MITO E RELIGIONI

Il mito quale lettura della realtà con rappresentazioni magiche ed oniriche. 
Miti dunque, animati da eroi e dei, che governano il mondo dell’uomo, sottoposto a forze che lo sovrastano e lo determinano.  Il fato unica certezza dei greci e l’epos della sua accettazione, somma virtù.  E in questo la cultura greca propone un umanesimo ante litteram, del quale l’accettazione virile del fato è esemplificazione formidabile che riecheggia le future canne al vento di Pascal.   

E così il mito di Enea che porta Anchise sulle spalle, testimone di un mondo ormai distrutto. Enea che segue l’impulso-necessità tutta umana di affrontare il buio del futuro senza certezze al di fuori del padre-memoria vivente, e confortato dalla religiosità dell’uomo che si raccomanda agli dei per il viaggio.
Non abdica alla inevitabilità della lotta, eroismo tutto umano, che si raccomanda ad un Dio benigno. 
E dopo, il Cristianesimo irrompe come un terremoto nello sviluppo del pensiero occidentale.
Sarebbe come dire che le suggestioni dell’Oriente, da Zoroastro, al culto di Mitra, e agli altri riti orientali si condensino tutti nella figura di Cristo che è uomo e Dio, con tutto quanto ne consegue in termini di sovvertimento dell’ordine sociale, dei valori che lo guidano, di prospettiva trascendente rispetto all’immanenza del vivere “pagano”.  Da qui le persecuzioni violente di Roma verso la nuova religione, nel tentativo di preservare lo spirito delle origini della città che da agglomerato di capanne in riva al Tevere era diventata capitale del più grande impero che mai la storia dell’uomo avesse visto prima, e che era riuscita a sottomettere tutti al suo potere.   

Gli imperatori più feroci contro i cristiani furono quelli che si sforzarono di preservare la grandezza di Roma dalla decadenza incombente. La vedevano venire dall’Oriente, dai costumi e dalle mode di lì, in contrasto con la purezza e la severità dei costumi della prima repubblica romana. E il Cristianesimo dall’Oriente veniva. E ci fu Diocleziano, e poi Decio e gli altri, e Giuliano in un ultimo sussulto prima della catastrofe.   

Ma Costantino si fece cristiano e rese il cristianesimo religione di stato. Nessuno saprà dire con certezza quanto frutto di una sincera conversione o mossa strategica per conquistare e poi mantenere il potere. 
E dopo la caduta di Roma, il cristianesimo si fece Stato e nominò re ed imperatori e condivise il potere materiale con questi, in una lotta indefessa di sopraffazione degli uni sugli altri. 
Gli altri quando divennero più potenti, si liberarono dal gioco del Papa e si inventarono un loro cristianesimo, quello di Lutero e gli altri coevi o successivi.    Fu un’operazione politica che utilizzò per i suoi fini la giusta condanna del monaco agostiniano nei confronti del mercimonio delle indulgenze.
Si trattava dei fondi che per quella via il Papa incamerava per completare i lavori della Fabbrica della nuova San Pietro.
Era venuto a Roma e ne era tornato critico nei confronti di quanto aveva visto anche riguardo al comportamento della curia papale. La critica divenne la stesura delle famose tesi che erano un contributo di conoscenza e proposta tutta interna alla Chiesa e non a caso indirizzate al vescovo della diocesi di appartenenza.    Però qualcosa filtrò all’esterno e Gutenberg che in quegli anni aveva inventato la stampa, fece il resto, insieme ai principi tedeschi. 
E fu Riforma Protestante.  La crisi del Cristianesimo occidentale ebbe ripercussioni nel continente, minandone quell’unità che in qualche modo, se pur in alcuni aspetti formale, il Papa e il Sacro Romano Impero garantivano, e fu la frammentazione con lo sviluppo delle nazioni e le guerre furiose conseguenti che si sarebbero protratte sino ad oggi.     

Il progressivo svilimento della dimensione religiosa, diluita e confusa nell’immanenza come stile di vita andò di pari passo con l’affermarsi della nuova classe della borghesia.  La borghesia significò commerci in primis, poi industria ma su tutto finanza. Avevano cominciato già nel Medio Evo i banchieri fiorentini con i Bardi e i Peruzzi, poi sarebbero arrivati i Medici.  A Venezia l’ebreo Anselmo del Banco, dal quale ebbero origine i Warburg. A Siena i Bonsignori e i Paschi. 
A Genova , i Grimaldi, i Giustiniani, i Doria, i Centurione. 
Poi i tedeschi  Fugger,  Welser, e  gli ebrei  Rotschild, Oppenheim, Warburg, Mendelssohn, Bazar, Stern.       Il dominio della finanza dunque parte da lontano a prefigurare la dimensione globale della stessa nei nostri tempi.     

La finanza sosteneva e sostiene  commerci, attività industriali, politica, guerre, per essa si sono realizzate straordinarie imprese  nel solco del progresso dell’umanità e per essa si sono consumati genocidi e sofferenze.
Il suo dominio ha avuto bisogno di liberare l’uomo dei fardelli culturali del passato, in primis del mito e della religione e fu rivoluzione francese con la nuova religione della ragione.     Primo passo per la costruzione dell’homo novus che doveva fare a meno di Dio,  perché il paradiso era in terra, si trattava solo di costruirlo. 
Non ci si riuscì allora perché una precoce restaurazione sembrò riportare indietro l’orologio della storia.    Ma l’onda lunga di quella cosa si inabissò per poi ricomparire in forma più radicale con la comune di Parigi e pochi anni dopo con l’Unione Sovietica in Russia.     

L’attacco al passato fu totale e ne fece le spese anche la classe borghese, in nome del definitivo dominio del proletariato.Ma la finanza non mollò e continuò a fare affari anche con il nuovo potere dei soviet e dall’Europa si rafforzò nella nuova potenza egemone degli Stati Uniti d’America . In un arco temporale limitato,  meno di un secolo, l’esperimento radicale dei soviet si esaurì. 

La nuova restaurazione  segnò un’ulteriore, straordinario salto in avanti della borghesia, assurta al ruolo di una   nuova aristocrazia legittimata e benedetta dalla  religione del liberismo , più propriamente  del capitalismo che ha segnato il definitivo trionfo della finanza.    Un turbine di rimescolamenti sociali con nuove straordinarie ricchezze e povertà  in una corsa inarrestabile, che vede i paesi eredi dei soviet fare a gara nell’aderire alla religione liberista.  E questa religione sembra aver sostituito tutte le altre.

Dunque la storia è finita, con la morte di Dio come sentenziava Friedrich Nietzsche?  E’ diventata fattuale la promessa di una opulenza per tutti, di uno sviluppo inarrestabile, di un definitivo dominio dell’uomo sulla natura, della possibilità di colonizzare l’universo una volta che la terra avrà esaurito le sue ricchezze, in definitiva del trionfo del progressivo e inarrestabile progresso?  Probabilmente no, c’è un’inquietudine nel mondo, con i paesi depressi alla rincorsa del benessere dei paesi occidentali. Da qui  la tragedia dei barconi che solcano il Mediterraneo alla ricerca di un benessere sognato e intravisto nei mezzi di informazione e continuamente riproposto.  Metafore di questo processo di sradicamento, sono le vite scomparse in fondo al mare, o altrimenti l’emarginazione nei paesi d’approdo, lo sfruttamento, e l’arruolamento nella delinquenza e nella prostituzione. 
Contraltare e   drammatico epilogo dell’approdo nei paesi ricchi del benessere, delle conquiste sociali.   

C’è un’inquietudine nel mondo, tutto potrebbe deflagrare come altre volte in passato. Eppure  ci sono segni di qualcosa di diverso, di una nuova speranza che sta nascendo nella coscienza degli uomini e che potrebbe allontanare scenari distruttivi. 
Sono timidi e sotterranei ma si diffondono, diversi nei luoghi, ma tutti accomunati dalla ricerca di una diversa visione dell’esistenza, dalla necessità di alzare lo sguardo dal proprio particolare, dall’abbuffata di diritti, di beni materiali, di libertà da tutto e tutti, di liberazione di tutte le pulsioni, di un paradiso fittizio inventato da interessati lenoni travestiti da profeti laici.     

Fa di nuovo capolino nell’aere che ci avvolge un richiamo a guardare in alto, a riscoprire nei movimenti degli astri l’amore che tutto muove, ad immaginare altre verità oltre quelle facilmente visibili della religione laica del nostro tempo.
E queste pulsioni prendono mille forme, come il milione di corone di rosario esposte dai polacchi ai confini della loro terra, per rivendicare un’appartenenza, una fede che anni di dominio ideologico materialista non sono riusciti a distruggere, o la riscoperta di un cristianesimo delle origini in comunità minime che vanno fiorendo non solo in Europa a testimonianza di quanto Papa Benedetto profetizzava per la rinascita del messaggio evangelico.
C’è voglia di una terra rispettata, non più violentata dalla vorace e famelica necessità dello sviluppo a tutti i costi, voglia di rispetto per il mondo di animali e piante che ancora resistono nonostante l’uomo, voglia di riscoprire la propria storia e, di porla come baluardo dinanzi la massificazione e omologazione che il globalismo impone.   

C’è voglia di sognare come possibilità di sollevarsi dalla brutalità del quotidiano, necessità di credere in qualcosa di trascendente, dopo l’abbuffata di materialismo. 
E’ un’ultima resistenza alla trasformazione antropologica nell’homo novus: consumatore seriale, rincoglionito dall’informazione, nuovo schiavo del terzo millennio.


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