CIVISMO CIVIS E “IL RASOIO DI OCKHAM”

Il civismo   è  un “ismo” positivo di civis ed ha come radice la parola civis  termine latino tradotto in cittadino.

Inoltre il civismo è la semplificazione della complessità burocratica ispirandosi anche al “rasoio di Ockham” di cui tratteremo in seguito.

Esistono anche  delle assonanze con il termine Civitas intese come cittadinanza per  “appartenenza alla città di Roma”(la cittadinanza si acquistava in base alla discendenza ed in età repubblicana, il titolo di civis spettava per diritto ai cittadini originari dell’Urbe, figli di genitori romani, e ai fondatori delle coloniae Romanae che si fossero trasferiti all’interno della città di Roma).

Ciò avveniva anche con l’acquisto della libertà, ovvero per concessione dello Stato . 

Inoltre era conferito come premio ai forestieri che si fossero segnalati per particolari benemerenze o servigi resi a Roma e ai magistrati delle comunità locali. 

 Si  declinava l’appartenenza tramite “status civitatis” inteso come insieme di diritti e doveri della persona in qualità di cittadino e quindi ,almeno dal punto di vista dei segni linguistici e per la proprietà transitiva, il Civismo è la rappresentazione dei diritti e doveri dei cittadini  

Alcuni riferimenti storico concettuali riferiscono  civis alla locuzione” civis romanus sum”. 

Questo approccio premiale ove “civis” sottolineava la purezza della stirpe  è criticato dalla  società greca  Infatti questo  fu un vulnus per il consolidamento del  successo dell’impero romano che non seppe includere le popolazioni sottomesse. 

Infatti nel diritto privato romano, lo status di civis era condizione per esplicitare la capacità giuridica della singola persona(diritto elettorale attivo,privilegi giudiziari, di essere eventualmente condannato con processo,di non subire punizioni culturali).

Questa situazione non era contemplata per chi non poteva vantare il fatto di essere “civis romanus”. 

Nell’immaginario collettivo “civis romanus sum” è considerato un plus per la persona anche se il suo potere discriminatorio,non rappresentava un segno di positività istituzionale;infatti la società romana non era inclusiva ed era poco democratica. 

Con alcune eccezioni:nel I secolo a.C, esso venne concesso con larghezza a Latini e Italici; poi, nel III secolo d.C, esso venne esteso a tutti i sudditi dell’impero romano in forza di una costituzione imperiale emanata da Caracalla, la Constitutio Antoniniana. 

Nella  «polis greca» il cittadino aveva un forte legame con il lavoro che era segno di schiavitù.Infatti la libertà si misurava in funzione dell’essere libero dal lavoro.E questo avveniva anche a Roma. 

Gli uomini e le donne che lavoravano non erano membri della società e i pochi basavano la loro libertà sul lavoro dei molti. I cittadini liberi erano coloro che si dedicavano all’ozio,alla vita pubblica e politica senza lavorare. 

Il civismo dell’era romana era elitario e “ad escludendum”. 

In questo breve excursus sul cittadino, come status e ruolo,con il Medioevo l’uomo entro’ in una dimensione di cittadino peccatore e  sempre alla ricerca della propria redenzione perchè per definizione minus e sempre in sottrazione.Un periodo in cui l’essere umano è identificato con il peccatore e l’umanità stessa è vista come una “massa dannazioni “che non permette di identificare il cittadino come protagonista attivo della società,ma sempre in logica di deminutio morale e sociale.Questa visione  pessimistica (per esempio di Innocenzo III)e la salvezza vista come interventoadi una forza a lui superiore, per esempio la divina Provvidenza, appiattisce il cittadino e lo relega al ruolo di comparsa. 

Ruolo importante nel passaggio da uomo predestinato e non “faber fortunae suae” è rappresentato da Guglielmo da Ockham(1288-1347-filosofo che ha criticato la Scolastica ed ha adottato l’empirismo).

Guglieilmo di Ockham riesce  a dare contenuto al modello  di gestione politica per cui l’entità (oggi diremmo ente pubblico istituzionale)che si rapporta all’uomo –cittadino deve assumere la via più semplice e diretta nell’offerta di attività-servizi tralasciando le vie complesse.Tutto questo comunque può essere monitorato e la via semplice può essere modificata ,ma l’incipit ,a parità di alternative seppur con composizioni diverse,sceglie quella più efficace ed efficiente da subito con il prevalere della semplicità e della immediatezza risolutiva.

Questo approccio nel 1600 fu denominato “il rasoio di Ockham”(“entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem”-evitare di moltiplicare le entità-risorse oltre la necessità utile per raggiungere un obiettivo)

In questi ultimi anni,è ritornato come modello di gestione,ricerca e può essere adottato nei processi di governance della cosa pubblica e di orientamento al bene comune ed al bene collettivo.

Il civismo  può assumere il modello del “rasoio di Ockham” come efficientamento di processo a favore dei bisogni e della domanda dei cittadini.

Questi input ove l’uomo diventa attore positivo tramite la sua razionalità e si crea il profilo di un cittadino attivo che gioca la sua cittadinanza è rappresentato anche dal fisico, filosofo, giurista, medico , astronomo,arabo di Spagna, il il cui nome latino è Averroè con cui è noto in Occidente (1126 – 1198). 

  Delle trascrizioni basate su fonti manoscritte di Averroè si identifica, insieme ad Aristotele, l’essere umano con la sua razionalità, con il suo intelletto,  per indicare l’uomo intellettuale, quindi l’uomo che fa esercizio della propria razionalità e così indica l’uomo in generale. Che tramite la  Sapienza filosofica non solo conduce l’essere umano alla felicità intellettuale,ma permette anche il conseguimento della perfezione, della vita morale. Che a sua volta il presupposto di una pacifica e perfetta convivenza civile tra gli uomini. Quindi l’uomo speculativo, l’uomo intellettuale, l’uomo ha in senso proprio, sarà per sua natura giusto; Sarà per sua natura temperante e ubbidirà di necessità, per natura alle leggi,perché conoscerà la sostanza della giustizia e si instaurreranno rapporti di convivenza civile. C’è una profonda fiducia nei confronti dell’essere umano e delle sue facoltà. L’essere umano non è un essere condannato al peccato, come aveva insegnato Innocenzo III, ma è un uomo che per natura è incline alla ragione.Ed inoltre esercitando la propria razionalità, l’essere umano non solo realizza la propria natura, ma diventa anche perfetto, e non solo dal punto di vista individuale, quindi raggiungendo una perfezione dal punto di vista etico, ma anche da un punto di vista collettivo, quindi raggiungendo la perfezione a livello politico.

Questo approccio all’uomo medioevale come cittadino dinamico e cultore delle proprie azioni richiama un modello di civismo non riconosciuto dal potere dominante ma base  di  un dinamismo di cittadinanza.

Un passaggio successivo si ha con la Rivoluzione francese ove il cittadino diventa protagonista della società e si sostanzia nella dichiarazione dei diritti  dell’uomo e del cittadino  nonché con con la rivoluzione industriale ove il cittadino ha il suo “ubi consistam” nel lavoro 

Dopo questa evoluzione ed ai giorni nostri il cittadino attore del civismo  sviluppa il ruolo del cittadino cliente che esprime domanda di cittadinanza.

Esistono tre dimensioni: 

1- Cittadino amministrato,

quando è basso sia il grado di sostituibilità dell’offerta sia il potere discrezionale della domanda. In questa fattispecie il cittadino è vincolato da una situazione oggettiva dell’offerta e quindi è costretto ad avere uno scambio. Coatto. Tutto questo, ovviamente. Fa riferimento a quello che è lo scambio fra l’ente,o entità d’offerta(pubblica,privata,mista)ed il cittadino che domanda esprimendo il bisogno.

2-Il cittadino cliente

quando è alto sia il grado di sostituzione dell’offerta sia il potere discrezionale della domanda. In questa fattispecie il cittadino attua uno scambio libero ed in regime concorrenziale. 

3-Cittadino utente,

quando vi sono spostamenti della sostituibilità dell’offerta e della discrezionalità della domanda dall’alto verso il basso e viceversa. In questa fattispecie il cittadino scambia in situazioni di equilibrio, contemperando le esigenze della domanda e dell’offerta con un equilibrio di utilità reciproca. 

Il civismo acquisisce una cultura orientata al mercato ed offre servizi che, pur salvaguardando la loro caratteristica di garantismo istituzionale, sono in sintonia con la domanda e soddisfano il cittadino in via semplificata 

Tutto questo implica che le condizioni diverse e le situazioni differenti sono correlate a politiche di segmentazione e cioè differenziazione progressiva dell’offerta. Servizi, pur in presenza delle stesse regole , stesse leggi e degli stessi condizionamenti che evitano il disservizio.Ed il civismo diventa modello di sviluppo.


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