MICROBIOGRAFIE IRRISPETTOSE: NICCOLO’ PAGANINI

Nasce a Genova. Il padre Antonio, “ligaballe” al porto, intuisce il suo talento e lo mette subito a studiare da enfant prodige, come ha fatto Leopoldo Mozart con Wolfgang. A 8 anni scrive la prima sonata.

Studia e alloggia in collegio con i castrati che allora c’erano ancora e facevano furore.

Cerca in tutti i modi, e alla fine ci riesce, di sfuggire alla tutela paterna.

Comincia subito a viaggiare e da allora per tutta la vita girerà l’Europa in carrozza senza fermarsi mai.

A Lucca si innamora ricambiato della sorella di Napoleone, Elisa Bonaparte.

Nel 1816 finisce in galera e viene condannato a pagare 3.000 franchi per aver rapito e sedotto una ragazza. Una volta libero continua a sedurre implacabilmente chiunque gli capiti a tiro, ma si dichiara contrario al matrimonio.

Malgrado ciò, in vista delle nozze con Carolina Banchieri (che poi non si faranno), chiede al curato della sua parrocchia di correggere sull’atto la sua data di nascita, in modo di figurare più giovane dei 40 anni che ha, e raccomanda alla madre, analfabeta, di fingere una frattura alla mano per avere la scusa di non firmare, risparmiandogli una brutta figura.

Poi invece sposa una certa Antonia Bianchi, una donna collerica che gli fa continue scenate prendendolo a schiaffi davanti a tutti e distruggendo il mobilio di casa, compreso la custodia del violino (lo strumento è salvo per miracolo). Hanno il figlio Achille. Poi si separeranno.

La sua salute comincia a vacillare. Lui si cura come si usava all’epoca, con veleni e salassi. 

Comincia a manifestarsi la sua avarizia.

Antonia sempre più bisbetica.

Sulla Revue de Paris il dottor Bennati pubblica un cervellotico articolo sulla struttura fisiologica del genio, prendendo come esempio Paganini, e ne descrive il non meglio identificato organo musicale, le bozze della melodia molto sviluppate, il padiglione dell’orecchio largo e profondo, la flessibilità dei legamenti di spalla, braccio, polso e dita. Oggi pensiamo che fosse affetto dalla sindrome di Marfan che rende, appunto, scioltissimi i legamenti e le giunture.

La sua avarizia è ormai diventata sordida. Vuole comprare un panciotto di lana. Si offrono di accompagnarlo da un sarto. “No – risponde Paganini – portatemi da un mercante di abiti usati”. E per tre quarti d’ora tratta per ottenere il ribasso di un franco.

Traffica con la compravendita di strumenti musicali Amati, Guarnieri, Stradivari. All’epoca se ne trovavano ancora in giro. Credendo di essere furbo, si mette negli impicci per un locale che apre con dei soci, il “Casino”, che poi fallirà e gli costerà un sacco di soldi.

Sempre più immerso in cure inutili di balsami e acque miracolose. Salute a picco.

In punto di morte rifiuta il prete; per questo Monsignor Galvano, vescovo di Nizza, gli nega la sepoltura in terra benedetta.

Finalmente nel 1875 arriva il perdono della Chiesa e il figlio Achille lo porta nel cimitero di Parma.

In gioventù un certo Monsieur Livron gli aveva promesso in premio un violino Guarnieri del Gesù se fosse riuscito a leggere a prima vista un concerto difficilissimo. Lui lo suona senza batter ciglio, vince il Guarnieri, che era chiamato “Il cannone” per la potenza del suono, poi lo lascia in eredità a Genova.

A diciannove anni compone i famosissimi 24 capricci.

Esplodono rivalità e gelosie con gli altri solisti che comunque vanno tutti a sentirlo suonare.

Compone per chitarra e violino, che suona egualmente bene. Esegue entrambe le parti alternandosi agli strumenti, la chitarra attaccata al collo con un nastro e il violino imbracciato.

Suona con lo spartito capovolto, su una corda sola, facendo ogni genere di acrobazie. A Londra la musica sul leggio prende fuoco da una candela. Gli orchestrali gridano che Paganini è il diavolo perché continua a suonare leggendo lo spartito in fiamme.

Tutto quello che lo riguarda diventa di moda: panini a forma di violino, guanti con sul dorso ricamato un violino a sinistra, a destra un archetto.

Ha l’aspetto di uno stregone: magrissimo, indossa un frak fuori moda con le spalle spioventi e i pantaloni ripiegati sulle scarpe.

E’ anche oggetto di contestazione. A Bristol, in tempo di carestia, appare un manifesto contro i compensi eccessivi di Paganini: “Perché tutti questi concerti in un tempo di miseria e di angoscia? Ovunque si fanno collette per venire in soccorso ai disgraziati; per quale ragione questo violinastro straniero viene a prosciugare il denaro destinato ai miserabili?”

Il 30 ottobre 1829 a Weimar concerto gremito, presente Goethe che scrive: “Ho udito qualcosa di meteorico”.

Incassi nel 1828 = Fiorini   68.300

Incassi nel 1829 = Fiorini 100.000. Cifre non quantificabili oggi, ma di sicuro enormi.

A Londra il prezzo dei biglietti per i suoi concerti è tri o quadruplicato, e le repliche si susseguono con le diciture “ultimo concerto”, “ultimissimo concerto”, “realmente ultimo”, “irrevocabilmente ultimo concerto”…

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