BARTOLOMEO EUSTACHIO PARTE2

Bartolomeo Eustachio è stato un grande medico del XVI secolo, nativo si San Severino nelle Marche, svolse la sua professione alla corte di Urbino, e poi a Roma al seguito del cardinale Della Rovere dove divenne eccelso anatomista e grande umanista.

PARTE SECONDA DEL RACCONTO

Monsignor Giovanni Maria Lancisi fu il primo a pubblicarle e completarle con sue annotazioni e c’informa che Eustachio le aveva intagliate nel 1552 com’è riportato nella sua operetta sull’anatomia dei reni.
Ne consegue che l’Anatomia pubblicata da Realdo Colombo nel 1555, e le Osservazioni Anatomiche pubblicate da Gabriele Falloppio nel 1557 come risulta da lettere dedicatorie al Papa e al lettore, sono opere successive al lavoro di Eustachi.
Dunque tutti i riferimenti, le tavole, eccetera vanno attribuite ad Eustachio non solo come pubblicazione ma anche come scoperta anatomica.
Che è anche la convinzione del grande Morgagni.
E Giovanni Fantoni ebbe a scrivere a Monsignor Lancisi che aveva avuto tra le mani il libro di Eustachi, del quale le tavole erano illustrazioni, il cui titolo era sugli argomenti e le dispute anatomiche, ma che poi il libro era andato perduto ed erano rimaste solo le tavole. Di queste ne sono rimaste quarantasette, comprese le otto piccole sui reni.

Fig. 2 Tavola XIV Sistema nervoso centrale
Fig.3 Tavola XV Apparato cardio-polmonare

Da quanto lasciato scritto in alcuni appunti da Eustachio si può supporre che si trattasse di 54 tavole che illustravano un testo che riguardava tutta l’anatomia.

Forse tra le mancanti sarà stata quella che illustrava la vena alba ora conosciuta con il nome di dotto toracico che si ritiene scoperta per la prima volta da Eustachio com’ebbe ad affermare Isbrand Van Diemerbroek. Ora di tutto questo gran lavoro, dopo centocinquanta anni a cura di monsignor Lancisi ne furono trovate trentotto ad Urbino e pubblicate a Roma nel 1714 con il titolo :
“Tavole anatomiche dell’illustrissimo Bartolomeo Eustachi, le quali liberate finalmente dalle tenebre e ricevute in dono dalla generosità del Pontefice Massimo Clemente XI, J.M. Lancisius, intimo Cubicularius e Arcimedico pontificio arricchì con una Prefazione e delle note, e pubblicò nello stesso giorno della dedica della sua biblioteca.”.

Fig. 4 L’Opera di Lancisi

A riprova dell’entusiasmo con il quale Lancisi aveva raccolto le tavole anatomiche e curato l’edizione del libro che le raccoglieva, si legga la seguente lettera che scrisse al vescovo di San Severino: <<mi conviene incomodare v.s. illustrissima anco con la suprema permissione di n.s. che in un affare di somma premura , mi permette di ricorrere alla di Lei savia destrezza.
Centocinquanta anni sono morì in Roma un celebre medico ed anatomico di nome Bartolomeo Eustachi , il quale avendo stampato un opera specialmente dei reni con plauso universale , che ancora gli dura , anzi tuttavia gli è andata sempre più crescendo, ci lasciò scritto di avere in ordine quarantasei tavole intagliate in Roma con diverse figure anatomiche, le quali, prevenuto dalla morte, non poté dare alla luce; onde sono restate sepolte , e compiante per tutto questo tempo anche dai più famosi scrittori della nostra età: finalmente notificatosi da me a sua Santità, che un certo medico Pini urbinate, allievo del predetto Eustachio in un suo esponeva di essergli restate in mano dopo la morte del suo maestro le suddette tavole per darle al pubblico ; ma che egli ancora premorì alla esecuzione della sua volontà.

Sua beatitudine dunque con la sublime sua mente pensò subito le stesse tavole potere essere rimaste appresso gli eredi del Pini, come appunto era seguito: poiché fattesi le dovute ricerche in casa dei signori Rossi (la cui madre era l’unica signora rimasta della famiglia Pini) sono state rinvenute; e sua Santità si è poi degnata di donarle alla mia pubblica libreria.

Queste tavole però, siccome riescono bellissime in ordine alla finezza dell’intaglio, così si rimangono senz’anima, non avendo le corrispondenti spiegazioni, che l’autore medesimo asserisce di aver fatto col titolo De diffentionibus, et controversiis anatomicis. In questo stato di cose , dunque io ricorro all’aiuto di v.s. illustrissima; poiché intitolandosi il predetto Eustachio sancto severinatis mi è caduto nel pensiero , che possono costì trovarsi i suoi eredi , o per parte di uomini , o di donne di questa famiglia, e che perciò fra le antiche scritture della medesima vi sia qualche manoscritto appartenente alle opere anatomiche del celebre loro antecessore: e quando mai si trovasse , quelle cadrebbe a guisa di chiara luce per avventura sopra i luoghi oscuri delle tavole già rinvenute. Imploro pertanto la singolare bontà e diligenza di v.s. illustrissima non solo a favor mio : ma molto più in vantaggio della repubblica letteraria, e per accrescimento della gloria al pontificato di n.s. e perché in simili cose basta mittere sapientem , io lascio di aggiungere altre espressioni., bastandomi di fare quest’ultima , che io sono e sarò sempre bramoso dei comandamenti di v.s illustrissima e reverendissima, a cui faccio umilissima riverenza.
Di vostra illustrissima e reverendissima signoria, vostro devotissimo e obbligatissimo servo.
Gio maria lancisi Roma li 8 settembre 1713

CONTINUA …


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