrebbe colorato i sogni della notte. Nello scendere dal marcapiano su cui era salito, mise un piede in fallo e cadde rovinosamente a terra. Non un gran rumore da svegliare i suoi compagni che non si avvidero di nulla, ma sufficiente per la donna che si alzò e andò sul ballatoio da dove proveniva il rumore.

Lo vide a terra, si diresse verso di lui, che goffamente tentava di rialzarsi. Mentre lei lo aiutava ad alzarsi, lui, rosso di vergogna, si affrettò a dire che non si era fatto niente. Quindi balbettò qualcosa per giustificare la sua presenza lì. Lei capì e provò tenerezza per quel ragazzo di bell’aspetto. Sorrise. Poi dal ballatoio dove lo aveva raccolto, senza dire niente, si diresse verso la porta di casa. Lui impietrito la seguiva con lo sguardo. Di lì ad un attimo, sarebbe scomparsa, lui rimasto lì con la sua vergogna poteva solo morire.

Ma lei non entrò, si appoggiò allo stipite e allargò le braccia verso di lui e sottovoce disse: vieni qui. Alla debole luce della notte Davide vide e sentì sul suo corpo quello di lei.
Dopo, lei si distaccò, accarezzò con rapido gesto il viso di Davide e rientrando in casa gli disse che era l’ora di dormire per tutti. Il ragazzo salì sul fienile e si dispose a dormire.

CONTINUA …


Commenti

Una risposta a “IL VIAGGIO, 21esima puntata”

  1. Avatar Soragni Barbara
    Soragni Barbara

    In questo capitolo è messo in risalto i sogni tumultuosi di un giovane ragazzo, e tutto il resto come la fatica, la paura, i pensieri, svaniscono in un dolce e momentaneo sentimento.
    La guerra è……lontana.