BORDERLINE

In bilico tra due mondi, sospesi tra il vecchio e il nuovo siamo così in balia di noi stessi, di una società che ci vuole sempre attivi, superiori, capaci di destreggiarci nelle situazioni siano esse ambientali o non, con coraggio e spirito di abnegazione: stiamo per crollare!

HELP!

I segnali emessi sono tanti, gli SOS innumerevoli e non sappiamo dove trovare la spinta per oltrepassare i limiti di una natura stanca, che non regola più nemmeno la sua ribellione usata come boomerang autodistruggendosi in nome di una sindrome autoimmune che non le consente di riconoscere più sé stessa. E noi che siamo parte integrata in questo sistema naturale come possiamo agire per non soccombere?

Bisogna essere ottimisti perché guadando un po’ indietro, al nostro passato, ci rendiamo conto che l’uomo ce l’ha sempre fatta, pertanto anche adesso troverà il modo e il mezzo per salvare se stesso, il proprio habitat per continuare lo scopo primario che giustifica la sua presenza sul pianeta, ovvero la continuazione della specie.

Tornare indietro non si può, sarebbe innaturale ma ascoltare un richiamo ancestrale al quale eravamo abituati è possibile. Una mano ci viene anche ed ancora dal teatro, fonte di rinascita per la nostra sensibilità, tale da toccare corde della nostra intimità più recondita, ma ancora viva spesso stratificata da una esistenza quotidiana votata allo stremo e da una società sempre più esigente e spregiudicata senza etica né morale.

La pièce teatrale a cui faccio riferimento – dal titolo “The BACCHAE”, tratta dalle “Baccanti” di Euripide, scritta nel 407-404 a.C. – è opera della regista Elli Papakonstantinou, fondatrice della Compagnia ODC Ensemble, che durante la pandemia, ha dato vita al progetto Theatre of Seclusion, sperimentando forme di teatro digitale.

La messa in scena è molto dirompente, sin dall’inizio lo spettatore entra in contatto con una metafisica che lo ingloba in uno stato di alienazione a fasi alterne così da passare in un lasso di tempo molto contratto da una scena puramente teatrale ad un risvolto di vita reale rendendo il messaggio molto attuale.

Ognuno è costretto ad interrogare ed a interrogarsi sullo status in cui siamo stati esiliati, lontani da un’esperienza di vita esperibile in tutte le sue sfaccettature, tale da soddisfare tutti i momenti di pausa e riflessioni tanto importanti per la nostra salute in toto.

Protagonisti della narrazione epica sono il dio Dionisio e le baccanti, seguaci agguerrite del dio, detto anche Bacco da qui la loro denominazione, il testo originale è assolutamente rispettato anche se viene usato quale canovaccio là dove si innestano durante lo spettacolo argomenti correlati che fanno riflettere molto sulla situazione di vita reale che tutti noi riconosciamo. Così in base agli elementi di vita che caratterizzano la nostra esistenza ecco che il teatro sublima con le sue performance, nel bene e nel male, tutte le incertezze che non ci consentono di vivere appieno e liberamente le nostre emozioni.

Di qui si inneggia al ritorno del dio Dionisio fautore della vita libera da contesti sociali castranti responsabili della mancata felicità. Egli si impossessa delle donne le quali lo seguono nel bosco suscitando malcontento e stupore per il loro ardire. Ma a nulla valgono le loro lamentele, esse sono ormai in pieno possesso del piacere senza regole e senza veti, libere perfino dalla differenza di genere che accomuna tutti in una orgia in una sorta di degenerazione collettiva seguendo soltanto il proprio istinto che fa da padrone.

Coloro che non hanno creduto nella divinità di Dionisio sono poi castigati e allontanati dalla loro terra: Tebe e quindi esiliati in terre lontane (allusione agli emigranti?). Un sismografo creato appositamente registra continuamente i tremori della terra in contemporanea con quelli degli attori. La performance molto impegnativa comprende in sé un insieme di commistioni quali il pop, la danza, l’opera classica dando vita ad una estetica detta queer risultato di una intersezione di questi elementi al fine di ricreare un nuovo linguaggio performativo.


SEGNALIAMO