CIO’ CHE RESTA DELL’OCCIDENTE

L’assassinio di un oppositore incarcerato in Siberia non segna soltanto l’ennesima affermazione del potere assoluto di Vladimir Putin nella Russia “democratica” nata dal comunismo sovietico ereditandone e rafforzando ogni sua perversione.

Se viene unito a una serie di altri fatti ha il potere di costringerci ad aprire una riflessione, che potrebbe risultare dolorosa, anche su noi stessi.

Noi stessi, apparentemente così lontani da quella nuova cortina di ferro.

Noi stessi, che ci siamo venuti definendo come Occidente e forse oggi non sappiamo più cosa effettivamente corrisponda a quella parola.

Tutti assieme abbiamo costruito, pur senza un approfondimento diffuso, un’idea di Occidente che si fonda sulla somma progressiva di molti e diversi elementi.

Il risultato di questa somma è naturalmente soggettivo ed ognuno può assegnare un valore maggiore o minore a ciascun elemento.

Tuttavia i suoi componenti principali sono comuni a tutti.

Insomma, il concetto storicamente esistente di Occidente è come il cocktail Negroni.

Può cambiare leggermente sapore in base alla mano del barista, al momento e alla qualità specifica di ogni elemento ma sarà comunque riconoscibile come Negroni.

Tra gli elementi costitutivi basici vi è sicuramente la Romanità. Essa si pone come fondativa indicando un percorso storico che si caratterizzava per la volontà di costituire uno Stato, in frequente espansione, sostenuto da un apparato giuridico – legislativo.

Accanto ad essa, e sicuramente più decisiva, sta la fondamentale componente che chiamiamo Cristianesimo.

In realtà è persino ingiusto attribuire una connotazione “geografica” a questa specifica dimensione religiosa che ha senza dubbio avuto la forza per estendersi ed essere presente in tutto il mondo.

Ma i suoi più positivi fattori costitutivi sono certamente stati assorbiti, contribuendo a delineare i fondamenti identitari di quel che oggi continuiamo a chiamare Occidente.

Tra essi primeggia l’idea che esiste il bene comune e che esso sia perseguibile in virtù di una scelta di collaborazione e maturazione collettiva e reciproca.

Il concetto di fraternità non derivante dalla comune adesione a una fede ma bensì come frutto diretto della comune appartenenza alla specie umana ebbe storicamente un valore rivoluzionario.

Ciò gli conferisce un valore fondativo che conduce a un ambito di Speranza senza la quale molti passaggi che l’Occidente ha cercato di far propri sarebbero parsi privi di qualunque significato.

Ovviamente non si può sfuggire alla consapevolezza del grandissimo numero di momenti in cui l’Occidente ha smentito e tradito i suoi stessi presupposti identitari.

I momenti di ingiustizia, di sopraffazione violenta, di negazione esplicita e pratica dei valori occidentali domina il panorama storiografico.

Essi sembrano prevalere su tutto il resto del percorso, talmente forti da assegnare talvolta apparentemente un senso negativo al succedersi dei fatti.

In questo drammatico succedersi, però, ai fondamentali basici se ne sono venuti aggiungendo molti altri.

L’Occidente ha scelto di qualificarsi anche per il valore della Tolleranza e del rispetto di tutte le forme assunte nel tempo dal pensiero umano.

Al fianco del rispetto e della sua forma organizzata che si chiama Libertà ha preso stabilmente piede l’attribuzione di un valore alla Giustizia Sociale che prevede comunque un obiettivo, per quanto futuribile, di Uguaglianza.

Uguaglianza che trova nel concetto di Fraternità il suo substrato teorico incontestabile.

Questo è, o almeno dovrebbe essere, l’Occidente: un vastissimo insieme di Valori, che non nascono su base ideologica o religiosa, ma che vengono perseguiti nel corso del tempo grazie a Istituzioni che si riconoscono in essi.

Ciò dovrebbe radicalmente distinguere le pratiche sociali e di vita occidentali da altre presenti nel mondo.

Il principio della assoluta eguaglianza fra i generi e il rifiuto di qualunque forma di discriminazione in qualunque ambito sono forse, alla lunga, gli elementi decisivi che dovrebbero renderci orgogliosi di definirci occidentali.

Ma gli ultimi anni hanno visto presentarsi una serie di modificazioni della struttura economico – finanziaria che hanno tolto appeal e ruolo al manifestarsi di questa identità occidentale.

Si tratta, in velocissima sintesi, della mondializzazione dell’economia ma soprattutto della sua frenetica finanziarizzazione.

Accanto al movimento delle merci, che si è comunque ampliato, il profitto di origine finanziaria ha conquistato una centralità assoluta coinvolgendo inevitabilmente l’intero Globo.

I confini degli Stati Nazione, come quelli dell’Europa unita, hanno visto diminuire velocemente la propria funzione e il proprio valore.

Il movimento del capitale, sganciato dalla produzione delle merci, ha creato un contesto unitario di carattere mondiale completamente indifferente ai valori e alle culture che pure si agitano nella realtà fisica abitata dalla specie umana.

Che ciò si manifesti in tornei di calcio giocati in Paesi che sino ad ieri del calcio ignoravano persino l’esistenza o in fatti assai più gravi come un giornalista prigioniero in Gran Bretagna poco importa.

Più preoccupanti ancora appaiono i processi di islamizzazione vissuti in questa fase da diverse Nazioni europee.

Il riflesso di questa progressiva riduzione di identità nei comportamenti sociali appare chiaro.

La sfiducia verso le Istituzioni Nazionali si manifesta nel costante calo dei votanti al momento delle elezioni come nel sempre più diffuso disprezzo per la qualità dei gruppi dirigenti.

Ma si esprime anche nella rabbia dilagante che tutti percepiamo, nella convinzione che non esista una Giustizia equilibrata e soddisfacente, nella contestazione anche individuale delle strutture (come la Scuola) preposte alla corretta riproduzione della società.

È inutile illudersi che quel che è avanzato dell’identità occidentale possa ritrovare l’energia e lo spazio per manifestarsi in questa fase di cambiamento epocale.

La speranzosa illusione che la cultura post comunista aveva riposto nella globalizzazione si è rivelata ormai totalmente infondata.

Mentre viene combattuta una Terza Guerra Mondiale a bassa intensità il sistema mondo si unifica accettando al proprio interno sanguinose dittature e organizzazioni di carattere terroristico.

In Russia si riscrive (letteralmente) la Storia distruggendo le prove e i documenti del sangue versato mentre in gran parte del mondo prevale un folle integralismo religioso. Migliaia di persone vengono messe a morte in quella Cina che intanto acquisisce finanziariamente potere in Italia e in Europa.

E così via.

Riuscirà il mondo libero a ritrovare una funzione di guida nel mondo mantecato da un assetto finanziario unico e globale che non conosce finalità se non il riprodursi autonomo del capitale?

Riuscirà a ritrovare valori che integrino in una unica prospettiva positiva i nuovi assetti economici con le forme di comunicazione ormai dominanti sul Pianeta?

Riuscirà a ricominciare a combattere le negazioni delle libertà individuali che si ripresentano, ancora una volta, in una dimensione di massa?

Oltre oceano sembra prevalere una forma di fuga e di indifferenza verso quel che capita nel resto del mondo.

Ma anche questa è una illusione.


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