L’EXTRAPROFITTO SOCIALE ED IL VOLONTARIATO

Il concetto di extraprofitto è una figura ragioneristica d’azienda che in questi ultimi tempi ha sempre avuto un alone di negatività, spesso percepito  come un sovraprofitto con una valenza speculativa ed opportunistica. Era una zona grigia e quasi eccessiva nella gestione d’impresa(banche, aziende di servizi, manufatturierre   ecc).

Se però aggettiviamo EXTRAPROFITTO con SOCIALE la vista del suo reale valore cambia in positivo e si “angelizza” collegandolo al volontariato.

L’EXTRAPROFITTO SOCIALE generato dal Volontariato è il ricavo sociale(impatto misurato e valutato,)addizionale, intenzionale, misurabile e  determinato dalla differenza fra il prezzo ombra(cioè il valore sociale- economico ogniqualvolta il mercato non è in grado di incorporare nel prezzo il vero costo opportunità sociale del bene-servizio stesso cui è collegato) ed il costo sociale medio di produzione di un bene servizio.

Ci sono due variabili a favore dell’EXTRAPROFITTO SOCIALE DEL VOLONTARIATO:

1-il prezzo ombra è generato sulla base di costi nulli o quasi nulli considerando la gratuità dell’operare dei volontari;

2-Il mercato sociale non è “perfetto”(il mercato)e quindi offre un valore aggiunto ai servizi ed ai beni che altre organizzazioni non possono sostenere.

Quindi il volontariato genera EXTRAPROFITTO SOCIALE rispondendo ai bisogni della comunità che non è in grado di far fronte alla domanda o quantomeno non sviluppa condizioni ottimali di coesione sociale indispensabili per avere una ricchezza sociale di base e prodromica, fra l’altro, della ricchezza economico finanziaria da distribuire.

Quindi evviva il volontariato ed il suo extraprofitto sociale.

l volontariato e’ ,in termini di integrazione concettuale ed operativa, un lavoro civico e sviluppa impatto  sul sistema territorio di riferimento.

Esso, se organizzato, offre continuità di servizio integrando la funzione riparativa ed interventistica  nelle emergenze con un rapporto costante di erogazione di servizi di  welfare a soddisfazione della  domanda dei cittadini.

Il volontariato organizzato (non gestito da singola persona autonomamente che avrebbe sfridi di funzionalità)è il framework costante ad alta motivazione, gratuito, a disponibilità di relazione con i cittadini.

Rispondendo ai loro bisogni, alla domanda conseguente ed in logica sussidiaria , rispetto al conseguimento del bene comune territoriale nonché della competitività sociale ed economica.

Dove esiste volontariato sviluppato esiste civismo agìto.

La nozione di “responsabilità sociale deve estendersi anche alla contribuzione per il benessere collettivo (public welfare), in una molteplicità di ambiti (sociale, culturale, ambientale, ecc.) e attraverso una pluralità di strumenti (attività di beneficienza, sponsorizzazioni di eventi, implementazione di codici di condotta etici, partecipazioni ad associazioni etiche, di advocacy e morali e , sempre piu’,progressivo sviluppo di una imprenditorialità sociale).

Pena la distruzione dei fondamentali sociali e dei diritti umani (alla casa, al cibo, all’energia, alla sicurezza,al ludico, all’educazione ecc.)che sviluppa solo condizioni di “estrazione” di profitti senza reinvestirli .

E’ necessario sviluppare un effetto moltiplicatore per il benessere delle generazioni odierne e future(si veda sostenibilità del sistema)e cioè un effetto generativo.

Per esempio nel medioevo il civismo, nelle corti  ,era   la cifra della cortesia e quindi si davano regole e  tutela della sicurezza e  del rispetto  reciproco della dignità altrui in una dimensione non di egualitarismo ,ma di rispetto dei diritti.

I corpi intermedi di volontariato della società, per esigenze economico-finanziarie che lo Stato non può sostenere per alcuni servizi di utilità pubblica, interviene con la logica di riparare altruisticamente e professionalmente, ma anche di costruire strutturalmente , in modo stabile, offrendo la garanzia che il volontariato organizzato  è sempre presente. Inoltre il connubio fra civismo e volontariato si traduce in “idealità agìta”.

Il volontariato è ormai parte integrante dei servizi di pubblica utilità della comunità non tanto per una contrattualità di ruolo, ma per una imprescindibile funzionalità di risultato.

Ormai la concezione del“dovere fiduciario”( “fiduciary duty”) del volontariato è  inteso non solo  come l’insieme degli obblighi e delle responsabilità dei soggetti volontari che gestiscono  la relazione con i cittadini della comunità( responsabilità, per esempio, di  accompagnare i cittadini  nel/verso il welbeing), ma anche come attore di sistema che sviluppa il welfare strutturale della comunità.


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