OLTRE LA FORMA

Venerdì 12 a Bertinoro incominciano le giornate per l’Economia Civile. L’evento è ormai una sorta di “Cernobbio dell’economia civile”, ed ha lo scopo di “contribuire congiuntamente al processo di “umanizzazione” e “civilizzazione” dell’economia.”

Promosso da AICCON (Centro Studi promosso dall’Alleanza delle Cooperative Italiane e dall’università alma mater di Bologna) mette assieme esponenti del mondo del non profit e della cooperazione sul ruolo e le attività del terzo settore, e ragiona sugli scenari e sulle principali questioni che riguardano il mondo dell’impresa non profit e della sussidiarietà, tentando di anticipare le sfide più urgenti da affrontare.

L’edizione di quest’anno della manifestazione giunta all sua ventitreesima edizione è dedicata alla necessita di “Risignificare le organizzazioni”. Bello il titolo “Oltre la forma” e molto ambizioso l’obiettivo: modificare la postura del terzo settore per partecipare attivamente a generare il cambiamento che serve al paese: al centro del dibattito “ci sarà la sostanza delle organizzazioni, ossia la necessità di recuperare quella diversità che rende questo mondo utile e trasformativo”.

Tradotto: il mondo è cambiato, la società invecchia, il welfare come lo avevamo pensato rischia di non essere sostenibile ancora a lungo e il mutualismo su cui si è retto in questi anni comincia a mostrare limiti che sono strutturali, almeno in termini di servizio offerti alle persone e con buona pace della retorica e delle buone intenzioni. Insomma emergono nuovi scenari e nuovi conflitti, che impongono e rendono necessario non solo un nuovo ruolo dello stato ma di tutti gli attori che devono fare i conti con le dinamiche delle nostre comunità e devo impegnarsi per garantire un livello minimo di coesione sociale.

Compresa la società civile e compreso il terzo settore, che giustamente oggi si interroga sul ruolo e sul “significato” delle proprie organizzazioni, e soprattutto sulla propria specificità in rapporto ad un mondo che cambia rapidamente.

Nella due giorni di Bertinoro si discute di sfide educative, di mutualismo e di lavoro, nello spirito ben sintetizzato dalla frase scelta per introdurre il documento iniziale, quella stracitata di Paul Ricoeur secondo cui viviamo nella “bulimia degli strumenti” ma nella più totale “atrofia dei fini”.


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