IMPRESE SOCIALI ED EFFETTO “TRICKLE DOWN”

Il gocciolamento

di Giorgio Fiorentini

Un’impresa sociale può strutturare la propria missione in modo nominalmente sociale svolgendo attività sociali residuali rispetto all’attività “caratteristica” e principale. Per esempio assumendo il principio del “gocciolamento”.

“Gocciolare” risorse a favore della sostenibilità come residualità di “purpose” dell’impresa.

Tutte le imprese sociali (affermazione che sembra di  auspicio, ma invece è condizione indispensabile per una vita-vivibile)sono orientate alla massimizzazione relativa del profitto.

Una delle variabili di contesto del sistema socio economico è il “sistema di libera impresa” che è utile (“ex multis”) per l’“economia di mercato” (cioè un assetto nel quale le decisioni sull’allocazione delle risorse sono delegate alla libera iniziativa e determinate dall’andamento dei prezzi e dagli incentivi privati e pubblici).

Quindi se un sistema socio economico fosse composto solo da imprese sociali, che non perseguissero il profitto in logica di massimizzazione assoluta, ma relativa, rispettando le regole di una economia di mercato, saremmo in presenza di un sistema di mercato.

Per un sistema di libera impresa che persegue il bene comune della società. Queste considerazioni che trovano spunto nel libro di G. Salvini, L. Zingales, S. Carrubba (2010), Il buono dell’economia, EGEA, Università L. Bocconi ed.

Il mercato, infatti, non è qualificabile come tale solo per la presenza dei capitalisti e degli azionisti ma in logica di capitalismo sostenibile (si veda G. Verona, “Un capitalismo sostenibile che riduca le disuguaglianze”, Corriere della sera, 2 Gennaio 2021).

La forma giuridica e la generazione di valore economico o profitto perdono il potere definitorio esclusivo ed acquisiscono, invece, una valenza strumentale nella loro integrazione, della quale le organizzazioni possono avvalersi efficacemente al fine di assicurare sostenibilità, perdurabilità e scalabilità della generazione di impatti sociali delle quali sono promotrici.

Il giudizio su questo paradigma può essere categorico (sì/no) o rimanere in parte sospeso creando un attivismo culturalmente “speculativo” e di approfondimento. Comunque appare evidente che dinamiche di cambiamento verso una responsabilità sociale di tutti gli attori economici è una via obbligata e deve essere gestita. Pena l’involuzione in un sistema socio economico sempre più conflittuale, diseguale ed involuto.

Ed inoltre l’articolo 41 della Costituzione Italiana recita:

L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Mi sembra inequivocabile.

Per dare credibilità a questo approccio la dominante sostanziale e “caratteristica” si deve adottare la misurazione e la valutazione che accredita ed esplicita l’intenzionalità espressa. Sviluppa “greenreputation” e “socialreputation”.

Alla tesi che obietta che è una via difficile perché ci possono essere opportunismi si contrappone quella che demanda la valutazione ad un rating che, nella sua perfettibilità dinamica, è sicuramente più costruttivo di un giudizio variegato ed espresso in “alto, medio, basso” senza riferimento ad un proxy quantitativo.

Inoltre una considerazione importante si basa sulla rilevazione del valore di mer­cato e del valore sociale che ormai si devono integrare fra loro.