POLIS, RIMINI, FASHION INSOSTENIBILE

LA REDAZIONE DI POLIS A RIMINI PER ECOMONDO

L’industria del tessile, oggi per come è, non è sostenibile, inquina e consuma troppo, produce scarti che non si riciclano e ha generato una macchina del consumo che aumenta ogni anno di più i beni prodotti e distribuiti. E dal 2025 si parte con la differenziata del tessile, una massa di rifiuti da discarica che oggi costituisce un problema sempre più serio.

All’interno del palinsesto di Ecomondo, nell’area dedicata al Textile District, è stato presentato il Quaderno Tessile 2023, nel corso dell’incontro intitolato “Ecodesign, EPR, riciclo. Roadmap per un tessile circolare”. Il fashion trash ed usa e getta galleggia sui mari assieme alle isole di plastica, il tutto mentre le grandi case di moda tentano la via della sostenibili e del green, che, non ce ne voglia nessuno, sa molto di green washing.

Qualche numero: la filiera del tessile è responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio, consuma circa 93 miliardi di metri cubi di acqua nella sola produzione e scarica nei mari circa 500.000 tonnellate di microfibre. Numeri impressionanti, e costantemente in aumento i questi ultimi anni.

Tra il 2015 e il 2020 la produzione di prodotti tessili è quasi raddoppiata e il consumo di capi e di abbigliamento secondo le previsioni dovrebbe crescere del 63% entro il 2030. 

L’industria della moda rappresenta uno dei settori a più alto impatto ambientale. Ed è anche uno dei importanti nell’economia europea, con oltre 400 mila realtà produttive e miliardi di euro di fatturato.

Nell’industria tessile inoltre si usano prodotti chimici inquinanti che rendono difficile il riciclo di materia prima, e le fibre naturali diventano di conseguenza sempre più care e sempre più rare, a fronte di una produzione di indumenti che genera una grande quantità di rifiuti tessili lungo le catene di fornitura ma anche a livello industriale e consumer. 

La rivoluzione green invece potrebbe essere quella che si indossa, basterebbe cambiare il modo di consumare. O comperare meno e meglio, magari sperando che i prodotti fatti con criteri meno impattanti abbiano un costo ragionevole, accompagnando lo sforzo dei grandi brand alla ricerca di fibre riciclabili e processi di produzione più puliti.

Ad Ecomondo si è fatto il punto sulle strategie future. Considerando che dal 2025 entrerà in vigore l’obbligo di raccolta differenziata per i prodotti tessili occorrerà investire nei sistemi di raccolta differenziata, di cernita, di riutilizzo e di riciclo. Ed in questo investimento saranno direttamente coinvolte le aziende produttrici.

In questo scenario, le due parole chiave della riconversione green della moda sono la riciclabilità dei capi e l’educazione al consumo sostenibile.

Oggi solo l’1% degli scarti tessili sono riutilizzati, e l´85% della produzione finisce in discarica

L’educazione di tutti gli stakeholder infine diventa un catalizzatore importante di questo processo, per coinvolgere non solo la produzione e la distribuzione ma anche i consumatori che, con le proprie scelte d’acquisto, hanno un ruolo estremamente importante nell’orientare l’industria.


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