ACHILLE BONITO OLIVA

L’ARTISTA SONO IO

In questi giorni si parla molto del noto critico d’arte ABO a seguito di un articolo dello stesso nel quale ha dichiarato che l’artista non esiste, ma che esiste un sistema dell’arte e che, di conseguenza, non vi può essere arte senza galleria, mecenati e professionisti.

Parole queste che hanno suscitato grande clamore fra tutti quelli che sono artisti o si ritengono tali infatti buona parte di essi ha fatto dichiarazioni e commenti tranne gli interessati chiamati di diritto nella questione e cioè gli addetti ai lavori sopramenzionati. Ciò la dice lunga sulla veridicità della dichiarazione da parte del critico che, a buona ragione, sviscera l’argomento essendo egli stesso inserito a piene mani in quella che possiamo definire la “lobby dell’arte”.

O con me o senza …….. certo senza di Lui non si va molto lontano, schiere intere di artisti, se pur bravi, sono assurti, grazie alla sua preziosa mediazione, all’olimpo dell’arte contemporanea. Ma la bravura dell’artista è solo un elemento della scalata. La verità è questa. È proprio necessario che qualcuno investa sulle capacità di questo o quell’arista, cosicché, come si fa per qualsiasi altra merce, si inizia una campagna propagandistica e, a tavolino, si decide che il prescelto diventerà un artista.

Les jeux sont fait (rien va plus)

Del resto anche nei film si riscontra questa verità, infatti in One milliard dollars ad un certo punto un critico d’arte esordisce con questa frase: “Questa è spazzatura, ma io posso farla diventare opera d’arte”. Si sa che in arte vale il tutto e il contrario di tutto; tempo fa parlando con un gallerista milanese mi racconto che il suo maestro, notissimo titolare di un’altrettanta famosa galleria di quella città radunò a lezione i suoi aiutanti e disse loro: “Qui vendiamo fumo, si tratta di saperlo vendere”.

Ma lasciamo tutto questo per passare ad una mia personale esperienza che vi voglio raccontare riguardante proprio ABO.

Più volte ho avuto modo di incontralo nel mio percorso. In particolare mi riferisco ad un aneddoto assai divertente che, in qualche modo, ha a che fare con l’argomento in questione.

Stavo in treno verso Napoli, avevo poggiato sul tavolo antistante la mia postazione alcune riviste d’arte per leggerle durante il viaggio, ad un certo momento, mi assentai per prendere un caffè, al ritorno pensate un po’, chi mi ritrovai al mio posto, proprio Lui il sig. Bonito il quale, con una mano sul fianco in atto di rimprovero si rivolse a me dicendomi: è lei che legge questi giornalacci? Figuratevi il mio imbarazzo, misto ad emozione, non credevo a me stessa, una tale personalità che si interrogava sulla natura delle mie letture! Superato l’imbarazzo, gli feci notare che in passato Lui stesso aveva scritto su quelle pagine ora così disprezzate, anzi gli ricordai di un suo articolo che aveva intitolato a caratteri cubitali “L’artista sono io”.

A questa mia rilevanza egli balzò e con un fare altezzoso e a voce alta esclamò: Possibile mai che allora ero tanto stronzo? Ciò suscitò grande ilarità tra i passeggeri del vagone ferroviario e poiché lui era scettico perché non ricordava tale articolo io gli feci presente che potevo ovviare a quella sua dimenticanza visto che conservavo ancora il numero di quella rivista. Tutto questo si riallaccia a quanto dichiarato dal critico nel recente articolo in quanto il suo dire ribadisce il concetto espresso allora in embrione che col passare del tempo, si è rivelato alquanto veritiero se pur inquietante.

Dire la verità non sempre è facile, ci vuole coraggio, per questo plauso al grande critico che io ammiro molto per la sua preparazione e la sua cultura. In molti lo hanno attaccato e, probabilmente, frainteso, ma io penso che la sua capacità di vedere oltre gli ha permesso di comprendere l’effimero di ogni cosa anche della vita stessa e, di conseguenza dell’arte che ne è la parte integrante. Scioccati dall’idea della “Morte dell’arte” non si sono resi conto che presto l’uomo, se vorrà continuare il proprio cammino, dovrà, inevitabilmente, percorrere altre strade con l’avvento del post-umanesimo e dei cambiamenti radicali ad esso connessi. Confesso il mio sogno nel cassetto: avere una sua recensione.

Mi piace concludere così, rifacendomi ad un vecchio spot pubblicitario di un dentifricio che diceva: Con quella bocca può dire ciò che vuole!

In questi giorni si parla molto del noto critico d’arte ABO a seguito di un articolo dello stesso nel quale ha dichiarato che l’artista non esiste, ma che esiste un sistema dell’arte e che, di conseguenza, non vi può essere arte senza galleria, mecenati e professionisti.

Parole queste che hanno suscitato grande clamore fra tutti quelli che sono artisti o si ritengono tali infatti buona parte di essi ha fatto dichiarazioni e commenti tranne gli interessati chiamati di diritto nella questione e cioè gli addetti ai lavori sopramenzionati. Ciò la dice lunga sulla veridicità della dichiarazione da parte del critico che, a buona ragione, sviscera l’argomento essendo egli stesso inserito a piene mani in quella che possiamo definire la “lobby dell’arte”.

O con me o senza …….. certo senza di Lui non si va molto lontano, schiere intere di artisti, se pur bravi, sono assurti, grazie alla sua preziosa mediazione, all’olimpo dell’arte contemporanea. Ma la bravura dell’artista è solo un elemento della scalata. La verità è questa. È proprio necessario che qualcuno investa sulle capacità di questo o quell’arista, cosicché, come si fa per qualsiasi altra merce, si inizia una campagna propagandistica e, a tavolino, si decide che il prescelto diventerà un artista.

Les jeux sont fait (rien va plus)

Del resto anche nei film si riscontra questa verità, infatti in One milliard dollars ad un certo punto un critico d’arte esordisce con questa frase: “Questa è spazzatura, ma io posso farla diventare opera d’arte”. Si sa che in arte vale il tutto e il contrario di tutto; tempo fa parlando con un gallerista milanese mi racconto che il suo maestro, notissimo titolare di un’altrettanta famosa galleria di quella città radunò a lezione i suoi aiutanti e disse loro: “Qui vendiamo fumo, si tratta di saperlo vendere”.

Ma lasciamo tutto questo per passare ad una mia personale esperienza che vi voglio raccontare riguardante proprio ABO.

Più volte ho avuto modo di incontralo nel mio percorso. In particolare mi riferisco ad un aneddoto assai divertente che, in qualche modo, ha a che fare con l’argomento in questione.

Stavo in treno verso Napoli, avevo poggiato sul tavolo antistante la mia postazione alcune riviste d’arte per leggerle durante il viaggio, ad un certo momento, mi assentai per prendere un caffè, al ritorno pensate un po’, chi mi ritrovai al mio posto, proprio Lui il sig. Bonito il quale, con una mano sul fianco in atto di rimprovero si rivolse a me dicendomi: è lei che legge questi giornalacci? Figuratevi il mio imbarazzo, misto ad emozione, non credevo a me stessa, una tale personalità che si interrogava sulla natura delle mie letture! Superato l’imbarazzo, gli feci notare che in passato Lui stesso aveva scritto su quelle pagine ora così disprezzate, anzi gli ricordai di un suo articolo che aveva intitolato a caratteri cubitali “L’artista sono io”.

A questa mia rilevanza egli balzò e con un fare altezzoso e a voce alta esclamò: Possibile mai che allora ero tanto stronzo? Ciò suscitò grande ilarità tra i passeggeri del vagone ferroviario e poiché lui era scettico perché non ricordava tale articolo io gli feci presente che potevo ovviare a quella sua dimenticanza visto che conservavo ancora il numero di quella rivista. Tutto questo si riallaccia a quanto dichiarato dal critico nel recente articolo in quanto il suo dire ribadisce il concetto espresso allora in embrione che col passare del tempo, si è rivelato alquanto veritiero se pur inquietante.

Dire la verità non sempre è facile, ci vuole coraggio, per questo plauso al grande critico che io ammiro molto per la sua preparazione e la sua cultura. In molti lo hanno attaccato e, probabilmente, frainteso, ma io penso che la sua capacità di vedere oltre gli ha permesso di comprendere l’effimero di ogni cosa anche della vita stessa e, di conseguenza dell’arte che ne è la parte integrante. Scioccati dall’idea della “Morte dell’arte” non si sono resi conto che presto l’uomo, se vorrà continuare il proprio cammino, dovrà, inevitabilmente, percorrere altre strade con l’avvento del post-umanesimo e dei cambiamenti radicali ad esso connessi. Confesso il mio sogno nel cassetto: avere una sua recensione.

Mi piace concludere così, rifacendomi ad un vecchio spot pubblicitario di un dentifricio che diceva: Con quella bocca può dire ciò che vuole!

In questi giorni si parla molto del noto critico d’arte ABO a seguito di un articolo dello stesso nel quale ha dichiarato che l’artista non esiste, ma che esiste un sistema dell’arte e che, di conseguenza, non vi può essere arte senza galleria, mecenati e professionisti.

Parole queste che hanno suscitato grande clamore fra tutti quelli che sono artisti o si ritengono tali infatti buona parte di essi ha fatto dichiarazioni e commenti tranne gli interessati chiamati di diritto nella questione e cioè gli addetti ai lavori sopramenzionati. Ciò la dice lunga sulla veridicità della dichiarazione da parte del critico che, a buona ragione, sviscera l’argomento essendo egli stesso inserito a piene mani in quella che possiamo definire la “lobby dell’arte”.

O con me o senza …….. certo senza di Lui non si va molto lontano, schiere intere di artisti, se pur bravi, sono assurti, grazie alla sua preziosa mediazione, all’olimpo dell’arte contemporanea. Ma la bravura dell’artista è solo un elemento della scalata. La verità è questa. È proprio necessario che qualcuno investa sulle capacità di questo o quell’arista, cosicché, come si fa per qualsiasi altra merce, si inizia una campagna propagandistica e, a tavolino, si decide che il prescelto diventerà un artista.

Les jeux sont fait (rien va plus)

Del resto anche nei film si riscontra questa verità, infatti in One milliard dollars ad un certo punto un critico d’arte esordisce con questa frase: “Questa è spazzatura, ma io posso farla diventare opera d’arte”. Si sa che in arte vale il tutto e il contrario di tutto; tempo fa parlando con un gallerista milanese mi racconto che il suo maestro, notissimo titolare di un’altrettanta famosa galleria di quella città radunò a lezione i suoi aiutanti e disse loro: “Qui vendiamo fumo, si tratta di saperlo vendere”.

Ma lasciamo tutto questo per passare ad una mia personale esperienza che vi voglio raccontare riguardante proprio ABO.

Più volte ho avuto modo di incontralo nel mio percorso. In particolare mi riferisco ad un aneddoto assai divertente che, in qualche modo, ha a che fare con l’argomento in questione.

Stavo in treno verso Napoli, avevo poggiato sul tavolo antistante la mia postazione alcune riviste d’arte per leggerle durante il viaggio, ad un certo momento, mi assentai per prendere un caffè, al ritorno pensate un po’, chi mi ritrovai al mio posto, proprio Lui il sig. Bonito il quale, con una mano sul fianco in atto di rimprovero si rivolse a me dicendomi: è lei che legge questi giornalacci? Figuratevi il mio imbarazzo, misto ad emozione, non credevo a me stessa, una tale personalità che si interrogava sulla natura delle mie letture! Superato l’imbarazzo, gli feci notare che in passato Lui stesso aveva scritto su quelle pagine ora così disprezzate, anzi gli ricordai di un suo articolo che aveva intitolato a caratteri cubitali “L’artista sono io”.

A questa mia rilevanza egli balzò e con un fare altezzoso e a voce alta esclamò: Possibile mai che allora ero tanto stronzo? Ciò suscitò grande ilarità tra i passeggeri del vagone ferroviario e poiché lui era scettico perché non ricordava tale articolo io gli feci presente che potevo ovviare a quella sua dimenticanza visto che conservavo ancora il numero di quella rivista. Tutto questo si riallaccia a quanto dichiarato dal critico nel recente articolo in quanto il suo dire ribadisce il concetto espresso allora in embrione che col passare del tempo, si è rivelato alquanto veritiero se pur inquietante.

Dire la verità non sempre è facile, ci vuole coraggio, per questo plauso al grande critico che io ammiro molto per la sua preparazione e la sua cultura. In molti lo hanno attaccato e, probabilmente, frainteso, ma io penso che la sua capacità di vedere oltre gli ha permesso di comprendere l’effimero di ogni cosa anche della vita stessa e, di conseguenza dell’arte che ne è la parte integrante. Scioccati dall’idea della “Morte dell’arte” non si sono resi conto che presto l’uomo, se vorrà continuare il proprio cammino, dovrà, inevitabilmente, percorrere altre strade con l’avvento del post-umanesimo e dei cambiamenti radicali ad esso connessi. Confesso il mio sogno nel cassetto: avere una sua recensione.

Mi piace concludere così, rifacendomi ad un vecchio spot pubblicitario di un dentifricio che diceva: Con quella bocca può dire ciò che vuole!


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