UN CANTASTORIE “CIBERNETICO”

Come pensare Sin Wai Kin? Chi è?

Una mostra molto interessante intitolata “Dreaming the End” a Roma presso la Fondazione MEMMO ci presenta questo straordinario artista canadese di origini coreane che ci affabula e ci rapisce con il suo modo di rappresentare la storia.

Un approccio, il suo, sicuramente molto moderno che, intrecciando vari piani di rappresentazione della sua e della nostra realtà, c ci fa viaggiare sulle ali della fantasia con maestria e competenza tecnologica dolcemente tanto da raggiungere una condizione estatica!

Un video mandato a loop ci accoglie, non ha importanza in quale momento della proiezione subentriamo poiché non vi è un principio né una fine, in ogni caso, noi ci siamo dentro. Questo video è site specific ed è stato girato interamente a Roma in parte presso i giardini e le stanze di Palazzo Ruspoli e, in parte presso il Palazzo della Civiltà Italiana.

Luoghi, questi, simboli dell’identità di Roma di grande fascino che con le loro bellezze creano immagini simbolo facenti parte del nostro immaginario collettivo, icone del tempo passato là dove affondano le radici della nostra cultura: Condotti dall’artista che ci fa da guida ora tra i meravigliosi giardini del Palazzo, ora tra le sue antiche stanze barocche, ci si sente quasi librati in un’atmosfera onirica, che ci immette in un “altrove” che ci distende e ci concilia con il nostro dimenticato “non essere”.

Le statue dei giardini, man mano che si incontrano ci fermano per parlarci, per farci ascoltare ciò che da tempo essi raccontano con il loro linguaggio anonimo ma assolutamente comprensibile. La loro struttura e le loro parole pronunciate con confidenzialità senza distinzione di stato o di genere creano situazioni inimmaginabili e, comunque straordinariamente rassicuranti.

L’incontro con l’antichità che, pur ha un peso nella nostra cultura, definita da ABO con una sola parola: “Troppa” è di gran lunga pacato, elegante, raffinato, sottolineato da immagini ed azioni che ci riportano indietro al tempo degli antichi splendori, delle stanze in penombra rivestite di arazzi sbiaditi dalla polvere, ma che echeggiano ancora di voci suadenti di dame e cortigiane irriverenti. Sbalzi di tempi, voli pindarici, all’improvviso, presi da tanta bellezza ed armonia, ci sembra di scomparire nel nulla, in un sogno ad occhi aperti. Quale nesso tra “la fiera dell’evanescenza” (articolo dell’Espresso) e la nuova tendenza a scomparire per liberarsi dalla continua contingenza ed affrancarsi dal giudizio di una società crudele e giudicatrice!

Noi tutti siamo alla ricerca della nostra identità, in un mondo così globalizzato e difficile ritrovare e ritrovarsi il proprio nome e il nome delle cose.

Quando chiamo il tuo nome sei

Immobile e mentre l’universo

Si trasforma intorno a Te?

(Estratto dal testo del video)

I tempi cambiano, tutto si trasforma, forse siamo agli albori di una nuova civiltà?

E l’era dell’homo sapiens è giunta all’apice? Se così fosse ora inizia la discesa così e sempre stato e così e sempre sarà per noi che “aspettando Godot” assistiamo ad un “Dreaming the End


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