che allargano il campo ma con astensione oceanica a scavare indifferenza e che impone riforme e politiche di rinnovamento.
Nel voto regionale in Emilia Romagna e Umbria vince l’unità, la serietà dei candidati e il realismo dei progetti con un CS unito e vicino ai territori. Perde la politica “sguaiata” di Bandecchi e indebolisce la “strategia di sommatoria” della destra con una grande fuga degli elettori che sembra penalizzare più la dx della sx e vedremo se confermati dai flussi. Ma l’astensione permane oceanica e forte in entrambe le regioni e andrà analizzata e approfondita per capirne le cause profonde e per avviare azioni di coinvolgimento e inclusione, possibilmente super-partes e presto per riavvicinare la politica ai territori. In Emilia Romagna votanti al 46%, ossia 21 punti meno del 2020, una frana, pur comprensibile dopo le ripetute alluvioni e la distanza del Governo.
In Umbria hanno votato circa 100.000 elettori in meno rispetto alle ultime elezioni regionali passando dal 64% del 2019 al 52% di questa tornata. La destra perde circa 90.000 voti mentre la sinistra aumenta circa 16.000 voti. Questi primi fondamentali dati che già spiegano molto del significato di un voto che mostra che i vincitori sono quelli che perdono meno votanti e se uniti. Nonostante i 5s perdano ancora per il tradizionale mancato “radicamento territoriale”, il traino del PD unisce e vince ma con un forte impulso del civismo seppure più evidente in Umbria che in ER che deve insegnare qualcosa essendo “molecolare e diffuso”. Un esito che spingerà Conte ad accelerare la “rivoluzione interna” per allontanare quella “esterna di sganciamento” dal CS e dal PD. Vincono in entrambe le regioni un disegno di sviluppo e credibilità di una visione di medio-lungo termine e con candidati competenti e affidabili oltre che inclusivi. In ER non sembra aver pesato la vicenda degli scontri bolognesi con la polizia e la manifestazione delle 300 camicie nere e sono stati sconfitti gli “sciacallaggi” sulle alluvioni.
Il popolo emiliano-romagnolo guarda al concreto e ai progetti così come il popolo umbro. Ely Schlein è rafforzata nella sua strategia di medio termine e in preparazione dei prossimi appuntamenti nel 2025 con altre Regioni che vanno al rinnovo. Fallisce il progetto di Salvini di una Lega Nazionale e molti suoi voti “scivolano” verso Fratelli d’Italia, mentre guadagna più consensi della Lega anche Forza Italia. Nel complesso perde la destra estremista e sguaiata del Bandecchi “trumpizzato” ternano che non riesce a stimolare alcun voto aggiuntivo e anzi probabilmente li fa perdere e che dovrà far riflettere la dx su “ammucchiare acchiappavoti” che fanno perdere in identità e omogeneità e dunque in credibilità, che si rivelano fondamentali per una attrattività di medio-lungo termine. Hanno certo pesato il double failure su “Autonomia Differenziata” e Sanità in “lista d’attesa”.
Guardando ad un orizzonte nazionale del voto abbiamo la crescita del PD che dovrà tuttavia rinforzare l’allargamento ai diversi partner (dai 5s a Alleanza Verdi & Sinistra fino ad Azione e Renzi) e allearsi con il resto dell’opposizione probabilmente attraverso il collante estensivo, costruttivo e progettuale del civismo. Avendo ora il compito di valorizzare in particolare un’ala centrista tra Calenda e Renzi senza la quale non si vince, costruendo un “progetto” di medio-lungo termine ma anche guardando ad una “cessione di sovranità” al Civismo che attrae nel mare dell’astensione e dei giovani.
Dall’altra parte la Lega Nazionale di Salvini che cede consensi a FI e FdI sembra destinata a tornare ai territori e che però in questo modo mette in discussione la sua leadership con in campo nuovi leader tra il Veneto di Zaia e il FVG di Fedriga che scalpitano per “avanzare”. Meloni che nel complesso non sembra indebolirsi ma forse – in parte – si rafforza dovrà guardare con più attenzione all’omogeneità della propria coalizione e certo al tema divisivo della “autonomia differenziata” che non unisce e non attrae voti soprattutto al centro sud oltre il proprio perimetro.
Nel complesso l’esito del voto regionale mostra il bisogno di una politica nuova di progetto e connessa ai territori a contrasto delle loro tante fragilità sociali e ambientali affidabile e credibile per riportare al voto e alla partecipazione oltre la metà degli italiani. Il rilancio di De Pascale neo-presidente dell’Emilia Romagna ad un “Patto Repubblicano” con il Governo andrebbe versato ben oltre le questioni ambientali: Meloni saprà raccogliere la sfida “collaborativa” sui grandi temi dall’ambiente alla sanità alla scuola, alla competitività?
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