CIÒ CHE LE SINISTRE DOVREBBERO IMPARARE DALLE DESTRE

GIUSEPPE SCALETTA

Le destre urlano “Dio, Patria e Famiglia!”, e il tassello che rende loro così forti e così deboli le sinistre è proprio Dio. Sia le destre che le sinistre riconoscono l’importanza della patria e della famiglia, lo scontro politico, infatti, è su come questi due termini debbano essere coniugati, ovvero su cosa debbano significare e come questi valori debbano essere perseguiti. Famiglia arcobaleno, famiglie “tradizionali”, supporto alle famiglie così, supporto alle famiglie colà. Identità nazionale, sovranismo, particolarismo politico, questione meridionale, il ponte sì, il ponte no, la farina di instetti sì, la farina di insetti no. Ma Dio?

Solo le destre riconoscono a Dio un valore politico, le sinistre se ne sono completamente, felicemente e a mio giudizio stupidamente, disinteressate. E oggi ci lamentiamo, straniti, che le sinistre siano diventate intellettualistiche, elitarie, snob e donabbondianamente latinorumistiche.

Ma facciamo un passo indietro. Perché le destre riconoscono, a ragione, l’importanza di Dio? Perché sono costellate di persone sante e pie? Perché Dio è l’oppio dei populisti? O ancora, perché i cattolici in Italia sono tanti e servono i loro voti? Nessuna di queste domande ha capito che cosa sia Dio. Commetteremmo un errore se confondessimo il Dio di “Dio, Patria e Famiglia” con il Dio della Bibbia, del catechismo cattolico. Quel Dio è semplicemente un front men che la destra, per mancanza di fantasia probabilmente, ha chiesto in prestito dal cattolicesimo ma nulla di più. Il vero nome di quel Dio è “Rito”.

Il Dio che rende forti le destre non è il signore con la barba bianca a cui pregano, non è Salvini con il crocefisso; è la commemorazione di Acca Larenzia, è la beatificazione di Giorgio Almirante, la Pasqua di Atreju, la crociata agli e alle influencer. Sono questi riti a rendere le destre radicate, riconoscibili, comprensibili. A differenza delle sinistre, le destre sono sempre riuscite a costruire una religione (in)civile.

Maurizio Crozza, intervistando Checco Zalone che interpretava un politico di destra, chiese quale fosse il principale difetto della sinistra. La risposta fu: “l’incapibilità, […] non è che non siamo d’accordo con loro…è che quando parlano non ci capiamo un cazzo!”.

Il rito assolve proprio questo compito. Le sinistre lo snobbano stupidamente, lo considerano una strategia populista che cattura solo le pance della gente. Ma sbaglia. Ha confuso il laicismo con l’anticlericalismo, ha buttato il bambino con l’acqua sporca. Il rito serve proprio a essere compresi, a essere riconosciuti e a riconoscersi, a formarsi. Certo i riti possono essere superati, modificati, sostituiti, ma sempre con altri riti. Altrimenti accade ciò che è accaduto alle scorse elezioni. L’unica cosa che le sinistre riuscivano a dire alle campagne elettorali era che non erano destre e che le destre sbagliavano. Poco o nulla sulla loro identità.

In questo le sinistre non sono sicuramente aiutate dal contesto che da tempo è sempre più secolarizzato, disincantato. A confermare ciò sono i lamenti delle destre di fronte all’attacco culturale che stanno subendo. Io penso abbiano ragione quando dicono che i loro valori siano sotto attacco, semplicemente non sono solo i loro. Ogni valore è sotto attacco, ma sembra che siano gli unici ad accorgersene e a lamentarsene. Non stiamo vivendo a una crisi politica, stiamo vivendo la crisi del concetto di valore.

Ma se le destre continuano a lottare per i loro, noi sinistre siamo felicemente inconsapevoli di star applaudendo la nostra rovina.

Le sinistre italiane almeno sono fieramente singolariste, abbiamo prodotto una rivendicazione di diritti completamente ripulita da ogni lotta per i valori, e ci sorprendiamo che le persone non votano e chi vota sceglie le destre. Le sinistre non sono in crisi, questo presupporrebbe che almeno fossero consapevoli della crisi. Le sinistre sono cieche, semplicemente stupite di perdere.

Alle sinistre manca Dio, il nostro pensiero debole lo ha scacciato e ci siamo illusi che liberi significasse anche liberi di riti e valori. Da persona di sinistra vorrei un catechismo laico in cui la Costituzione fosse la nostra Bibbia. Vorrei la beatificazione di Mazzini, la commemorazione di Matteotti.
Vorrei una religione civile alla greca maniera però perché, se la destra ha una religione monoteistica e intollerante, io vorrei una religione civile politeistica.
In cui Mazzini e Gaber possano litigare uno a fianco all’altro nella vetrata della stessa cattedrale italiana.


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