INTELLIGENZA E IMMAGINARIO ARTIFICIALE

In un mondo guidato dall’innovazione, in cui il futuro si apre davanti ai nostri occhi, c’è una questione che richiede la nostra attenzione: il ruolo dell’Intelligenza Artificiale. L’Intelligenza Artificiale, o IA, ha in sé il potenziale di rivoluzionare la nostra realtà. Ci permette di ottenere informazioni, automatizzare alcune attività e aumentare i livelli di efficienza. Tuttavia, mentre accogliamo queste possibilità, dobbiamo anche affrontare le questioni etiche, sociali e umane che l’Intelligenza Artificiale solleva.

L’essere umano si definisce tale perché capace di ‘esperienza estetica’, ciò si desume dai ritrovamenti del paleolitico, sepolture e pitture rupestri, caratterizate dall’uso di pigmenti e oggetti simbolici. Da allora esso si caratterizza per ‘l’eccezionalismo’: la certezza di essere l’animale che produce esperienze estetiche, e l’idea che quindi queste esperienze estetiche lo pongano come possessore del mondo. Questo possesso è virtuale perché agisce in uno spazio ‘altro’ da quello reale, ma contribuisce nella nostra specie a produrre esperienze del tutto autentiche.

Ecco che possiamo capire come dall’ominazione siamo stati caratterizzati dall’immaginazione in forma di narrativa, mito, storia, filosofia, religione, scienza. Siamo esseri immaginari che abitano una magia che non dipende da un sistema né da noi stessi. Infatti una formula magica è un gruppo di parole, o una parola, che va pronunciato o pensata all’inizio di un processo di desiderio per evocare una concentrazione di energie verso un’aspirazione che si prefigge di alterare gli eventi, l’aspettativa o le nostre volontà.
La magia non ha un controllo se non nella sua stessa struttura, quindi è una retorica, e il sacro, che di questa magia ne è corollario, è così una retorica della coscienza, è la relazione dell’inconscio con un mondo molto movimentato che sta nel nostro immaginario.

Il mondo di oggi sta valicando una frontiera strategica della storia culturale umana, infatti l’Intelligenza Artificiale avrà il suo potere proprio nel diventare nuovo dispositivo di generazione e diffusione dell’immaginazione e quindi della struttura retorica della magia.

La divinazione diventerà compito dell’intelligenza artificiale, la quale ha acquisito la preveggenza, un potere anticamente attribuito al Dio. Alla DTU Technical University of Denmark hanno applicato un approccio che combina tecniche di deep learning con un’architettura algoritmica conosciuta come Transformer. Ciò ha permesso al modello di IA di apprendere da una vasta gamma di dati strutturati in modo da riflettere le diverse sfere della vita umana. I programmatori hanno lavorato su “sequenze di vita”, laddove sono stati ordinati gli eventi della vita di persone di età compresa tra 25 e 70 anni permettendone l’interpretazione algoritmica. Il modello ha quindi acquisito la capacità di riconoscere e collegare eventi eterogenei, offrendo un nuovo posizionamento nell’arte dell’immaginare il futuro. La divinazione dell’intelligenza artificiale sarà più potente di quella delle religioni.

Il punto è che il reale non esiste, in quanto per la specie umana, che è una specie narrativa – ovvero che inventa storie su se stessa e ci crede -, non è possibile specificarlo. E per generare una narrativa utilizziamo l’immaginazione, una caratteristica di cui paradossalmente la nostra scuola dell’obbligo ci lascia del tutto analfabeti, e in questo analfabetismo l’IA troverà un territorio da conquistare.

E per questo che la religione potrebbe assumere un ruolo importante, si potrebbe dire centrale, come luogo di riflessione etica su questa stessa immaginazione, ovvero su un’immaginazione umana e non artificiale. Infatti nel XXI secolo dobbiamo porre la domanda: a che cosa la mia immaginazione e intenzione mi portano a credere? Ecco questi sistemi di Intelligenza Artificiale, nel loro formidabile funzionamento, recuperano degli ambiti storicamente fondamentali per noi esseri umani: l’immaginazione, l’intenzione e il credo.

Per chi conosce la storia è facile pensare, appunto immaginare, che sia simile a quello che hanno fatto le religioni monoteiste con il controllo sulle narrazioni. A un certo punto apparve nelle regioni marginali dell’Impero una nuova narrativa che produsse una singolare dività monoteista. Con l’IA quello che apparirà sarà un nuovo monopolio dell’immaginario e ciò potrebbe permettere l’ascesa di un tecnodio nella semplicissima forma di uno Stato puramente funzionale; un sistema sociale e governativo senza pregiudizi e senza contenuti emotivi. La società potrà essere gestita dal pensiero delle macchine per “salvare gli esseri umani da se stessi” e dalle loro fragilità.

Oggi l’immaginazione sta diventando onnipotente proprio perché, in quanto analfabeti, ne stiamo demandando la produzione alle macchine. Le quali macchine paradossalmente hanno una capacità e potenza immaginativa molto superiore a quella umana

La questione che pone Francesco è se ci debbano essere dei limiti, e la risposta è che l’idea di limite rappresenta il corretto recupero di una tradizione culturale che passa per l’antica Grecia, Cina e l’Islam medievale. Antiche esperienze di pensiero che ci testimoniano come l’immaginazione umana abbia il suo valore proprio nel limite. A cui si aggiunge un accorato richiamo all’etica, chiamata nel testo papale algor-etica. Non dobbiamo dimenticare che uno dei contributi più preziosi della religione cristiana per la storia fu l’etica dell’intenzione.

E siccome oggi rischiamo di sostituire questa etica con la nuova ‘etica della funzione’ implicata dalla tecnologia (e per estensione dall’Intelligenza Artificiale) ecco che viene ribadita l’importanza di porre lo sguardo su una grande tradizione filosofica che ha posto le basi dell’umanesimo occidentale. Oggi siamo di fronte a uno spartiacque di quello che noi definiamo umano e la produzione culturale di Francesco ci sta indicando una via e dando una mano importante per affrontare questo enorme mutamento.

ndt.: Immagine di copertina creata con prompt nella piattaforma Leonardo.AI


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