CAMBIARE PASSO

di Diego Castagno

Servono nuovi elettori non nuovi partiti. Ernesto Maria Ruffini al convegno di Comunità democratica a Milano ricorda che alla democrazia serve che la gente torni a partecipare e a votare. A Milano Comunità democratica non lancia il nuovo partito cattolico né una nuova corrente, ma chiede un cambio di passo. Sabato 18 è stato anche il giorno di Paolo Gentiloni ad Orvieto al congresso di Libertà Eguale.

Milano

“Creare legami, guarire la democrazia” il convegno di “Comunità democratica” è un successo di pubblico. L’agenda della giornata è densa e ricca di contenuti. SI parte con l’appello di Luigi Sturzo ai liberi e forti ed i saluti di Emilio Del Bono, Fabio Granelli e Stefano Lepri. Si passa alla visione con le relazioni di Leonardo Becchetti e Elena Granata, moderati da Fabio Pizzul, si va avanti con i contributi di Francesco Russo, Emiliano Manfredonia, Paolo Ciani e Silvia Costa. Chiude la mattinata Pierluigi Castagnetti e riapre nel pomeriggio Romano Prodi. Le conclusioni sono affidate a Graziano Del Rio.

A Milano nel palazzo della Regione ci sono più di 500 persone provenienti soprattutto dal Nord Italia. “Ci speravo, non mi aspettavo una risposta del genere. L’impressione, per usare una metafora è quasi che ci sia un tappo che è saltato. C’è una vivacità di fondo che la politica fa fatica ad interpretare e quasi tiene sopita. Qui abbiamo visto un’effervescenza che ha fatto saltare il tappo e della quale bisogna tener conto”. Per Fabio Pizzul, Presidente della Fondazione Ambrosianeum di Milano ed uno degli animatori della giornata il segreto della grande partecipazione sta “nella capacita di ascoltare, l’ascolto è una cosa di cui la politica spesso non è capace.”

La lettura dell’appello di Sturzo affidata ad una giovane amministratrice milanese è molto intensa. “A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà.” L’Italia del 1919 è un paese che esce dalla grande guerra, nel pieno della rivoluzione industriale e alle prese con uno stato giovane e tutto da inventare. L’appello di Luigi Sturzo segnerà la fine del non expedit, il ritorno dei cattolici alla vita politica e la nascita del partito popolare.

I liberi e i forti

Ma chi sono oggi i liberi e i forti a cui si rivolgono gli organizzatori di Comunità Democratica 106 anni dopo l’appello di Luigi Sturzo?
Secondo Stefano Lepri, il senatore PD padre dell’assegno unico per i figli, sono quelli che hanno capito che “non basta essere individui, bisogna essere persone, che all’interno della loro relazionalità riescono a ragionare in termini di fraternità”.
Per Francesco Russo, l’animatore della rete di Trieste “i liberi e i forti oggi sono soprattutto i piccoli e piccolissimi amministratori che fanno volontariato facendo politica. Sono persone che mantengono un approccio alla politica di grande gratuità e portano alla politica una competenza professionale che hanno già”. Per Pizzul “sono quelli che si prendono cura, magari anche silenziosamente, delle altre persone, della comunità, dell’ambiente.”


Per ripartire serve mettere assieme chi ha voglia di mettere a disposizione le proprie competenze e di “prendersi cura” della comunità.
La politica, secondo Pizzul “deve saper immaginare il futuro delle persone, avere una visione senza la quale l’amministrazione rischia di diventare sterile e fine a se stessa, e di avere il fiato corto”.
La politica per Lepri “non è solo l’arte del possibile ma è anche la capacità di guardare lontano. Avere visione vuol dire capire dove si vuole portare una comunità. Per ricostruire una visione noi abbiamo deciso di partire dalle comunità, dalla ricerca di un disegno organico che valorizzi la persona all’interno di una comunità di vita, un recupero delle radici profonde di ciascuno di noi, nelle quali trovare un senso di appartenenza”. Dalle persone insomma, dalle relazioni e dalle reti tra le persone che animano la società.

La Rete di Trieste

La rete di Trieste nasce in questa ottica e con questo spirito. Francesco Russo racconta così il progetto di cui è stato uno dei promotori e animatori. “Nel momento in cui la politica ha raggiunto un livello minimo di gradimento forse l’unico spazio possibile per parlare con i cittadini è quello della concretezza, la stessa cosa che fecero i primi cattolici impegnati alla fine dell’800 e agli inizi del ‘900, cioè costituire cooperative, le casse mutue gli ospedali e orfanotrofi, opere che davano risposte ad un bisogno sociale e creavano classe dirigente, che sulla base di quella legittimazione divenne amministratore.” Tornando a quelle esperienze in effetti Don Sturzo era il Sindaco di Caltagirone e il vicepresidente di ANCI. “La storia dei cattolici in politica nasce dalla capacità di dare risposte concrete ai bisogni delle persone, e dalla capacita di realizzare opere credibili, opere che anche oggi potrebbero ridare credibilità. Dobbiamo essere credibili in un tempo in cui serve dimostrare che si è comunque diversi”.

Uno con uno è sempre un numero maggiore di due

Come si costruisce un programma che vince?
Serve ambizione, e saper pensare differente, fuori dalle gabbie e dagli algoritmi. <elaborando idee che siano diverse ed alternative. L’intervento di Leonardo Becchetti in questo senso è disruptive, molto ambizioso e decisamente ispirante. Becchetti parla di “diventità”, di descalation, di aritmetica sociale. All’identità e allo scontro di civiltà contrappone il concetto di “diventità”, che deriva dall’idea che l’identità senza la relazione non esiste e che l’identità di una comunità esiste perché si trasforma, e cambia nel tempo e nel contesto, soprattutto nel mondo di oggi fatto di persone che si muovono e sempre più “connesse” ed in rete tra loro.


Oggi la società e l’economia è quella dei satelliti di Musk e delle intelligenze artificiali, non quella del telaio a vapore e dei caratteri mobili. Il tema urgente è quello dello sviluppo sostenibile. Che implica che all’idea della crescita senza limiti si sostituisca quella dello sviluppo. La matematica aiuta: le operazioni dell’algebra sono convenzionalmente quattro, +, -, x. /, ma ce n’è una quinta, il segno “con”, quello della cooperazione e della condivisione, per cui uno con uno produce un numero sempre maggiore di due….
Il centro deve saper esprimere idee radicali, Papa Francesco insegna, non deve essere per forza un consesso di moderati.

La visione e i partiti

Da dove si riparte quindi? I temi per Francesco Russo e la rete di Trieste sono tanti: “periferie, disagio giovanile, welfare territoriale, cambiamento ambientale, le trasformazione delle città, le nuove forme di partecipazione, a partire dai partiti che cosi come sono oggi sono respingenti, sono oggi l’involucro di ciò che erano nel 900, cioè delle comunità, cosa che oggi non è più.”
“I partiti non riescono a vincere questa battaglia sulla crisi della democrazia, la concentrazione dei poteri, pochi ricchi californiani che si prendono il mondo, persino influenzano le elezioni nei paesi europei con i loro mezzi di comunicazione.”

Graziano Del Rio pensa che “per contrastare tutto questo è necessario che ci sia il popolo, la gente, l’associazionismo, una mobilitazione dal basso, e oggi siamo qui per lanciare una grande alleanza”.
Per Maria Pia Garavaglia, politica di lungo corso e ora presidente di Fondazione Roche, “I giovani e i forti oggi sono disseminati nella società, nel volontariato, ma non nei partiti, E questa è la battaglia che dobbiamo fare. Ie dobbiamo parlare e fare appassionare i giovani, che se capiscono che fatica si è fatta per la democrazia chissà mai che poi hanno voglia di difenderla”.

La partecipazione e le regole del gioco

La democrazia non può fare a meno della partecipazione. E di regole che incoraggino i cittadini a partecipare alla vita pubblica e al bene comune. Certo le persone non vanno a votare per tanti motivi, ma di sicuro regole nuove e diverse aiuterebbero a far sentire gli elettori più influenti o più rappresentati. La Garavaglia, citando l’appello di Sturzo, parla di proporzionale e di regole:
“Nell’opinione pubblica c’è la convinzione, che purtroppo corrisponde al vero, che la politica è tutta “cosa” di partito, e quindi non posso scegliere, non solo le persone ma nemmeno i programmi.

Gli Sturzo e i De Gasperi credevano nel proporzionale perché sapevano che la Democrazia Cristiana da sola non poteva fare nulla. Se dico sanità pubblica devo dire anche “quale”, “come”, con che personale” o con quali soldi: gli slogan non accontentano nessuno. Se prometto di aumentare le pensioni o di abbassare le accise e non lo faccio le persone poi non vanno più a votare.”
Secondo Francesco Russo “oggi c’è una esplosione di impegno civico da parte del mondo cattolico proprio perché non ci si ritrova negli attuali schieramenti. Serve dimostrare come sui temi temi concreti si può rompere la bipolarizzazione forzata che è il verto male della democrazia di oggi.”

Cambiare passo

Le visioni vanno raccontate e interpretate. Servono i leader, inutile negarlo. A Milano ci sono Castagnetti e Del Rio, ci sono Romano Prodi in collegamento da Fabriano, una città provata dalla crisi della industria della carta famosa in tutto il mondo e c’è Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore dell’Agenzia delle riscossioni di cui si è parlato molto in queste due settimane. Il primo parla da padre nobile, con l’autorevolezza di chi è riuscito a battere Berlusconi per due volte mettendo assieme una coalizione vincente. Ruffini si affida alla lettura di un lungo documento in cui si ragiona sulla necessita di recuperare gli elettori. Non servono nuovi partiti, serve cambiare passo però. Il messaggio da Milano alla segreteria del PD non poteva essere più chiaro. Lo stesso messaggio arriva da Orvieto, dove si tiene l’assemblea di Libertà Eguale giunta alla sua venticinquesima edizione com Enrico Morando, Giorgio Tonini, Stefano Ceccanti e Paolo Gentiloni. E da Brescia, dall’iniziativa “Qualcosa di sinistra” dove c’è Pierluigi Bersani.

Bersani a Brescia: la mucca e il centro che non esiste

Mentre a Milano ed Orvieto va in scena la giornata dei riformisti e dei cattolici, a Brescia si tiene una assemblea della sinistra del PD. Titolo “qualcosa di sinistra”, teatro pieno come a Milano ma idee decisamente diverse da quelle della comunità democratica. A Brescia c’è Bersani, ormai icona pop della sinistra. Per Bersani “in centro non c’è nulla, oggi serve stare da una parte o dall’altra. Poi siccome le società oggi sono molto frammentate serve che le aree siano plurali”. Nella casa del centrosinistra “c’è una mucca nella stanza, con cui abbiamo a che fare, una destra “di nuovo conio” che minaccia la democrazia”, e si alimenta dello spaesamento, dell’insicurezza, delle disuguaglianze create dalla globalizzazione di questi anni e dalla stagione del neoliberismo. Per battere la nuova destra, “difficile da leggere” serve una politica coraggiosa, fatta di “visione e programma, senza timore di apparire utopici” o troppo radicali. Basta con la nostalgia. Serve aprire alla società, alle forze che ci sono nelle comunità e sono fuori dalla politica da tempo. Insomma serve darsi una mossa.
“Peggio dei passatisti ci sono solo quelli che non hanno nemmeno capito la mucca che abbiamo in casa e si accontentano del battibecco quotidiano tra destra e sinistra».

Tornare a Vincere

La giornata di sabato 18 gennaio non passerà alla storia come la nascita della nuova Democrazia Cristiana, o di un nuovo Partito di Centro, il luogo più affollato ed ambito della politica da sempre. È stata piuttosto la giornata dei cattolici e dei riformisti che chiedono un confronto ed una discussione sulla linea del Partito di cui fanno parte, e della ribalta di Paolo Gentiloni, con sale piene e evidenti segni di vitalità.
I protagonisti Gentiloni e Morando ad Orvieto, Prodi Del Rio e Ruffini a Milano dicono di non voler fare una corrente né un nuovo partito di centro, ma sostengono che al PD e al centro sinistra serva una svolta, nelle idee come nella postura. Brava la Schlein, che ha tenuto e recuperato in un contesto tutt’altro che semplice, ma ora per vincere al PD serve un anima riformista, altrimenti, dice Gentiloni, “la credibilità di un’alternativa di governo non sarà mai completa, non sarà mai sufficiente”. Troppo radicale e massimalista il pd di Schlein per essere una alternativa di governo credibile.


Non serve un nuovo partito od una nuova corrente. Al centro c’è (anche) il PD e nel Pd ci sono i cattolici ed i riformisti. Con buona pace di Renzi, Calenda e Lupi, e di un sistema elettorale generoso nel valorizzare i piccolini che affollano il centro dello schieramento.
Il tema però dalle parti del centro sinistra è sempre lo stesso: quale è la linea del Partito democratico e che cosa è oggi il PD di Elli Schlein.
Il PD ha tenuto, anzi ha riconquistato consenso nei sondaggi, ma stenta a definire una linea e ad imporre una leadership nell’opposizione, nonostante resti la forza egemone nella coalizione di centro sinistra. I Dem faticano a tenere assieme i pezzi e le anime da cui è composto, in perenne competizione fra loro, nonostante l’unita di facciata e le buone intenzioni.

I prossimi passi…

Quale è ora il prossimo step per i cattolici e i riformisti del Pd? Da Milano Pizzul pensa che ci sia il tempo necessario per “lavorare per rafforzare le reti e tenere i contatti, senza ingabbiare nessuno.” Nel suo discorso Pierluigi Castagnetti fa notare che si è persa l’abitudine a confrontarsi e a discutere e che ora si debba riscoprire la bellezza di provare a costruire assieme qualcosa.
“Tra le persone” osserva Del Rio, “c’è grande interesse e l’esigenza di parlare, di confrontarsi, di ascoltare le straordinarie energie che vengono dal basso, dentro il mondo cattolico ma non solo. C’è bisogno di fare un salto di qualità, avere più forza e scendere in campo per contrastare la crisi della democrazia”.


A metà febbraio la Rete di Trieste lancerà la sua prima costituente a Roma. Francesco Russo è ottimista. “Oggi ci sono quasi 500 amministratori nella rete di Trieste, che si è già riunita a Napoli a Roma e a Milano e in molte città della penisola. “Tutto è politica, e tutta la comunità cristiana è chiamata ad occuparsene” dice Russo, “noi speriamo che ai giovani che oggi si occupano di volontariato torni la voglia di occuparsi anche di politica, che come diceva Paolo VI rimane la più alta forma di carità. La rete sta lavorando sulle connessioni uno alla volta, dandosi tempi medi, senza la fretta di fare il botto mediatico. Cosa diventerà la rete oggi non lo sappiamo. Noi partiamo dal basso, diamo protagonismo alle persone e ascoltiamo, cercando di costruire la nostra identità a partire dai contributi che vengono dati dalle persone o dalle buone pratiche che tanti amministratori stanno realizzando, e dalle cose buone che si stanno facendo. Insomma, bisogna costruire una presenza per contenuti e stili o capacita di stare insieme.”
Vale anche per il Pd. In fondo meglio tardi che mai.

P.S.: La sinistra, il centro sinistra di oggi, è un vaso di Pandora, alle prese con tanti problemi, rimossi e nascosti per troppo tempo e che ora si manifestano in tutta la loro urgenza.
Ad una sinistra che negli anni sembra avere perso buona parte delle spinte ideali che ne hanno contraddistinto la storia e i successi del secolo scorso una riflessione profonda sembra essere non solo utile ma necessaria. Serve fare i conti con la storia. E con i protagonisti di quel passato, da Sturzo e Nenni a De Gasperi e Fanfani fino a Craxi, Moro e Berlinguer, grandi della politica che ha trasformato un paese arretrato economicamente e socialmente devastato dalla dittatura e dalla guerra in un membro del G7 e in uno dei soggetti che ha costruito l’Europa.
Serve aprire il vaso, senza nostalgie, ne passatismi. Sapendo che nel gioco della politica e della democrazia dell’alternanza perdere fa bene se aiuta a rigenerarsi e a migliorare.


Commenti

Una risposta a “CAMBIARE PASSO”

  1. Avatar Giuseppe De Michele

    Complimenti all’ autore dell’ articolo Diego Castagno per la bella e incoraggiante sintesi dei due eventi di Milano e Orvieto . Le interrelazioni tra i vari interventi, i richiami storici e i temi importanti che connotano il nostro tempo e le considerazioni finali denotano sensibilità’ e profonda conoscenza politica.