GERMANIA

Il motore dell’economia dell’Europa si e’ inceppato e nessuno , al momento, sa fare previsioni su come e quando verra’ riparato.

L’economia tedesca, la prima della zona euro e dell’Ue, e’ tecnicamente in recessione. I dati diffusi dall’Ufficio federale di statistica mostrano che il prodotto interno lordo è diminuito dello 0,3% tra gennaio e marzo ed ha segnato meno 0,2% su base annua.

I consumi delle famiglie sono calati nei primi tre mesi 2023 dell’1,2%. Colpita la spesa di cibo, abbigliamento e nuove automobili, settore che sconta anche la riduzione degli incentivi per i veicoli elettrici

Per gli economisti è una situazione certificata di difficoltà economica di un paese.

L’ultima volta che l’economia tedesca è risultata in recessione tecnica era stato durante la pandemia, quando nei primi due trimestri dell’anno il PIL si ridusse a causa delle restrizioni che fermarono totalmente l’attività economica. Ma allora lo stop riguardava tutto il mondo, mentre oggi le difficolta’ tedesche sono in controtendenza con la crescita di Italia, Spagna e Francia e delle altre principali economie avanzate.

Se il calo dei consumi interni e’ dovuto al problema della inflazione, che accomuna molti paesi, ad evidenziare la crisi dell’economia tedesca e’un altro dato e cioe’ il crollo dell’export, l’asse portante del tramontato primato tedesco.

La bilancia commerciale tedesca, infatti, è in rosso e non succedeva dal 1991. Con il calo dello 0,5% dell’export e il contemporaneo aumento del 2,7% delle importazioni il nocciolo duro del modello Germania è messo in discussione. La differenza con i surplus dell’8% degli anni d’oro è eclatante. Dal 2019 il progressivo calo è quantificato addirittura in oltre il 22%.

I MOTIVI DELLA CRISI

Ma quali sono i motivi di questa crisi che nessuno, solo pochi anni fa, aveva previsto ? E come mai e’ stata cosi’ rapida la caduta di un modello elogiato da tutti, tanto da aver dipinto Angela Merkel come una delle piu’ grandi figure politiche contemporanee ? La stessa Merkel le cui scelte oggi vengono invece sottoposte ad analisi critica.

Come sempre, le cause sono molteplici e sono da attribuire alle scelte compiute dalla classe dirigente tedesca nel suo insieme negli ultimi decenni.

Sono state la pandemia, la crisi energetica e la guerra in Ucraina a far virare in negativo l’economia tedesca, infrangendo cosi’ il mito della superiorita’ teutonica che molti avevano abbracciato.

La scelta della Germania in questi anni è stata chiara. Le esportazioni, con gli extra profitti che si erano creati, hanno alimentato i consumi interni senza ricorrere a debito e la competivita’ dell’industra tedesca era basata su scarsi investimenti pubblici, sul sacrificio del tenore di vita di molti suoi cittadini, sull’acquisto di componenti a basso costo dall’estero e , soprattutto, su forniture energetiche a prezzi molto contenuti provenienti dalla Russia.

La prima in ordine di tempo a mettere in crisi l’export tedesco e’ stata la pandemia , visto che ha interrotto le catene logistiche su cui si basavano le componenti acquistate dalle industrie tedesche a basso costo dai paesi dell’Asia. Quando i mercati sono ripartiti, l’inflazione ha poi falcidiato la domanda di molti mercati di sbocco come Africa, America latina ed anche Europa. La stessa Cina e’ diventata un competitor nell’export visto che produce ormai molti degli stessi prodotti ma a prezzi molto piu’ competitivi.

Ma molto piu’ grave della pandemia e’ stata la guerra in Ucraina con le conseguenti sanzioni alla Russia e , soprattutto, con lo stop delle forniture energetiche .

Il capolavoro di Schroeder, che aveva stretto una alleanza con Putin, garantendo cosi’ alla Germania tanto gas e a prezzi competitivi, e’ crollato in pochi giorni azzerando il pilastro su cui si reggeva la competitivita’ tedesca. Una alleanza, quella con la Russia, da sempre osteggiata dagli Usa , ma che in Germania nessuno ha mai contestato, a cominciare da Angela Merkel, e che ha illuso i tedeschi su un vantaggio acquisito ed immutabile nel tempo.

Un vantaggio che piaceva a tutti in Germania , tanto che l’ex cancelliere e’ rimasto ai vertici della Spd anche quando e’ diventato un alto dirigente Gazprom e nessun politico o imprenditore , tranne rare eccezioni, ha mai osato criticarlo in patria per il suo evidente e clamoroso conflitto di interessi. Ne’ la Merkel , ne’ la classe politica tedesca si sono mai preoccupati di trovare fonti di approvigionamento alternative per diversificare il rischio- Russia ed, anzi, hanno investito miliardi euro per costruire i gasdotti North Stream 1 e 2. Nello stesso tempo hanno sempre osteggiato ipotesi, avanzate da altri paesi, di costruire oleodotti provenienti da altri paesi.

Una cecita’ strategica talmente pervicace da alimentare i sospetti degli oppositori radicali a tale scelta circa la possibilita’ di tangenti distribuite in modo capillare.

Una Germania senza energia economica e’ come un anatra zoppa e la deindustrializzazione e’ un rischio evidente. Molte aziende tedesche stanno cominciando a valutare di spostare le produzioni in nazioni dove il costo dell’energia ed il regime fiscale sono piu’ convenienti

IL RAPPORTO USA- GERMANIA

Il terzo fattore di crisi e’ stato il rapporto con gli Usa.

L’ostilita’ degli Stati uniti all’alleanza tra Germania e Russia e’ sempre stata evidente e mai nascosta. I politici americani di ogni posizione hanno sempre ritenuto tale intesa pericolosa per l’egemonia strategica del loro paese ma anche nociva per gli interessi commerciali Usa, vista l’enorme surplus commerciale tedesco nei loro confronti. Trump aveva parlato di concorrenza sleale e imposto una politica restrittiva ma i tedeschi hanno fatto sempre orecchie da mercante.

E’ con l’avvento di Biden alla Casa Bianca che gli eventi sono precipitati perche’ , allo scoppio della guerra in Ucraina, gli Usa hanno chiamato gli alleati europei a stringere i ranghi imponendo di fatto l’embargo non solo sulle merci russe ma anche sulle esportazioni di gas.

L’attentato dello scorso settembre ai gasdotti North Stream ha nei fatti tagliato il cordone ombelicale della Germania con la Russia in modo definitivo, tanto che molti osservatori neutrali lo hanno attribuito agli Usa che hanno sempre osteggiato pubblicamente il progetto, minacciando ritorsioni ( Biden compreso) . Tale tesi e’ stata sostenuta, in una approfondita inchiesta giornalistica, anche da Seymour Hersh, giornalista investigativo americano nel settore militare e premio Pulitzer.

Secondo Hersh, l’esplosione dei gasdotti sottomarini tra Russia ed Europa nel Mar Baltico è stata un’operazione segreta ordinata dalla Casa Bianca e portata avanti dalla Cia. Notizia che è stata smentita da Pentagono e Casa Bianca ma che ha lasciato dubbiosi molti osservatori.

C’e’ da registrare inoltre che il settimanale ‘der Spiegel’ nelle settimane scorse ha anticipato dei dettagli sull’ l’esito delle indagini dell’autorità federale contro il crimine in Germania circa il sabotaggio di Nord Stream. Le tracce porterebbero in misura crescente a Kiev, si legge.

In pratica, la Germania – secondo gli osservatori- starebbe parlando indirettamente agli Stati Uniti per fare recapitare al presidente Joe Biden il seguente messaggio: sappiamo chi c’è dietro al sabotaggio del gasdotto.

I tedeschi sono anche molto preoccupati in questi mesi per l’Inflation Reduction Act (IRA) dell’amministrazione Biden. Nel concreto, un maxi-incentivo alle produzioni locali di stampo “sovranista”. I timori di Berlino riguardano particolarmente i sussidi generosi al settore automotive dove e’ in gioco la sopravvivenza del cuore pulsante della produzione tedesca.

LE CONTRADDIZIONI DELLA COALIZIONE SEMAFORO

Certo, gli eventi degli ultimi anni hanno sicuramente congiurato contro la Germania ma la crisi attuale ha anche evidenziato l’incapacita’ della coalizione semáforo a farvi fronte con lucidita’ ed efficacia. Cosi’ come la scarsa leadership del cancelliere Scholz.

Per mandare la Cdu all’opposizione, la Spd ha creato una coalizione disomogenea che si fonda su due alleati spesso incompatibili tra loro. I verdi ed i liberali : questi ultimi fautori in economia della linea dell’austerita’ in salsa teutonica.

I compromessi siglati in fase di formazione del governo sono stati superati dagli avvenimenti e le contraddizioni sono emerse.

La politica green sostenuta dai Verdi impone ai tedeschi la chiusura delle centrali nucleari nel momento sbagliato e chiede sacrifici a cittadini gia’ piegati dall’inflazione. Tanto e’ vero che si allargano le proteste di piazza come quelle contro l’imposizione di abbandonare le caldaie a gas a favore delle costose caldaie a condensazione e la spinta verso l’ acquisto oneroso delle auto elettriche.

In una fase in cui sarebbe necessario sostenere l’economia con una buona dose di spesa pubblica il Ministro dell’economia tedesco, liberale, rilancia invece in Germania ed in Europa la ricetta dell’ austerita’ e si mostra molto prudente sui sostegni pubblici ad aziende e , soprattutto, alle famiglie. Infine, rimane ancora avvolta nella nebbia quale strada intenda imboccare il cancelliere Scholz per uscire dal tunnel.


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