SERGIO RESTELLI
Il turismo in Italia è sempre stato un importante contributo all’economia del paese, attirando milioni di visitatori ogni anno e contribuendo ogni anno al PIL del Paese. Il turismo in Italia vale molto più anche di quanto indicato dagli indicatori economici, in quanto la voce turismo nel nostro Borsino Nazionale non esiste, esiste l’industria della ricettività e dell’accoglienza, ma il turismo è molto di più e incide sui trasporti, su ristorazione, su acquisti e su molte altre voci del nostro borsino economico. Dai pittoreschi canali di Venezia alle antiche rovine di Roma, l’Italia offre un ricco patrimonio culturale e paesaggi mozzafiato che continuano ad affascinare i viaggiatori di tutto il mondo.
Tuttavia, l’industria del turismo in Italia sta affrontando una sfida critica: trovare un equilibrio tra fornire esperienze autentiche e gestire i limiti logistici del turismo di massa che quest’anno ha subito le prime crepe: troppo esposto a caro prezzi, a strutture ricettive non adeguate ai tempi e alla modernità e a musei e istituti e luoghi di cultura o sovraffollati o dimenticati nonostante le ricchezze detenute. Per apprezzare veramente la bellezza dell’Italia, i turisti devono andare oltre i punti di riferimento iconici e approfondire lo stile di vita delle comunità locali. È attraverso queste interazioni che i visitatori possono acquisire una comprensione più profonda della ricca storia, delle tradizioni e dello stile di vita della comunità ospitante. Immergendosi nella cultura locale, i turisti possono contribuire alla sostenibilità della destinazione e sostenere i mezzi di sussistenza delle comunità che visitano promuovendo anche un senso di connessione e rispetto tra viaggiatori e gente del posto. Tuttavia, mentre aumentano guru, politici e sciamani del turismo i limiti logistici del Paese stanno diventando sempre più evidenti.
Le tensioni infrastrutturali, il sovraffollamento delle solite mete, gli impatti ambientali sono alcune delle sfide che devono essere affrontate per garantire la sostenibilità a lungo termine dell’industria del turismo. Per superare questi limiti, è fondamentale per il settore turistico e per le municipalità adottare un approccio più sostenibile che si concentri sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Ciò può essere ottenuto promuovendo pratiche di turismo responsabile, incoraggiando destinazioni fuori dai sentieri battuti e attuando misure per ridurre al minimo l’impronta ambientale delle attività turistiche. In questo modo, l’Italia può preservare il suo patrimonio unico offrendo al contempo un’esperienza più piacevole e sostenibile sia per i visitatori che per la gente del posto.
Quando si tratta di esplorare l’Italia, la maggior parte dei turisti pensa immediatamente a destinazioni popolari come Roma, Venezia e Firenze. Queste città hanno indubbiamente il loro fascino e offrono una miriade di attrazioni storiche e culturali. Tuttavia, c’è molto di più in Italia oltre a questi hotspot turistici. Enit, l’Ente Nazionale Italiano per il Turismo, ha riconosciuto la necessità di promuovere borghi e città meno conosciute che abbiano un carattere unico e che attendono di essere scoperte dai viaggiatori.
Ottimo il proposito ma come possiamo perseguire questo obiettivo? Come vogliamo arrivare a questo obiettivo senza un percorso di totale riorganizzazione non tanto legislativa (per carità non fate altri danni) ma almeno di processi di vendita?
Ormai l’80% del mercato turistico risiede nel digitale, come pensiamo di intercettare questa domanda? E’ per di più impensabile sviluppare un percorso di net marketing? Possibile che a Fiumicino principale aeroporto d’Europa non ci sia un grande “punto informativo nazionale” che aiuti a raggiungere alle destinazioni. E’ necessario oramai lavorare in via complementare e sussidiaria spostando l’attenzione dal percorso ben battuto alle gemme nascoste dell’Italia, mirare a fornire ai turisti e i protagonisti di questa cambiamento penso debbano essere le liste civiche.
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