LE LUMACHE LE MACCHINE E L’UMANITÀ

Carrara 9 settembre

Possiamo coesistere con le macchine?

Tanto per cominciare dobbiamo capire una volta per tutte che l’IA è “diversa” da noi, o meglio è diversamente intelligente da noi esseri umani, un pò come le lumache che mangiano il basilico nel giardino.

Le lumache sono sicuramente intelligenti: sanno cosa vogliono, sanno come organizzarsi e sanno come trovare il basilico nel giardino. You tube è un pò come la lumaca nel giardino che cerca il basilico. Sa che deve farci cliccare su un pulsante per farci guardare un video, sa come “studiarci” e quali strategie adottare per farci fare il prezioso clic. Così come la lumaca pensa al basilico e gironzola nel giardino, l’algoritmo di youtub ragiona sul clic e ci studia nel web. Niente di più.

A noi non passa nemmeno per l’anticamera del nostro cervello, umano, di metterci a discutere o di confrontarci con una lumaca: è impossibile ragionare con una lumaca. Lo stesso dovrebbe valere per YouTube: è un algoritmo. Non possiamo aspettarci che l’algoritmo pensi autonomamente “attenzione: questo è un utente minorenne ed ha bisogno di protezione”. È una macchina che non comprende il contesto. Siamo noi che dobbiamo dire alla macchina cosa fare.

Quindi invece di preoccuparci cosa possono fare le macchine a noi umani dobbiamo essere noi a decidere cosa dire di fare alle macchine. E dobbiamo essere noi a fare le leggi per decidere cosa è accettabile che le macchine facciamo, e cosa non lo è.
O come le macchine devono fare quello per cui sono programmate.

Da qui la seconda domanda: come è possibile che l’intelligenza artificiale, che è tra di noi e ha trasformato praticamente tutto il nostro ecosistema non sia ancora entrata nel dibattito pubblico?

Il problema è della politica, non della tecnologia, che è una delle caratteristiche più tipica dell’umanità. L’uomo Tecnosapiens semplicemente ha costruito e costruisce strumenti per rispondere ai suoi bisogni. Poi ha inventato un modo per risolvere i conflitti e governarli, questione oggi urgente e attuale più che mai. La politica serve a governare il conflitto, a socializzarlo. Lo fa attraverso organizzazioni e partiti, che organizzano e danno una forma alle tensioni che “naturalmente” si generano nella distribuzione delle risorse o nelle asimmetria dei diritti sociali e civili. Il passaggio al digitale ha generato nuovi conflitti nella nostra società, e la politica non se ne è occupata: ha anestetizzato le tensioni, ha polarizzato e trasformato in rissa il dibattito evitando di provare davvero a intervenire sui rapporti di forza esistenti.
Oggi abbiamo un mondo nuovo che conosciamo solo in parte, senza leggi, senza governo, senza direzione e senza stratega. Siamo ancora in tempo ovviamente. Ma dobbiamo occuparcene ora, da subito, non domani.

Sempre a Carrara una mostra (bellissima) sul Noocene, neologismo che mette assieme “mente” o ‘ragione’ e “nuovo”, coniato dal filosofo Hub Zwart che immagina una transizione oltre l’Antropocene, l’era in cui tutto è centrato sull’uomo ed in cui l’umanità pensante trasforma e assimila il mondo. La cosa interessante della mostra è il tentativo di andare oltre l’idea della persona al centro, mantra che ci ha accorciato vista e vita negli ultimi 30 anni, superando le tendenze individualistiche e mettendo al centro l’ecosistema, le relazioni tra tutto il vivente. Umani e lumache comprese.

Siamo noi a dover decidere se le macchine diversamente intelligenti devono fare parte del nostro ecosistema.

Da incorniciare il tema del festival: “Cosa ci rende umani? Cosa rende umano il nostro agire? Per comprendere l’orizzonte generale dell’esperienza umana, fra natura e cultura, non si può prescindere dal legame con gli altri. Bisogna rischiare di abitare il mondo insieme ad altri e quindi rischiare di essere umani. Definire i contorni dell’umano vuol dire fare i conti con disuguaglianze e iniquità, con forze che sono costantemente in bilico fra umanità e disumanità.”


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