FIDUCIA E FUTURO

La guerra, il il cambiamento climatico e l’aumentare delle disuguaglianze da un lato, il digitale il green e l’equilibrio dei poteri dall’altro. Il progresso dela scienza ha luci ed ombre, grandi potenzialità e grandi rischi, ma serve la politica, o meglio la buona politica che tuteli la libertà dei cittadini.

Il discorso di Mattarella in occasione degli auguri di fine anno alle più alte cariche dello stato è praticamente perfetto, lucido nell’analisi e concretamente teso al futuro. Mattarella parla di Transizione, di tecnologia, di digitale e di green, d soprattutto di futuro.
Non nasconde la difficoltà di gestire gli effetti economici e sociali di questa transizione, che è pervasiva, veloce. E non nasconde neanche i rischi per la democrazia, causati da una straordinaria concentrazione di potere in pochi soggetti privati.

Prevale però la fiducia in un paese che conserva nella sua memoria la capacità di superare prove altrettanto impegnative.

Siamo in una fase di transizione, lo abbiamo scritto in tempi non sospetti su questo giornale, nel pieno di un passaggio epocale per le nostre comunità. Siamo nell’era della complessità, degli effetti collaterali e del presentismo assoluto. Serve un nuovo umanesimo e soprattutto serve la politica che rimetta al centro del discorso pubblico il bene comune, e la comunità in generale. La scienza e il progresso vanno regolati, nel senso che servono regole, non bloccati.

Serve fiducia e un senso di futuro. Il futuro che si nutre della memoria: il richiamo alla costituzione e alla necessità della politica che da senso all’innovazione probabilmente vuole essere proprio questo. 


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