“Genialità, ovvero: eccezionale vivacità inventiva e creativa”
Andando avanti nella visione della “Amica Geniale”, romanzo della scrittrice Elena Ferrante, ci si rende conto che la genialità, che pur alimentava la prima parte, tende a scemare.
Le due amiche Lila e Lenù nel primo approccio appaiono molto unite da quella spontaneità che è tipica delle bambine in età prescolare. Entrambe immerse in un universo fatto di povertà non solo di mezzi di sostentamento, ma anche e soprattutto di valori morali, si destreggiano in quello squallore sociale che caratterizza tutte le periferie delle grandi città, nel caso specifico, quella di Napoli agli inizi degli anni settanta. Esse tentano di uscirne concedendosi piccole trasgressioni che aiutano a crescere e a sollecitare l’immaginazione che si rende necessaria per superare ostacoli a volte più grandi di loro. Le due bambine così unite ma anche così diverse sono l’una l’alter ego dell’altra insieme alle loro bambole che esprimono le loro stesse sensibilità la prima aggressiva e ribelle mentre l’altra mite e apparentemente rassegnata.
La scenografia è di un solo colore: il grigio, palazzi anonimi, cortili spogli senza alberi né giochi ricreativi per bambini, tutto lasciato alla fantasia dei piccoli che danno sfogo ai loro input, non sempre felici, perché dettati da una vita, la loro, piena di bugie, miseria e spesso malvagità. All’interno di quei palazzi vivono persone che lottano con una vita grama, non solo per un’esclusione sociale , ma anche per situazioni sentimentali create da uomini incapaci e donne sottomesse.
Uomini che vendono la loro manovalanza a menti che approfittano della loro ignoranza e povertà per favorire i loro interessi malavitosi.
Le donne, senza possibilità di sperare in una vita migliore, si trascinano tra un figlio e l’altro e come il mare di Napoli di lì, a pochi passi da loro, avanzano per poi ritirarsi così proprio come la risacca di quel di quel mare che accoglie invano i loro desideri non espressi.
Questo è l’ambito sociale in cui le protagoniste crescono e con loro cresce anche il desiderio di incontrare nuove amicizie con le quali condividere sentimenti ed emozioni .Il caso vuole che entrambe si innamorino dello stesso ragazzo un certo Nino Sarratore ciò creerà un divario tra le due ma non lederà la loro amicizia pur creando seri problemi durante il percorso della loro vita.
Le varie vicende si alterneranno nella vita delle amiche ma la loro crescita non proseguirà in modo egualitario, infatti, per varie ragioni , soprattutto per ignoranza delle loro famiglie non convinte, nel caso particolare di Lila, della necessità di studiare, non le permetteranno di affiancarsi alla sua” geniale amica” che invece proseguirà il suo iter scolastico con ottimi risultati.
Lila avrà una vita burrascosa anche in seguito ad un matrimonio fallito mentre Lenù sposerà un compagno alla sua stessa stregua; ma, fin dall’inizio, anche questo matrimonio si rivelerà un fallimento e presto la colta scrittrice Lenù abbandonerà casa e figlie per esaudire il suo desiderio d’amore con il suo antico compagno Nino.
Lo scenario è ormai chiaro, le carte, come in una partita di poker, sono tutte scoperte le vite delle due amiche, seppur lontane fisicamente; infatti, Lila era rimasta nel suo nativo quartiere, mentre Lenù vagabondava con il suo amante per il resto del mondo, si ricollegano con un fil rouge che non si interromperà mai nel bene e nel male malgrado il loro sforzo di restare comunque indipendenti l’una dall’altra.
La vita non risparmierà ad entrambe nessuna delusione; i loro sentimenti così profondi e sinceri spesso subiranno delle alternanze senza mai però interrompersi tale era la loro comunione di pensieri e di rispetto l’una nei confronti dell’altra.
Infatti, l’ultima fase della loro vita sarà costellata da ingiustizie e incomprensioni che porteranno entrambe a non godere delle loro, seppur diverse, conquiste. E da notare come queste donne subiscono, loro malgrado, le angherie le loro partner che non sanno apprezzarle per le persone che sono diventate, non solo, ma anche tra le donne non vi è solidarietà tra esse risalta molto la figura di Immacolata. Lei la madre di Lenù abbrutita dal lavoro, dalla miseria e dalla malattia sviluppatasi in modo ormai irreversibile anche per la noncuranza verso se stessa, non accetta il comportamento della figlia né condivide le sue scelte in particolare quella di aver abbandonato il suo matrimonio in cambio di un amore che poi si rivelerà fasullo e pieno di inganno.
Terribile la scena in cui questa mamma percuote letteralmente la figlia in un momento di ira dettata non solo dalla sua disapprovazione, ma soprattutto dalla occasione di poter scagliare su di lei figlia, tutta la sua inadeguatezza, la sua incapacità di donna per non avere elementi tali per corrispondere al grado di cultura in Lei del tutto inesistente.
Quindi :Brutti, Sporchi e Cattivi come dichiarava in un suo film il grande Ettore Scola!
La pièce sottintende un malessere che percorre tutto l’arco di una vita e mette in risalto come lo status sociale e culturale può fungere da catalizzatore positivo o negativo. Nel primo caso tira fuori con l’arte della maieutica il meglio di ogni individuo, nell’altro ne annebbia la coscienza al punto che non si riconoscerà più quale membro di una società civile e legale.
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