PULSIONI E CONDIZIONAMENTI QUINTA PARTE

UN SAGGIO A PUNTATE DI

La memoria

Una delle prerogative della senilità è l’uso della memoria, che corrisponde alla possibilità di disporre di conoscenze passate, che siano state in un modo qualsiasi disponibili. Pertanto non conoscenze del passato, che possono essere anche un’acquisizione attuale, ma elementi diciamo metabolizzati già da tempo in quanto conosciuti, vissuti e utilizzati. Pla-tone e Aristotele chiamavano i due momenti della memoria, che oggi indicheremmo con ritentiva e ri-cordo, conservazione di sensazione e reminiscenza.
Noi pensiamo in questa sede alla memoria come esperienza, vale a dire alla capacità, tipica degli an-ziani, di utilizzare dati memorizzati per valutare cir-costanze attuali, e per tracciare un bilancio della pro-pria esistenza, in funzione di percorso. Chiunque ab-bia assistito all’invecchiamento di un genitore si è potuto rendere conto che quando il suo pensiero co-mincia a confondere i dati della vita precedente con la realtà, allora la vita si allontana, e non c’è più coscienza attiva, ma solo una sorta di sopravvivenza onirica.


Questo vuol dire che la memoria, e il presente passato, sono alla base del nostro essere persone umane, e che quando non ci sono più, non siamo nulla, diventiamo piante, oggetti, in attesa di scomparire. Le moderne possibilità di studio del cervello hanno consentito di accertare la sede della memoria, anzi delle memorie, e di comprendere come possa accadere per esempio che una persona anziana, o una persona colpita da ictus, si ricordi fatti di trent’anni prima e si dimentichi di avvenimenti del giorno stesso.
La collocazione delle varie fasi della memoria in zone diverse del cervello, a partire dalla corteccia cerebrale, hanno spiegato inoltre come persone colpite da ictus o menomate dalla nascita da forme di autismo, possono sviluppare forme di memoria superiori al normale e capacità di concentrazione ec-cezionali.
Ars magna la definiva il mistico spagnolo Raimondo Lullo ripreso poi da Giordano Bruno con l’Ars memoriae e da Leibniz con la sua ars combi-natoria, e il termine ars sta a significare che allora la memoria era uno strumento importante che doveva essere raffinato con metodi strumentali di vario genere, come per esempio quello di collocare i ricordi in un palazzo mentale ordinandoli nelle stanze e ripercorrendo le stesse strade per recuperarli.
A nessun grande pensatore è sfuggita l’importanza della memoria, al punto che Plotino arrivò a supporre che il corpo fosse un ostacolo e non un aiuto. Sant’Agostino la chiama il ventre dell’anima,
mentre San Tommaso il tesoro e il posto di conservazione della specie.
Il concetto di memoria come meccanismo associativo è stato espresso da Spinoza come segue: “Non è altro che una certa concatenazione delle idee implicanti la natura delle cose che sono fuori del corpo umano la quale si produce nella mente secondo l’ordine delle affezioni del corpo umano”.
Nietzsche, in modo molto più concreto, scrisse che la memoria soggiace, per esempio, all’orgoglio, e gli studi più recenti hanno confermato questa tesi, cioè che la memoria non è una immagine scolpita sulla roccia, ma segue il movimento del cervello nelle sue modificazioni. Come dice la psicoanalisi e conferma la scienza, si modifica fino a raggiungere un grado di minima compatibilità con la nostra vita, affinché riportare il passato al presente, come descrive Bergson, non comporti un perenne trauma.
Avviene pertanto che la nostra mente concili ricordi spiacevoli o vergognosi con giustificazioni e compensazioni creando una sorta di giudizio che rendendo le immagini più tolleranti consenta di riportarle al presente senza quella sofferenza, che sarebbe diversamente automatica.
Non è un caso che quando questo processo non è attuabile, o per la resistenza del ricordo, o per l’incapacità di mitigarlo, la sofferenza ricorrente può trasformarsi in nevrosi ossessiva o in desiderio di suicidio.

Frequente è il caso di fidanzati abbandonati che fanno della memoria degli attimi felici con la ex compagna un meccanismo di vita, diventando quasi schiavi di quell’immaginazione senza la quale non ritengono valga la pena di sopravvivere, o che li porta ad azioni violente verso colei che non vuole più rappresentare quel passato presente così impor-tante per loro. Oggi la memoria, nella nostra epoca di prestazioni, è uno strumento soggetto ad attacchi costanti: il desiderio è pulsione e ricordo di qualcosa di piacevole e se imprimo nella mente il marchio di qualcosa di piacevole, allora il passato presente di-venta attualità del desiderio e costante coazione all’acquisto.
La memoria pertanto diviene elemento da in-fluenzare in tutti i modi, con immagini, storie, riferimenti, circostanze: scopo primario incidere nell’archivio perenne, quella che resta per sempre, come andare in bicicletta o nuotare, per esempio, evitando la memoria temporanea, che nei lobi fron-tali fa circolare per alcune ore i dati per poi perderli definitivamente.
Se il mio desiderio di bere, che deriva dalla sete, risveglia la memoria di una “Coca Cola”, o se l’immagine di Babbo Natale mi richiama alla mente quella bibita, vuol dire che la mia mente è stata marchiata in maniera consistente da una pubblicità co-stante nel tempo ed efficace.

Ha descritto in modo esauriente questi fenomeni il filosofo americano Watson. La memoria negli an-ziani è come un ventaglio bucato in più punti: si è adattata al loro modo di descrivere la vita, ha assunto connotazioni, colori e forme, ha idealizzato, fissato, fotografato immagini e tratto conclusioni, anch’esse memorizzate per sempre, ed è una strada ripercorsa sempre più spesso, man mano che la deambulazione diviene più faticosa e la vita più semplice. Ma ha perso elementi, ha forse selezionato e rimosso, si è in un certo senso consumata, personalizzata. Non è più una registrazione, ma un’autobiografia che ci fa capire chi siamo stati, chi avremmo voluto essere e cosa avremmo voluto succedesse.
Oggi la memoria è agevolata dalla tecnica e dalle registrazioni: praticamente quasi ogni istante della vita, dei giovani in particolare, è fissato in immagini, video, messaggi che sono non solo a loro disposizione, ma tramite i social a disposizione di un vasto pubblico.
Una mia fotografia in Puglia, molto ordinaria, con figlia e trulli, ha avuto 350 apprezzamenti dai frequentatori di Facebook: come dire che quell’istante e quel viaggetto, dimenticabile, rimane per sempre o quasi nella memoria di alcuni e certa-mente di mia figlia, che lo potrà riportare alla mente tra molti anni.
Il tradizionale album di fotografie di un tempo si è allargato a dismisura rendendo la memoria più agevolata e molto più capiente ed è possibile che questo fenomeno, con il passare del tempo, agisca anche nei confronti degli anziani che possono in tal modo sostenere la loro indebolita capacità.


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