COSTRUIRE LA SPERANZA

In un mondo in continua e rapida evoluzione non è facile pensare alla costruzione di una Speranza che in qualche modo accomuni tutti in un progetto più o meno condiviso e stabile di una realtà se non perfetta, perché irraggiungibile, almeno possibilmente migliore, più ragionevole e più attenta al bene comune.

La parola Speranza deriva dal greco Elpìs (greco antico: ἐελπίς).

La Speranza è credere in un qualcosa di positivo, di potenzialmente realizzabile che aiuti una persona o una comunità a progredire in meglio. Secondo E. Fromm (1900-1980), ma anche per E. Bloch (1885-1977) nella sua opera “Il Principio Speranza”, il presupposto necessario per qualsiasi riforma della società è il mutamento sostanziale dell’atteggiamento dell’uomo, cioè quello di non essere passivo e manipolato. Così nella sempre maggiore polarizzazione tra coloro che vengono attratti dalla forza, dall’ordine, dai metodi burocratici e coloro che aspirano a profondi mutamenti nella prassi economico-sociale e ad un approccio maggiormente psichico-spirituale alla vita, sono solo questi ultimi a lavorare per una società più umana: è l’esatto contrario di chi attende, chi aspetta che qualcuno o qualcosa arrivi a salvare, senza sentirsi impegnato.

Allora sperare coincide con la spinta. Chi spera non attende, si muove, va avanti, alza la testa e cammina. È una forma di incanto e di azione. Tutte e due, senza contrasto, perché la Speranza è il contrario del destino, in quanto a capacità di azione che richiede fiducia e coraggio, ma soprattutto immaginazione. È, in fondo, il senso della vita stessa, la pienezza e l’esplosione del desiderio di vivere, in cui esso non è solo esistere, ma soprattutto esserci, come sosteneva il filosofo tedesco M. Heidegger (1889-1976). Basta anche il solo provare ad esserci, ma non da uomo solo, e mai affidare ad altri la possibilità di trasformazione della realtà e, dunque, di creazione del nuovo.

Nelle Storia, secondo il poeta greco Esiodo (VIII-VII se.a.C.) la Speranza è un dono concesso agli uomini, per Aristotele (384-322 a.C.) è un “sogno a occhi aperti”, per gli antichi Romani addirittura una Dea, per i Cristiani essa viene legata all’Aldilà e quindi alla Immortalità, per i Padri della Chiesa si identifica con la certezza garantita da Dio. Papa Benedetto XVI il 30 novembre 2007 scrisse sull’argomento una importante Enciclica “Spe salvi” (Salvati nella Speranza) che qui viene intesa come dono e conseguenza della Fede. Per Papa Francesco è “una Virtù rischiosa, ma non una illusione”.

Nell’Esistenzialismo rivolto a descrivere il mondo dell’uomo oltre i consolatori razionalismi astratti, l’appello alla Speranza acquista una sua centralità. Per esempio Karl Jaspers (1883-1969), nel solco di Søren Kierkegaard (1813-1855), afferma che “ci è data l’angoscia. Ma l’angoscia è il fondamento della speranza.” È soprattutto nell’Esistenzialismo francese il richiamo a una Speranza generata dall’angoscia che costituisce un elemento frequente per la salvezza dell’uomo, come sottolinea Gabriel Marcel (1889-1973): “La speranza è quella che non dipende da noi […], quella il cui fondamento è l’umiltà e non l’orgoglio, perché l’orgoglio consiste nel non ritrovare la forza in noi stessi.

Quanta buona volontà, dunque, richiede tutto questo, ma soprattutto il possesso di tanta educazione al sacrificio e all’altruismo. Il cambiamento non andrebbe mai subito ma sempre prodotto. In una società, purtroppo, spinta spesso a una nevrotica accelerazione del Tempo, una simile operazione può riuscire alquanto difficoltosa, considerato il fatto di una diffusa povertà e di una fortissima dipendenza dagli strumenti di informazione non sempre corretti nei loro contenuti, da un troppo acceso e quasi fanatico amore per il potere, da un affarismo che troppo spesso sa di patologico, da ricorrenti contese fra popoli che frequentemente e troppo facilmente sfociano in guerre sanguinose, dalla presenza e diffusione di una criminalità che pretende ogni cosa sia resa a essa facile.

In tutto questo bailamme come concretamente è possibile una Speranza che edifichi una società relativamente migliore?

Esaurita in buona parte la funzione storica dei partiti, proprio perché espressione di interessi di “parti”, occorre allora ricercare altre forme di aggregazione sociale che abbiano come fine partecipato il benessere di tutti. Ovviamente questo richiede un grado di maggiore educazione al rispetto della socialità con un programma preciso da realizzare nei centri formativi, come la famiglia, la scuola, i vari Enti culturali e religiosi.

Ci vorrebbe una vasta organizzazione di iniziative sociali, culturali ed economiche in questa direzione. Non si può lasciare tutto o prevalentemente la centralità al denaro, al possesso, al potere, ma iniziare con forza e convinzione l’azione diretta alla riscoperta dei valori. Naturalmente un simile immenso lavoro di ricostruzione dei saperi, delle menti e dei comportamenti richiede la presenza di Uomini dotati di buona volontà, concreti nelle proposte di soluzioni, coerenti nello stimolo a portarle avanti, coraggiosi, quando è il caso, a pagare anche un prezzo personale di sacrificio pur di raggiungere l’obiettivo di rielaborazione della società nella direzione di una vivibilità migliore da parte di ognuno, soprattutto degli ultimi.

Con quali strumenti operativi reali? Le strade sembrano essere due: impegno nel dare giuste e appropriate informazioni, creazione e messa in opera di una Federazione di persone disponibili in grado di mettere su un progetto a livello politico teso a rivedere e riformare nella pratica quotidiana alcuni atteggiamenti asociali e distruttivi della pace e armonia nel vivere di una comunità.

Una tale progettualità richiede una accurata conoscenza e analisi dei problemi da affrontare e una efficace competenza nel portarli a soluzione, nei soggetti molta flessibilità e apertura mentale e di scelte in varie direzioni, il perseguimento di obiettivi concreti nella loro realizzabilità, la presenza di poca ideologia ma un disegno coinvolgente e chiaro mirante a tradurre in meglio il comportamento degli abitanti di una comunità.

Darsi una organizzazione va bene, ma con molta flessibilità, prestando sempre attenzione alla sostenibilità delle proposte che si vanno ad avanzare. Ma soprattutto sono i valori di fondo e i fini da raggiungere che hanno bisogno di essere tenuti ben chiari. Fra questi se ne sottolineano i principali: Giustizia, Solidarietà, Difesa della Natura, Attenzione alla Vita. Deliberatamente da queste indicazioni si è voluto omettere il tema della Verità per il semplice motivo che ognuno crede o pretende di averne la sua “Verità” e in questo la ritiene fermamente essere l’unica con tutti i rischi che ne conseguono.

Perciò essa, pur essendo importante come fine e scopo della Conoscenza, è bene lasciarla alla valutazione di chi dovrebbe porsi con maggiore umiltà dinanzi a questo argomento, in quanto nessuno è possessore unico “della” Verità ma solo di qualche suo piccolo frammento. Quanti disastri nella Storia, peraltro, ha comportato questo atteggiamento direi fideistico. Vengo ora agli altri valori sociali.

Giustizia. Ognuno ha il diritto a essere rispettato nelle esigenze relative al possesso di una dignità. Questa richiede di essere trattata con imparziale uguaglianza di attenzione, intesa come garanzia nell’attribuire a ognuno quanto gli è dovuto per diritto: lavoro, distribuzione dei beni a seconda delle esigenze di ciascuno, necessità di rispettare il dovuto concordato, una giusta pena in caso di errori, una seria e sicura sanzione per chi sbaglia per imperizia o peggio in cattiva fede in alcune decisioni.

Nel campo socio-economico questo impegno prevede una serie di iniziative perché a ognuno venga garantito il necessario come compenso per la prestazione lavorativa che offre, con una organizzazione dei processi economici che abbiano come guida non solo il mercato ma soprattutto il rispetto di regole. E si potrebbe continuare.

Solidarietà. A tutti è chiesto di considerarsi membri di una stessa famiglia, quella umana appunto, nella quale il più forte è chiamato ad aiutare e soccorrere il più fragile allo scopo di colmare il vuoto che lo circonda. Ciò invita a una distribuzione di beni, di aiuti e risorse verso chi è debole e sta soffrendo la mancanza di tutto, compresa quelle di un tetto e di un pasto sicuro. Sul piano dell’assistenza sanitaria ci vorrebbe l’investimento di maggiori risorse finanziarie, una più attenta formazione nella preparazione del personale medico e non, una Etica secondo la quale il malato è da considerarsi una Persona da accudire con rispetto e amore e non un numero anonimo.

Lo stesso vale per l’istruzione in strutture adeguate con l’attivazione sul territorio di iniziative a tutela dei minori (Sport, Musica, Teatro…) soprattutto nei territori a rischio criminalità. Con l’inventiva e la buona volontà si può programmare quanto di più bello e gratificante ci può essere. Basta solo volerlo e iniziare a farlo.

Difesa della Natura. Questa è la Madre Comune e va rispettata, difesa nei suoi cicli, non esasperatamente ed egoisticamente sfruttata, ma accudita con delicato amore. Essa dona aria, acqua, cibo e quindi vita: è bene e doveroso perciò non stravolgerla nei suoi ritmi prevalentemente a scopi di cieco e irresponsabile sfruttamento. Perciò la grande attenzione che ci vorrebbe per la sua tutela da dissesti idrogeologici sovente causati dallo stesso uomo, la non cementificazione di ogni lembo di terra, la cura della pulizia dei luoghi, il controllo di boschi e foreste dalle sacrileghe mani degli irresponsabili piromani, soprattutto una grande concentrazione di energie per limitare e eventualmente eliminare i danni causati dall’ingordigia umana nell’essere causa dei cambiamenti climatici con le tante devastazioni che stanno producendo in molti luoghi mutando in essi anche diverse abitudini nella qualità del vivere. E quant’altro si potrebbe aggiungere!

Attenzione alla Vita. È il bene supremo da difendere sempre e comunque nei suoi vari momenti di crescita e nei periodi di benessere e di malattia. Questo vale per tutti gli Esseri viventi: Uomini, Animali, Piante. Ogni forma ed espressione di Vita è sacra e come tale va tutelata sempre e dovunque. Anche qui occorrerebbe dare molto più spazio alla ricerca scientifica fornendo maggiori incentivi per le sue attività. E anche qui si potrebbe continuare a lungo.

È sulla riscoperta di questi valori fondamentali che andrebbe rifondato e ricostruito l’edificio della Speranza. Certamente sacrificio e dedizione ci vogliono sempre, ma se non si parte da questi, purtroppo non resta che la fine del tutto in una catastrofe personale e collettiva. Naturalmente speriamo non sia così.

Concludo con questo pensiero di Papa Giovanni XXIII: ““Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni, ma al vostro potenziale irrealizzato. Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito, ma di ciò che vi è ancora possibile fare.”

Mi auguro sia questa la strada giusta da seguire con fiducia e buona volontà in un mondo che ha bisogno di guardare solo un po’ oltre il vicino steccato. È, come scrive il grande poeta libanese naturalizzato statunitense K. Gibran (1883-1931), un dover “danzare anche nella pioggia” nonostante gli ostacoli che si frappongono alla fioritura di un mondo figlio della Speranza.

NDT: L’EDITOR HA POSTO COME IMMAGINE UN FOTOGRAMMA DEL FILM “UN SOGNO LUNGO UN GIORNO” PER RIPRENDERE LA CITAZIONE DELL’AUTORE.


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