L’ASTRO BERLUSCONI

Abbiamo assistito ai tre giorni di celebrazioni di Silvio Berlusconi che, qualcuno dice, dovrebbero durare fino alla sua resurrezione, ispirati da una memorabile barzelletta che lui stesso ci raccontò.

Anche il sottoscritto non vuole sottrarsi al dovere di buon cittadino italiano, di dare il suo modesto tributo alle celebrazioni berlusconiane. E quindi è andato a trovare un suo raccontino che lo riguarda. Ve lo ripropongo perché il Cavaliere appartiene di diritto alla memoria collettiva italiana.

Oramai il culto del Grande Silvio era arrivato alle stelle. I sondaggi dicevano che il suo indice di gradimento stava sfiorando il 90 per cento. Resistevano pochi italiani, più che altro invidiosi del successo di questo Uomo che si era fatto da solo e che aveva conquistato la fiducia e la simpatia del popolo italiano. Un manipolo che si andava assottigliando sempre più. Molti oppositori erano passati dalla sua parte preceduti da D’Alema il quale aveva teorizzato l’opposizione costruttiva, organica ed elastica. Nel senso che gli oppositori ad ogni proposta partivano con una critica dicendo che il Grande Silvio era troppo buono e faceva concessioni esagerate al popolo, poi passavano a proporre un ridimensionamento dell’offerta per finire, con un voto di approvazione “meditata, critica e costruttiva”. In cambio il Grande Silvio aveva concesso il riconoscimento costituzionale al Governo Ombra e aveva nominato, lui personalmente come atto di stima e di omaggio all’Uomo che così tenacemente gli si era opposto, Massimo D’Alema presidente.

Un apposito ministero, affidato a Bondi, si era messo a studiare il nuovo cerimoniale della Repubblica, soprattutto per studiare le doverose forme di omaggio al Grande Silvio. Il Grande Silvio che oramai parlava pochissimo con i suoi collaboratori diretti, che dovevano capirlo ad una sola occhiata, aveva mandato un bigliettino a Bondi nel quale c’era scritto: “libertà di pensiero, rispetto e spregiudicatezza”. Bondi quando aveva letto questo bigliettino si era commosso e aveva giurato di essere fedele alle direttive del Grande Silvio.

L’apposita commissione nominata da Bondi e presieduta da un membro dell’opposizione, Francesco Rutelli, stabilì che al Grande Silvio andavano attribuiti gli appellativi di Sole e di Astro. Appellativi che andavano gridati dalla folla al suo passaggio.

Tutto fu pronto per la festa nazionale della Terza Repubblica, fissata al 29 settembre, genetliaco del Grande Silvio. All’arrivo del Grande Silvio, ai Fori Imperiali straboccanti di folla, il popolo si mise ad acclamarlo a gran voce con i nuovi appellativi: SOLE SOLE SOLE ASTRO ASTRO ASTRO.

Il Grande Silvio ne fu molto soddisfatto e con lui tutti i suoi collaboratori presenti alla scena con Bondi in testa ideatore della trovata. Soltanto Fabrizio Cicchitto, nato e cresciuto a Roma, mostrò una certa perplessità nel sentire che il popolo romano sul quell’astro lasciava scivolare leggermente l’accento sulla O, come se si trattasse di una parola tronca.

Cicchitto scacciò subito il cattivo pensiero e volle credere che in quel popolo entusiasta non ci fosse malizia alcuna, ma che quello scivolamento fosse determinato soltanto da un inveterato vezzo glottologico. E quando il Grande Silvio gli passò davanti anche lui gli gridò: ASTRO ASTRO. Scivolando leggermente sulla o, come fosse una parola tronca.


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