L’EVOLUZIONE DEI COSTUMI

Parliamone: La famiglia.

Senescenza e famiglia sono concetti molto concatenati: per lunghi secoli l’evoluzione e la funzione delle persone e avvenuta all’interno del nucleo, in un succedersi di ruoli che sembrava automatico e privo di ostacoli. Certamente non era nemmeno allora un percorso perfetto, ma almeno nelle sue linee programmatiche non presentava incognite.

Lo sfaldamento della famiglia, che non ha molti anni ma si percepisce negli ultimi cinquanta e drammaticamente negli ultimi venti, ha portato con se una rivoluzione anche per gli anziani, spesso non responsabili del cambiamento ma certamente incapaci di affrontarlo.

Citando la semplice realta, la famiglia non e piu un rifugio certo, le persone vivono da sole, talvolta si sono rifatte un nuovo nucleo, diverso, spesso i figli sono in balia di situazioni imprevedibili.

I nonni, gli anziani, si sono ritrovati due distinti problemi: l’ubi consistam, dove stare, fisicamente, e come partecipare al disastro collettivo, con quale funzione.

La vecchiaia non è piu lo scivolo delicato verso la pace, ma un nuovo periodo di guerra nel quale risfoderare la armi e combattere, purtroppo con poche forze e spesso armi spuntate.

Diceva Shopenauer: “moriamo tutti con le armi in pugno”.

J’anziano vive oggi un paradosso: spesso e lui stesso il centro degli interessi, non ea lato, non e nelle retrovie a guardare, ma deve sfidare gli eventi e guidare il nucleo familiare, pluricomposto, con quello che ha, di solito una pensione e una casa. Ed ecco che abbiamo di fronte un elemento chiave di questo nostro studio, attenzione a non sottovalutarlo: il fattore economico.

il fattore economico: Sembra quasi meschina la mescolanza tra questi due elementi, quasi sconveniente, ma la societa dei consumi, questa specie di capitalismo tecnologico che stiamo provando, non consente di fare a meno di uno degli eleinenti fittizi, creati su misura, teorici, che sono i soldi. Una societa solidale, come quella che descrivevamo prima, aveva al suo interno regole forse non scritte ma ben metabolizzate, c’era il padre, il figlio, il nonno, il bisnonno in un succedersi di lavoro e di proprietà.

Oggi c’è la pensione del nonno, la casa del nonno poi un padre o una madre, in alternativa, ma entrambi in affanno economico, un figlio disoccupato, forse, spesso, un nipote disoccupato. Gli elementi si sono invertiti di fronte alla crisi della struttura familiare e della struttura economica: gli anziani emigrano alle Canarie o a Lisbona per far sl che la loro pensione valga di più e serva di più.

Eppure avevamo detto all’inizio che senilita e in un certo senso abbandono della vita attiva!

Non e più così, bisogna prendere atto di questa nuova realtà. Ma come si e arrivati a tanto? lnnanzitutto la salute delle persone: una volta si moriva a sessant’anni, se non prima, le malattie erano devastanti e il decadimento veloce. Ricardo, come tutti, mia nonna a sessantacinque anni, mio nonno a sessantotto, erano decrepiti, chiusi, pieni di medicine e di dolori. Oggi un uomo di settanta anni fa sport, si sposa, le donne diventano madri a cinquant’anni e oltre. In un periodo tutto sommato breve la scienza ha fatto miracoli, ma non la società, che ha dovuto confrontarsi con un panorama totalmente diverse, moltissime pensioni da pagAre, meno giovani, perche i figli costano, molta sanita, che costituisce oggi il vero vu/nus dei conti pubblici, e un salto generazionale.

il naturale passaggio di patrimonio e di esperienze tra padre e figlio e sostituito di fatto dal passaggio tra nonno e nipote, perche quando il padre muore, per esempio a ottantacinque anni, il figlio ne ha già sessanta, e a sua volta anziano, ma soprattutto ha già dovuto affrontare la vita senza il supporto della struttura precedente, e non sempre ne e stato capace. Assistiamo spesso a liti per la gestione di una pensione, o a casi limite di individui che tentano di nascondere la morte di un genitore per continuare a godere della rendita, pur modesta. Questo salto, come tutti i movimenti sussultori, non e stato privo di conseguenze, ed e alla base di pericolosi sbandamenti sociali.

Solo per citarne alcuni, l’anziano che si trova ancora al centro del meccanismo talvolta non si accontenta più della anziana consorte, e diventa vittima di una insana propensione per nuove compa-gne, anche in funzione di amanti, cosi come donne mature convivono con uomini molto piu giovani di loro.

il divario tra le età si e pertanto accorciato lasciando spazio a veri e propri rapporti “monstre” che non creano piu scandalo ma producono disagi strutturali. La violenza che ha a che fare con le condizioni economiche e molto aumentata, rendendo gli anziani, spesso soli,

costantemente a rischio di truffe e rapine. L’adeguamento della società a questi nuovi fattori e stato lento e difficoltoso: dicevamo della sanita, messa a dura prova dalla resistenza delle persone e costretta ad ingigantirsi oltre misura, ma lo stesso discorso vale anche per la televisione, indotta a parametrarsi con un pubblico esclusivamente adulto, per non parlare dei mezzi pubblici che vivono un’era di nevrosi, incastrati tra la necessita di dare comunque supporto alla terza età e nuovi tecnicismi che l’anziano non ha facilita a comprendere. Le strutture urbanistiche, le logiche di costruzione degli immobili, le automobili, i quotidiani, sono stati condizionati da una evoluzione così veloce: adeguarsi e divenuta una necessita.
Entrando oggi in un supermarket non si pu6 non notare che ci sono interi scomparti dedicati alle porzioni singole, anche di pasta, destinate al vasto pubblico di chi vive da solo e non sa cucinare, o non riesce.

Ecco che i tre elementi che avevamo individuate all’inizio del nostro studio, avvicinarsi del termine della vita, abbandono dell’attività lavorativa e decadimento fisico hanno subito mutazioni genetiche.

Partiamo questa volta dall’ultimo. La vecchiaia si manifestava fino a non molti anni fa, salvo casi gravi, con forme di artrosi che impedivano una deambulazione veloce, un costante incurvamento della schiena, un avvizzimento della pelle con comparsa di numerose rughe, la perdita dei capelli, qualche tremolio, un costante abbassamento della vista, una inesorabile stanchezza. L’attività sessuale era un pallidissimo ricordo.

Oggi la scienza e intervenuta su tutti questi fattori con specifici rimedi: l’anziano non e più obbligatoriamente curvo, anche se, credo valga per tutti, non ha piu l’agilità per infilarsi le calze con scioltezza o per raccogliere un oggetto per terra con velocita; riesce a fare ginnastica e qualche sport adatto, per la pelle ci sono creme specifiche, per i capelli un po’ di tutto, per la vista lenti, occhiali e operazioni miracolose di cataratta, per il sesso Viagra, Cialis e quant’altro. C’e un rimedio per qualsiasi minima manifestazione, caviglie gonfie, difficolta ad addormentarsi, dolori muscolari, indebolimento dell’udito. Tutto questo porta a risultati straordinari, ma anche ad una illusione straordinaria, che a tutto c’e soluzione, e che il rimedio va preso non in senso negative, ma come un fatto, una realtà come un’altra.

L’abbandono del lavoro, dell’attività, per l’anziano che abbiamo appena descritto, e un pensiero lontano. La rinnovata energià, anche se conquistata con i farmaci, viene vissuta talora come una grandissima opportunità: se un anziano di settantacinque anni vuole ancora andare con una prostituta, perche no? In fondo sfoga la sua sessualità, si mantiene in vita invece di appassire davanti al camino, spende due lire e le mette in circolo, e soprattutto non fa male a nessuno.

Un altro vuole partecipare alla maratona di Roma? Bene, quaranta kilometri e dimostra che si può ancora fare. A chi lo dimostra? Certamente a se stesso, ma siccome come dice Lacan, parlare esempre parlare ad altri, e il confronto con la società che motiva l’anziano a farsi ve dere in forma, e la costante competizione con il prossimo e con le vicende della vita che lo devono trovare ancora capace di confronto. La morte si allontana, salvo restare dietro la porta pronta a bussare anche se in ritardo. In tutto questo il fattore economico, come dicevamo, gioca un ruolo determinante in quanta i rimedi sopradescritti costano, talvolta molto, e incidono pesantemente sul reddito degli anziani pensionati non appartenenti alla upper class. Non e pensabile che uno di costoro spenda venti euro per una pasticca blu o si iscriva ad un circolo o si faccia curare privatamente. Ed ecco che nuovamente il fattore economico crea la frattura sociale tra anziani di serie a e di serie b, tra coloro che affrontano la terza eta con la spinta della tecnica e della sanita e coloro che appassiscono come prima in un lento abbandono.

Ovviamente anche l’aspetto lavorativo viene intaccato dal medesimo fattore, con il risultato che ci sono anziani energici che non mollano mai, si candidano ancora per qualunque incarico, e poveri vecchi che non hanno i denti.

Il nostro paese, poi, essendo condito d’ipocrisia, non riconosce il valore straordinariamente prospettico della giovinezza, ma tollera e talvolta facilita l’approccio mafioso dell’esperienza, ignorando del tutto il fattore eta in qualunque contesto. Abbiamo pertanto politici ottuagenari ridotti come simulacri di un vecchio potere ma costantemente capaci di esempi negativ, presentatori televisivi con dentiere e parrucchini, presidenti di banche inchiodati alla poltrona, persino sportivi che non vogliono lasciare il campo.

Il terzo fattore, l’avvicinarsi del termine della vita, con i presupposti appena narrati, e destinate principalmente agli anziani senza soldi. Costoro devono morire, si sa, si dice, e in alcuni casi si sollecita.

Un vecchio malato e povero è un peso per la famiglia e per la società, il fatto che resista non rende allegri, e solo una inutile tortura per tutti, vuol dire assistenza, spostamenti, ospedali degradati, posti letto nel corridoio. L’anziano benestante è invece ancora fonte di reddito, può sistemare i generi incapaci in qualche posto tranquillo, può promettere, può godere in misura certamente ridotta ma ancora sufficiente dei beni della vita.

Il termine della vita, in questo nuovo quadro creato dalla tecnica, per molti si c’e più. In una esistenza basata sulla prestazione e sui soldi, le immagini evocate dal Papini, il profumo di un fiore, una musica melodiosa, non sono sufficienti motivi per continuare a sopravvivere. Lo è lìimmagine delle cosce di una cameriera, come ben descriveva il regista Salvatore Samperi, o il profumo di una aragosta con le patate.

NOTA: L’IMMAGINE DELL’ARTICOLO È UN FOTOGRAMMA DAL FILM “LA FUGA DI LOGAN”


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