DIRITTI UMANI IN IMPRESA: UN DOVERE MANAGERIALE, NON SOLO ETICO

La Tutela dei Diritti Umani(TDU), nella gestione delle imprese ,è una scelta di management intesa come capacità di integrare ,in modo equilibrato, le risorse materiali, immateriali, valoriali e di impatto a disposizione e fra esse la TDU che non può essere vista in modo relativo,ma è riferimento assoluto ed universale e di principio trasversale alla base degli SDGs (Sustainable Development Goals)nonchè dell’ESG(Environmental,Social,Governance) come indice di sostenibilità e successo per le imprese.

La TDU può essere:

interna rispettando e promuovendo i diritti civili politici e sociali delle persone che dipendono funzionalmente (con varie forme contrattuali e di retribuzione) dall’imprese in modo diretto ma anche con partita IVA o come consulenza o altro; oltre ovviamente ai dipendenti con stretto rapporto contrattuale in impresa; esterno che riguarda principalmente la supply chain delle imprese ed il proprio agire sul territorio ove l’impresa insiste operativamente.

E’ stata fatta una ricerca da Avanzi -Sostenibilità per azioni, sul segmento di un campione di imprese quotate e il rispetto dei diritti umani all’interno ed all’esterno dell’impresa(Imprese e diritti umani-2023)

I Diritti Umani(DU),insieme all’analisi delle valorialità d’impatto ambientale, sociale e di governance (proxi di ESG) ormai sono oggetto della Due Diligence (dovere di diligenza) che viene esercitata sulle imprese per comprendere in che misura c’è influenza sulla TDU o in quale modo si cerca di evitare ,seppur indirettamente, gli abusi sui DU nel contesto di riferimento sia esso territorio nazionale e internazion.

Tutti siamo d’accordo sul fatto che debba esistere una Due Diligence e che tutto questo sia evidenziato da un Assessment di tipo organizzativo per comprendere la “messa a terra” della tutela dei diritti umani ed effettuare una tassonomia.
La TDU, come tutti gli altri elementi di responsabilità sociale d’impresa quotata, sono parte integrante della valutazione della Due Diligence che deve comunque essere integrata con il “dovere fiduciario” del management operativo.
Tutto questo comporta un approccio del management che in prima istanza deve conciliare la Due Diligence (Dovere di Diligenza) e il Dovere Fiduciario (DF) per il quale gli shareholders-investitori si contrattualizzano con il management operativo.

Infatti il Dovere Fiduciario, nel settore finanziario, si identifica quasi sempre, nel massimo della redditività finanziaria per gli investitori che però negli ultimi anni,in clima di gestione della responsabilità sociale ha avuto alcune relativizzazioni(si veda per esempio L.Fink-To our shareholders -lettera 2019-Black Rock;L.Fink-Una completa trasformazione della finanza-lettera 2020-Black Rock; Mark R. Kramer-Larry Fink -Isn’t Going to Read Your Sustainability Report- -Harvard Business Review- January 20, 2020;L. Fink-lettera ai CEO – La sostenibilità è la nuova strada-2021-Black Rock) ed è in via di cambiamento.

Ormai la via è tracciata.

In sintesi non più il massimo assoluto della redditività, ma relativa alla formula di successo dell’impresa che deve essere efficiente, efficace, economicamente sostenibile e duratura, nonché affidabile per continuità.

Inoltre, alla luce delle disposizioni del Regolamento UE 2019/2088-SFDR si pongono dei paletti regolamentari ai “partecipanti del mondo finanziario” ,che un tempo non erano considerati.

Nella nostra fattispecie, considerando settori non finanziari, il tema della responsabilità sociale nei rapporti sul dovere fiduciario tra investitori-shareholders e il management ,assume una interpretazione che deve considerare il sociale come redditività e componente dell’imprenditorialità dell’impresa nella quale hanno investito le proprie risorse.
Infatti mentre un tempo si poteva prescindere dalla CSR (Corporate Social responsibility) delle imprese, specialmente per quelle non finanziarie, oggi queste imprese, vuoi per la normativa in evoluzione, vuoi per il regolamenti europei di responsabilità sociale, sono costretti ad avere un approccio integrato tra la valorialità sociale, economica e di governance del sistema in generale con il valore ambientale, sociale, economico e di governance dell’impresa in cui hanno investito.
Tutto questo a fronte anche delle esigenze dei clienti-consumatori.
Ormai la TDU attiene alle scelte di tipo strategico delle imprese .
Su questa linea la Commissione Europea sta elaborando una normativa ad hoc tale per cui l’analisi dei report di sostenibilità e dell’ NFRD(Non Financial Reporting-2014) rientra nel quadro collegato sempre e comunque alla Due Diligence
Nella fattispercie delle azioni interne per l’analisi della TDU si offrono indicazioni di sensibilità che però non solo fanno riferimento ai pricipi generali già i nucleati nel 1948 con la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo e approvata a Parigi dall’Assemblea generale, ma anche su considerazioni di management che si sono accorte di quanto il valore del capitale umano sia collegato anche ai diritti umani
I Principi guida su Imprese e Diritti Umani del 2011 identificano tre pilastri fondamentali :

1-l’obbligo degli Stati di garantire il rispetto dei diritti umani nelle imprese ;

2- la responsabilità delle imprese di rispettare i diritti umani;

3- il diritto delle vittime che hanno subito violazioni dei diritti umani connesse all’attività di impresa.

Il documento che evidenzia queste considerazioni è la Due Diligence agìta.

La nozione di diritti umani in impresa è ampia e fa riferimento ai diritti economici, sociali, culturali, civili e politici non solo per i dipendenti, ma anche per le loro famiglie e le comunità dove agiscono le imprese.

Uno dei diritti più intuitivi è il diritto alla salute tale per cui l’inquinamento delle imprese va a violare il diritto alla salute stesso e quindi è necessario il contenimento delle emissioni di gas ,l’effetto serra , gravi incidenti sul lavoro e così via Tutto questo non può limitarsi ad un mero esercizio teorico.

Tutti questi principi non sono dettati da una normativa e quindi non c’è obbligatorietà ,ma è ormai evidente che la normatività sociale preme perché tutto questo sia attivato dal punto di vista giuridico , facendo riferimento anche a vari regolamenti.

Il management del Dovere Fiduciario ha due doveri principali: di cura e di lealtà.

Il dovere di cura,consiste nel prendere decisioni aziendali informate dopo aver esaminato quelle disponibili con occhio attento e critico.

Il dovere di lealtà consiste nel non avere alcun conflitto di interessi economico o personale non rivelato. I manager non possono usare la loro posizione per promuovere i loro interessi privati.

Coloro che sono responsabili di società hanno il dovere fiduciario di gestirli in modo da mettere gli interessi della società (e degli azionisti) al di sopra dei loro.

In quest’ottica l’obbligo del “dovere di diligenza (Due Diligence) sostenibile “deve sposarsi con il “dovere fiduciario sostenibile” non più orientato alla massimizzazione assoluta della redditività, ma a quella relativa pena il fatto che l’impresa esce dal mainstream della sostenibilità obbligatoria per mantenere e sviluppare l’ecosistema, ma anche per mantenere il proprio valore fiduciario .

Quindi la proposta di sostenibilità deve avere un significativo rispetto dei diritti umani (DU) e dell’ambiente, dello sviluppo sociale e della partecipazione alla governance e si dovranno fornire agli stakeholders e agli investitori informazioni dettagliate sulla compatibilità della sostenibilità del business .

Questo elemento non può non considerare il ruolo degli shareholders che, a vario titolo, devono equilibrare una “Due Diligence sostenibile” con un “Dovere Fiduciario Sostenibile”(DFS).


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