Si parla di anarchia digitale, di mercato dei dati, di sistemi informatici vulnerabili e di modelli di IA facili da aggirare. E tutto questo non per caso: siamo sedicesimi in Europa, dice il rapporto dell’Osservatorio di 4.Manager. Un handicap strutturale che riguarda in primis le imprese, ma che nasce da un’offerta di formazione inevasa. In definitiva siamo un paese di analfabeti digitali.
In una storica relazione, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha annunciato la decisione dell’apertura a Roma di un centro specializzato della University for Peace (UPEACE) dedicato allo studio dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulla società. L’annuncio è stato formalizzato durante la presentazione del rapporto A/79/272 all’Assemblea Generale dell’ONU, segnando un momento decisivo per il ruolo dell’Italia nel panorama internazionale dell’innovazione tecnologica.
“L’Università è in procinto di istituire un centro a Roma dedicato ad esplorare l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società, incluso affrontare questioni etiche”, ha dichiarato il Segretario Generale nel suo intervento. “Inoltre, il centro rafforzerà la collaborazione con la Santa Sede sul dialogo interreligioso e le sue implicazioni per la pace”.
La scelta di Roma non è casuale. La capitale italiana, culla dell’umanesimo rinascimentale, può essere il fulcro di un nuovo umanesimo digitale, dove le sfide etiche e sociali poste dall’Intelligenza Artificiale potranno essere affrontate con un approccio interdisciplinare e multiculturale.
Il centro romano dell’UPEACE si concentrerà su quattro aree strategiche: l’analisi delle trasformazioni professionali indotte dall’IA, lo studio dei cambiamenti sociali conseguenti, l’esame delle modifiche antropologiche in atto e la valutazione dell’impatto sulla ricerca scientifica. Particolare attenzione verrà dedicata anche alle implicazioni per i sistemi di sicurezza e difesa.
L’iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di espansione globale dell’UPEACE, che negli ultimi tre anni ha visto un significativo ampliamento della sua presenza internazionale. Con oltre 7.000 alunni provenienti da più di 120 paesi, di cui il 65% donne, l’università si è affermata come punto di riferimento nella formazione di leader per la pace.
La sede romana, accanto all’offerta formativa già esistente, svilupperà programmi formativi innovativi che spaziano dai corsi di laurea magistrale ai dottorati di ricerca, includendo anche percorsi di specializzazione per professionisti. Un elemento distintivo sarà l’approccio “ibrido” che combinerà didattica a distanza con momenti di presenza fisica, sfruttando le più avanzate tecnologie digitali.
Il progetto prevede inoltre una stretta collaborazione con le attività sviluppate in questo campo con la Santa Sede, facendo di Roma un ponte naturale tra innovazione tecnologica e valori umanistici. Questa sinergia permetterà di affrontare le questioni etiche legate all’IA da una prospettiva che integra scienza, tecnologia e dimensione spirituale.
La decisione delle Nazioni Unite ha ricevuto il sostegno di numerosi Stati membri, con 133 paesi che hanno co-sponsorizzato la risoluzione. Durante la presentazione del rapporto, delegazioni da Venezuela, Colombia, Costa Rica, Bangladesh, Angola, Israele, India, Canada, El Salvador, Cile e Timor Est hanno espresso, esplicitamente, il loro appoggio all’iniziativa.
L’istituzione del Centro rappresenta una risposta concreta alle sfide poste dalla rivoluzione digitale in corso. In un momento storico in cui l’IA sta ridefinendo i paradigmi sociali, economici e culturali, Roma si propone come laboratorio per elaborare soluzioni che garantiscano uno sviluppo tecnologico eticamente orientato e socialmente sostenibile.
La sede italiana dell’UPEACE si propone di diventare un punto di riferimento per la formazione di una nuova generazione di leader capaci di gestire la transizione digitale salvaguardando i valori umani fondamentali. Un obiettivo ambizioso che potrebbe fare dell’Italia un protagonista nel futuro dell’interazione tra tecnologia e società.
Il progetto rappresenta un’opportunità unica per il nostro paese. Ma è quanto mai necessario un diretto e puntuale intervento del Parlamento e del Governo per contribuire attivamente alla costruzione di un futuro in cui l’innovazione tecnologica sia al servizio dello sviluppo delle imprese, della cultura e della pace, facendo dell’Italia un ponte tra tradizione umanistica e frontiere dell’innovazione.
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