ELIO E SAMIRA: PUNCTUM CONTRA PUNCTUM DI UN BLUES DEI NOSTRI GIORNI 

L’UOMO CHE LEGGE

Il blues è un uomo buono… 
in un cattivo stato d’animo!
 
B.B. King 

Nel nuovo romanzo di Mauro Pecchenino si ritrova il “senso” di un blues dentro una storia, quella struttura che ha, stratificati come un wafer, piani doppi, forse tripli, strettamente legati l’uno all’altro e, proprio per questo, assolutamente diversi ma in qualche modo inscindibili. Sovrapposizioni gustative in grado di definire un insieme, un quadro, una dimensione, una rappresentazione di vita, una sorta di sapore complessivo che racchiude segreti e dimensioni insondabili e pur totalmente espliciti.  

Le parole e il loro ritmo. 

La loro coniugata configurazione linguistica e l’immagine che generano di loro nel lettore, costruiscono lo spazio della narrazione, forgiano gli intrecci vitali che si intersecano con i luoghi, gli spazi, gli odori e i sapori, generano la loro visione di una storia e collassano, come funzioni d’onda quantistiche, nelle esistenze dei protagonisti, rotture che danno vita come ad un suono, ad un sussurro, forme che avvolgono l’occhio ascoltante del lettore e raccontano, semplicemente, quell’indicibile dimensione del divenire che gli umani chiamano vita. 

Spesso avvinghiati in un intreccio di singole esistenze che si autosostengono nella loro ricerca individuale Samira e Elio vivono con un ritmo e una melodia in cui sembra sempre che la seconda nota venga come ritardata, quasi ad imitare l’effetto di una classica terzina dove le prime due note sono legate ed hanno una durata maggiore rispetto alla terza. È il ritmo della chitarra ritmica suonata secondo il modo dello swing feel e che sembra costruire l’asse portante della loro storia, unica come tutte. 

E Blues Baldacc, per ammissione della stessa autrice del pezzo e che ha nella chitarra il fulcro della sua esistenza, sembra promettere che quella traccia abbia proprio quell’aria avvolgente e triste che, alla fine, sembra rassicurare nella certezza di generare una trascinante allegria. Una sorta di “Miracolo a Carpegna e Pietrarubbia”, ove sangiovese e amicizie, sapori antichi e immagini di storia racchiusi in borghi che appaiono vivi e al tempo stesso sconfitti dal divenire della storia, sembra possano compiere miracoli. Esattamente come nel caso di esistenze in divenire come quelle di Samira che, come nella sua ricerca personale, sembra avere lo stesso ritmo del suo blues, apparendo come un personaggio in cerca di sé stesso, sempre in bilico tra l’essere concreto e la sua potenza in atto, tra amori complessi, rinuncia alla maternità in/consapevole e un latente e disincantato desiderio d’amore. “I rapporti di coppia non sono mai facili. Bisogna fare delle scelte o lasciarsi vivere” sembra la consapevole alternativa della propria condizione posta sull’orlo di una esistenza che macina le giornate senza più la speranza di un “successo” per il suo blues e neanche il desiderio di un “normale invecchiamento congiunto” con un vecchio amante ormai declassato a “fratello”. 

Lasciarsi vivere e la vita fa da sé. 

Per Elio a sessant’anni le cose sembrano più semplici ma ugualmente disincantate. Per lui il blues è la malinconia che lo fa sentire vivo. La sua vita è una sorta di colonna sonora ricercata, auspicata, un’esistenza ove con il suo sax sembra che possa dare voce all’intero mondo senza che, quel mondo stesso, debba pronunciare parole. Ove il suo sax possa dar voce, casomai, solo al susseguirsi vertiginoso di personaggi di una pellicola di film in cui vita, amore, sesso e morte si susseguono e si inseguono, spesso, senza “ordini precostituiti” e dolori ancestrali che si innervano nelle vite segnandone destini. 

Fino al loro incontro, le loro non-storie di ormai single per scelta sono episodi che “quasi sempre arrivano e poi svaniscono nel niente assoluto”, come confida Samira al primo aprirsi all’altro. I fili sottili delle note e l’impeto interpretativo di Elio, avevano rappresentato la traccia del loro spartito per l’incontro, per il loro riconoscersi. 

E il loro spartito di vita va ad esibirsi e a nutrirsi di immagini e suoni da New Orleans a Lisbona, da Chicago a Parigi, alla ricerca della perfezione di un testo, del compimento di una vita, della maturazione della loro storia nella Storia della loro vita, del desiderio, forse, di un figlio. 

Nella vita esistono due tipi di ritmo, quello naturale e quello artificiale. Nel primo gruppo rientrano gli eventi ritmici naturali, come la successione delle stagioni e l’alternarsi del giorno e della notte. Il nostro cuore, anche se batte in maniera diversificata, segue un proprio ritmo. Talvolta, però, il susseguirsi degli eventi si sussegue in modo artificiale ed è il caso di questo blues di Mauro Pecchenino.  

Il punto e il contrappunto di vite alla ricerca di un senso. 


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