GLI SCENARI CLIMATICI PER L’ITALIA

Alla luce dei recenti fenomeni meteorologici estremi, può tornare utile un approfondimento su quelli che sono gli scenari climatici futuri, che il board di scienziati dell’IPCC ha stilato per l’Italia e per l’area mediterranea nell’ultimo rapporto (AR6 assesment) sui cambiamenti climatici.

Abbiamo visto infatti, un’Italia spaccata in due, al nord si sono verificati imponenti temporali e grandinate con “chicchi” di grandine grandi come pesche, mentre al sud sono proliferati molti incendi, specie in Sicilia.

Il tutto in un mese di luglio, che è stato definito “il più caldo dall’inizio delle rilevazioni”, superando perfino il caldissimo 2003. Si registra in aggiunta, un valore assolutamente fuori scala per quanto riguarda l’estensione dei ghiacci polari, e la temperatura media dell’oceano atlantico settentrionale, di almeno 3 gradi celsius superiore alla media, tant’è che si è parlato di “ondata di calore marina”.

Su quest’ultima parte inerente alle ondate di calore, si pensa che una certa influenza sia stata dettata da “El Niño” , un fenomeno che si registra periodicamente al largo delle coste sud americane nell’oceano pacifico e che prevede un riscaldamento superficiale delle acque che va da 1,5 fino a 4 gradi nei casi più estremi.

El Niño, come si può facilmente intuire, ha ripercussioni su scala globale e influisce sulle precipitazioni in Australia, sud est asiatico e Europa, sulle temperature nelle medesime zone e sulla formazione degli uragani nell’oceano Atlantico.

Il riscaldamento globale amplifica gli effetti di El Niño, estremizzandone le conseguenze sul piano meteorologico.

Tornando all’Italia invece, è stato appurato dal World Weather Attribution (WWA), che le ondate di calore e i conseguenti temporali, sarebbero stati “virtualmente impossibili” senza un aumento globale delle temperature.

Sul fronte degli scenari, l’IPCC riporta i seguenti punti:

“I cambiamenti climatici stanno già influenzando molti estremi meteorologici e climatici, come ondate di calore, precipitazioni intense, siccità e cicloni tropicali, in ogni regione del mondo, e si sono rafforzate rispetto al precedente Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR5) le prove che attribuiscono queste variazioni negli estremi all’influenza umana.

-Gli estremi di caldo (incluse le ondate di calore) sono diventati più frequenti e più intensi nella maggior parte delle terre emerse a partire dagli anni ’50 del XX secolo, mentre gli estremi di freddo (incluse le ondate di freddo) sono diventati meno frequenti e meno gravi; il cambiamento climatico indotto dall’uomo è il principale motore di questi cambiamenti. Alcuni recenti estremi di caldo osservati nell’ultimo decennio sarebbero stati estremamente improbabili senza l’influenza umana sul sistema climatico.

-Le ondate di calore marine sono raddoppiate in frequenza dagli anni ’80;

-La frequenza e l’intensità degli eventi di precipitazione intensa sono aumentate a partire dagli anni ’50 sulla maggior parte delle terre emerse;

-In alcune regioni, è aumentata la siccità agricola ed ecologica per via dell’aumento dell’evapotraspirazione dei terreni;

-La diminuzione delle precipitazioni monsoniche terrestri globali dagli anni ’50 agli anni ’80 è in parte attribuita alle emissioni di aerosol nell’emisfero settentrionale causate dall’uomo, ma gli aumenti da allora sono dovuti all’aumento delle concentrazioni di gas serra e alla variabilità interna su scala decennale o pluri-decennale ;

-È probabile che la percentuale di forti cicloni tropicali (categoria 3-5) sia aumentata negli ultimi quattro decenni, e che la latitudine in cui i cicloni tropicali nel Pacifico settentrionale occidentale raggiungono il picco di intensità si sia spostata verso nord;

-L’influenza umana ha aumentato la probabilità di eventi estremi composti a partire dagli anni ’50.”

E ancora:

“Cinque nuovi scenari di emissioni sono stati usati per esplorare la risposta climatica a una gamma più ampia di GHG, usi del suolo e inquinanti atmosferici rispetto a quelli valutati nel precedente Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR5). Questi scenari guidano le proiezioni dei modelli climatici e tengono conto dell’attività solare e vulcanica.

È atteso che la temperatura superficiale globale continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo in tutti gli scenari di emissioni considerati. Il riscaldamento globale di 1,5°C e 2°C sarà superato durante il corso del XXI° secolo a meno che non si verifichino nei prossimi decenni profonde riduzioni delle emissioni di CO2 e di altri gas serra .

Rispetto al periodo 1850-1900, la temperatura superficiale globale media nel 2081-2100 sarà molto probabilmente più alta di 1,0°C-1,8°C nello scenario di emissioni di GHG molto basso (SSP1-1,9), di 2,1°C-3,5°C nello scenario intermedio (SSP2-4,5) e di 3,3°C-5,7°C nello scenario di emissioni molto alto (SSP5-8,5). L’ultima volta che la temperatura superficiale globale ha superato i 2,5°C è stato più di 3 milioni di anni fa.

I 2°C verrebbero superati durante il XXI° secolo negli scenari di emissioni di GHG alti e molto probabilmente anche nello scenario intermedio. Negli scenari di emissioni di GHG bassi, è estremamente improbabile che il riscaldamento globale di 2°C venga superato nello scenario SSP1-1.9, e improbabile nello scenario SSP1-2.6[3]. Il superamento dei 2°C nel medio termine (2041-2060) è molto probabile nello scenario di emissioni di GHG molto elevate (SSP5-8.5), e probabile negli scenari di emissioni intermedie ed elevate.

Il riscaldamento globale di 1,5°C (rispetto al 1850-1900) verrebbe superato nel corso del XXI secolo negli scenari intermedio, alto e molto alto (SSP2-4.5, SSP3-7.0 e SSP5-8.5, rispettivamente). Nel breve termine (2021-2040) è molto probabile che 1.5°C venga superato nello scenario di emissioni molto alte (SSP5-8,5), è probabile che venga superato negli scenari intermedio e alto (SSP2-4,5 e SSP3-7,0).

È probabile che non venga superato nello scenario di emissioni di GHG basse (SSP1-2,6) ed è ancora più probabile che non venga raggiunto nello scenario di emissioni molto basse (SSP1-1,9). Inoltre, nello scenario a emissioni molto basse (SSP1-1.9), c’è una probabilità superiore al 50% che la temperatura superficiale globale scenda nuovamente al di sotto di 1,5°C verso la fine del XXI secolo, con un superamento temporaneo di non più di 0,1°C al di sopra di 1,5°C.

La temperatura superficiale globale in ogni singolo anno può variare al di sopra o al di sotto della tendenza a lungo termine indotta dall’uomo, a causa della sostanziale variabilità naturale. Il verificarsi di singoli anni con variazioni di temperatura media globale al di sopra di un certo livello, ad esempio 1,5°C o 2C, relative al periodo 1850-1900 non implica che questo livello di riscaldamento globale sia stato raggiunto.”

Il Mar Mediterraneo, è un Hotspot dei cambiamenti climatici, ciò significa che la sua variazione di temperatura, avviene più velocemente rispetto ad altre zone del pianeta.

Ecco quindi che possiamo già in parte spiegare i fenomeni meteo estremi degli ultimi giorni, il mar mediterraneo ha un temperatura elevatissima di circa 31 gradi in certi punti, questo causa una forte evaporazione, il che significa grande energia potenziale in gioco, alle prime irruzioni di aria più fresca dal nord Europa, questa umidità atmosferica condensa e si di traduce in supercelle temporalesche, con tutti i danni che si portano dietro.

Sul fronte degli incendi, è da escludersi a priori l’ipotesi dell’”autocombustione” buona parte di essi, sono stati causati da atti criminali da imputarsi ai piromani. Sicuramente il grande caldo e la siccità estiva hanno contribuito significativamente.

Infine, un piccolo chiarimento per tutti coloro che si ostinano a ripetere che questi fenomeni si sono “sempre verificati”, è vero, ciò che cambia sostanzialmente è la frequenza di questi eventi e la loro intensità, come specificato pocanzi dall’IPCC e dal WWA.


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