LE IMPRESE “ABITANO” IL TERRITORIO

“Abitare il territorio” è un concetto interpretabile sotto vari aspetti: urbanistico, sociologico, antropologico, demografico, etologico, ma anche in termini economico aziendali. 

Cercherò di declinare “abitare [dal lat. habitare, propr. «tenere», frequent. di habere «avere»] il territorio (dal lat. territorium, der. di terra)” come rapporto fra le imprese-aziende ed il territorio in logica di responsabilità sociale e quindi, per approccio economico aziendale, anche come fattore critico di successo per sviluppare un differenziale competitivo delle imprese e del territorio (concetto di capitale sociale del territorio-si veda Putnam e Coleman).

In sintesi una scelta di management evoluto che lo definisce “embeddedness”: cioè il rapporto fra impresa-comunità e territorio-comunità in logica di filiera comunitaria 

In Italia, alla luce della teoria sui terrritori, sulle aree e specificatamente sui distretti industriali e sullo sviluppo locale, si è sempre pensato che le imprese avessero rapporto funzionale con il territorio quindi “abitavano il territorio”.

In questa dimensione il rapporto fra territorio e imprese e fra tutti gli attori è un insieme di fattori sociali e ci sono rapporti dinamici fra gli shareholders-stakeholders interni dell’impresa (proprietà, dipendenti, management, familiari e così via) con gli shareholders-stakeholder istituzionali esterni (pubblica amministrazione, imprese clienti, associazioni e così via).  

Il rapporto con i cittadini  ha avuto una trasformazione passando da un rapporto di secondo livello ad un livello primario :infatti in primis si è potuto notare  che i cittadini esprimono la loro cittadinanza intesa come la capacità attiva di essere espressione dei propri diritti e  doveri e, in seguito, a fronte di un consumismo sempre più razionale ed in logica consumeristica, hanno fatto diventare gli abitanti di un territorio come clienti privilegiati, costanti, fedeli pur in presenza dell’entrata “disruptive”  dell’e-commerce.

Facendo un focus su alcuni esempi di rapporto fra le imprese ed il territorio e sull’esperienza delle 90 application del PREMIO IMPATTO del 2022 possiamo anche citare, ovviamente in modo seppur parziale, alcune imprese: 

  • Brunello Cucinelli (fashion) investe circa il 20% dei profitti per realizzare per di tipo sociale ed umanitario Oltre alle note ristrutturazione del borgo Solomeo e della Pieve seicentesca di Santa Maria di Mandoleto 
  • Il gruppo Loccioni (sistemi di misura e qualità) ha recuperato l’abbazia Benedetto Pinna di Sant’Urbano nel maceratese. Ha sviluppato un’attività di accoglienza per i propri ospiti diffondendo le tradizioni e le eccellenze locali con evidenti vantaggi delle strutture alberghiere e per la ristorazione 
  • Il GIGroup (formazione) ha creato una Fondazione di GIGroup Academy che promuove l’apprendistato l’aut placement e il lavoro temporaneo per sviluppare pratiche aziendali di successo  
  • Il gruppo Buzzi (cemento ed edilizia) con la Fondazione Buzzi unicem ha finanziato la ricerca scientifica per studiare terapie contro forme tumorali particolarmente diffuse nella zona dove ha sede l’impresa 
  • Olimpia Splendid (condizionatori) progetta prodotti sostenibili che utilizzano materiali riciclabili e gas refrigeranti a basso impatto ambientale 
  • Il gruppo Palm (green pallet) ha due certificazioni internazionali per la gestione sostenibile delle foreste 
  • Il gruppo Manni (lavorazione acciaio) ha donato al Comune di Verona alcune sculture  
  • Il gruppo Calzedonia destina il 3% degli incassi di ottobre novembre alla Fondazione San Zeno di Verona per l’istruzione, la formazione professionale e per la promozione del lavoro 
  • Il gruppo Ceretto (aziende vitivinicole) ha finanziato la ristrutturazione e la decorazione della chiesetta della Madonna delle Grazie – Cappella del Barolo in provincia di Cuneo. 
  • Il gruppo Veronesi (food) sostiene la stagione lirica dell’arena di Verona. 
  • Andriani spa Società benefit (innovation food) incrementa il welfare con l’abbattimento delle emissioni di gas della propria produzione e produce alga spirulina in logica di economia circolare.   
  • Gesteco spa, una media azienda, sta contribuendo ad alcuni SDG’s tramite progetti di salute e benessere (20 azioni aziendali), lavoro dignitoso e crescita economica (18 azioni), istruzione di qualità (14 azioni aziendali) ed altro ancora,  
  • A2A con il 100 % dei rifiuti urbani raccolti ed avviati a recupero di materia ed energia, 9 milioni di Km percorsi a emissioni zero, 444 tonnellate di Co2 evitate, progetti educativi, iniziative culturali ed azioni di sostegno alle comunità locali.   
  • Piccole imprese come l’artigiano Fortunale, che produce una linea di maglieria ecologica e riciclabile (filati puri e biologici, colorando le fibre con tinture vegetali quali piante, fiori e radici con certificazione Igea Got e approvato da Wool Mark).
  • la conceria Nuvolari Società Benefit con produzione di pellame biodegradabile, compostabile e metal free.  
  • Zurich Assicurazioni insieme ad Action Aid ha sviluppato azioni di recupero dei Neet-“Né-Né”(Not in Education, Employment or Training) tramite azioni di education gestite anche dai propri dipendenti.    
  • Medtronic, con l’iniziativa Donne leader in Sanità, con una Masterclass di Design Thinking e Agile per valorizzare i talenti e l’unicità dei dipendenti, Everel Group con la promozione delle eccellenze delle comunità locali ed incubatore.   
  • Deloitte pone al centro della sua gestione l’azione Talent Experience che alimenta l’impegno quotidiano verso dipendenti perché possano essere piene di energia, sicure e consapevoli in tutti gli aspetti della loro vita.   

Ovviamente l’elenco sarebbe molto lungo, ma tutti questi casi indicano che il rapporto tra imprese e territorio non fa più parte della narrativa pubblica ed estetica, ma sono parte operativa, integrata e con ancoraggio al territorio inteso come insieme di persone, spazi, luoghi, istituzioni, ricerca scientifica e innovazione.

Tutto questo al fine anche di rendere competitivo il territorio e migliorare il welfare ed il wellbeing degli abitanti. 

Sottotraccia c’è il dialogo e la collaborazione virtuosa fra le imprese e il territorio stesso. Il capitale umano, il capitale sociale di un territorio sono il risultato di un buon dialogo e di una immersione degli attori sociali nei territori; infatti se connessi si attivano reti per rapporti di reciprocità e fiducia in logica produttoria e non di sommatoria.

I territori sono delle comunità che creano un sistema perché si organizzano in relazioni e i collaboratori delle imprese attivano con il territorio esterno una relazione strutturata.

In modo generalista e forse un po’   edulcorato, fra le imprese e il territorio si devono attivare processi virtuosi. Che cosa vuol dire? 

Una simmetria degli obiettivi dell’impresa con quelli del territorio per generare il profitto attivo utile per essere distribuito sia agli azionisti ed agli investitori nonché ai cittàdini del territorio per il tramite anche di offerta di servizi per il welfare territoriale e per il wellbeing degli abitanti: 

Non dobbiamo quindi scandalizzarci nell’affermare che le azioni agìte sono un razionale di processo, ma anche emotivo e “di pancia” perché tutto questo produce il wellbeing del territorio e dei cittadini.

Esiste un dialogo virtuoso:

– che nasce da un approccio olistico composto da aspetti economico finanziari e aspetti sociali. È ormai una costante il richiamo all’adozione di un rating ESG-Enviromental, Social, Governance-per poter accedere a finanziamenti per l’impresa;

 -quando gli stakeholder interni ed esterni sviluppano un senso di comunità – dove vi è una sorta di immersione nella comunità.  

Sorge una operazione osmotica fra territorio e imprese che formula l’indistinto della responsabilità sociale delle imprese e agisce in modo etico non solo al proprio interno (ethics comitee, whistleblowing, no azzardo morale, no selezione avversa). 

Oggi si assume spesso la definizione di imprese sociali generative dove l’imprenditore (profit e non profit) sviluppa capacità di prendersi cura di chi sta attorno quindi i familiari collaboratori dipendenti ma anche in generale la comunità, i cittadini, il contesto territoriale, gli immobili e si costruisce un capitale sociale che offre un roi sociale ed economico che batte ogni tipo di concorrenzialità 

Il vecchio strumento del “dare “agli attori sociali di integrare le varie parti della comunità imprese territorio inducono il successo del territorio stesso, creando una cultura di responsabilità sociale degli stakeholder aziendali nell’ implementare le scelte di business.

La capacità di successo è capacità organizzativa sintonizzata, efficienza, efficacia, economicità, continuità e perdurabilità, ma anche capacità di rispondere ai bisogni-domanda sociale dei cittadini del territorio. 

Per cui la comunità del territorio diventa il cliente sintonico rispetto all’offerta dei beni servizi delle imprese.  

Ma territorio non è solo quello domestico, ma anche globale e quasi globale utile però per avere mercati sempre più ricettivi della nostra offerta. 

A questo proposito l’embeddedness indica il radicamento delle attività economiche all’interno della società e concettualizza un’interpretazione delle indicazioni economiche degli individui come azioni sociali che non si limitano all’utilità personale, ma entra in una dimensione di utilità per il bene collettivo e il bene comune. 

Queste attività si basano ovviamente anche sulla fiducia e sulle social capabilities (insieme delle relazioni sociali che influenzano la comunità imprenditoriale e territoriale che colgono) le opportunità di business.

Questa affermazione si basa anche sul fatto che molte delle imprese di eccellenze hanno strutturato l’embeddedness basandosi sul rapporto tra impresa e territorio nei distretti.

Ci sono dei distretti che hanno una storia centenaria e hanno sempre sviluppato corporazioni artigiane con diverse specializzazioni merceologiche diffondendo pratiche cooperative fra i produttori .Questo tipo di coesione imprenditoriale- sociale ha permesso anche di superare momenti di crisi del mercato tale per cui sono stati in logica sussidiaria alcune entità anche di tipo religioso che hanno compensato le problematicità della crisi per i cittadini tramite assistenza sociale, educativa, ed anche di tipo creditizio.

Si sono sviluppati delle filiere che non sarebbero state possibili se non ci fosse stata una simmetria fra gli obiettivi comuni di coerenza, gli strumenti di azione e di produzione nonché coerenza di strumenti di controllo e di verifica.

Tutto questo ha creato delle economie di scale con delle ripercussioni in termini di costi più bassi ed utili per stare sul mercato ed essere concorrenziali.

Non è sufficiente avere impresa dinamica sempre proiettata verso il successo e verso la sedimentazione aumentativa; è importante che tutto questo avvenga a fronte di una base comune di intenti fra imprese e territorio.


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