TRA MEMORIA E TRENDING TOPIC

Stefano Rolando ha raccolto e pubblicato (con Editoriale Scientifica di Napoli) le versioni scritte dei suoi settimanali podcast nel 2024

di Giampaolo Sodano

Stefano Rolando è un mio amico da più di quarant’anni. Dai tempi, suoi e miei, di una Rai allora sfavillante.

Lui ha fatto molte altre cose. In istituzioni e in imprese. Fino a scegliere l’università di ruolo continuando, in libertà, a porsi criticamente rispetto alla politica, alla qualità sociale e della vita, alla formazione delle nuove generazioni. E quindi anche scegliendo un giornalismo divulgativo, di spiegazione, che ha caratterizzato anche il suo impegno in “Mondo Nuovo” fin dall’inizio.

Tra i nostri collaboratori – sia in forma scritta che in audio – è quello che ha contribuito di più.

Stando sui temi dell’agenda ma con lo scopo di mettere nessi tra evento ed evento, cercando di capire e di far capire l’andamento delle cose: l’Italia, il mondo, la democrazia, la rappresentazione del potere e delle buone idee, lo spettacolo, i media, la cultura.

Da qui la sua rubrica intitolata “Il biglietto da visita”, appunto il come ci si rappresenta. E come la rappresentazione contenga pace e guerra, convergenze e conflitti.

In parallelo anche una critica costruttiva alla crisi dei partiti, sostenendo la difficile causa del civismo. E alcune battaglie di punta, con molte argomentazioni, come quella riguardante l’astensionismo.

Riletti nell’insieme la cinquantina di pezzi restituiscono i dilemmi (e alcune loro motivazioni) della transizione appena trascorsa e per certi versi ancora in corso, pur se nelle follie e nelle distorsioni nuove che vanno insorgendo. Ma appunto ogni anno genera radici per capire l’anno seguente.

Ne abbiamo parlato insieme per i lettori di MN. Dieci domande e dieci risposte.

Giampaolo Sodano: Prima di tutto il senso del titolo: Tra memoria e trending topicVuoi spiegare?

Stefano Rolando: Di memoria mi sono occupato spesso in questi podcast. La storia e le radici. Che spesso sono materia tagliata. A cui i giovani faticano ad avvicinarsi. Ma che poi la realtà ci obbliga a rileggere e capire, anche per capire il presente. C’è molta “questione italiana” con il fascismo risorgente, con anniversari messi in ombra e che vanno invece considerati opportunità. Ma c’è anche Europa, fonte di speranze e delusioni. “Trending topic” è stato il titolo di un podcast per parlare dell’aria che tira. Cioè, il vezzo dei media e della politica di andar dietro appunto alla dominante del momento, derubricando fatti e notizie. Insomma, le polarità della rappresentazione.

A chiudere gli occhi e scegliere la notizia dell’anno, per il 2024, cosa scegli?

Sul tema della memoria scelgo il centenario Matteotti, che ha prodotto non a caso 100 nuovi libri sull’argomento. Pieno di allusioni, di radici lunghe, di implicazioni etiche e civili. Che ci ripropone il dna italiano diviso in tre: i virtuosi, i facinorosi, gli indifferenti. Per Matteotti c’è anche una metafora della politica di tutto il ‘900 che arriva fino ad oggi: lo spazio dei riformatori schiacciato tra l’estremismo di destra e il massimalismo di sinistra. Sul tema dell’aria che tira propongo tre titoli dei pezzi pubblicati: Il caso Sangiuliano; Giorgia, l’uomo forte d’Europa; il 43% degli omici è in famiglia.

La scrittura, del parlato e del testo da leggere, è la stessa?

Sì e no. La mia si avvicina, perché mantengo una linea di ragionamento, non faccio giornalismo emozionale o gridato. Ma non è la stessa. Nel parlato bisogna fare qui e là esempi per non far perdere il filo e l’attenzione. Certe volte ci si dimentica che nel parlato il punto va messo al massimo ogni due righe. Certe volte si commette l’errore di una digressione, che andrebbe evitata.

Quale è l’argomento trattato che ti ha dato più riscontri?

Forse quelli che poi sono stato oggetto di dibattiti (per lo più al Circolo Caldara a Milano) e quindi i rischi e le opportunità dell’Europa e l’impianto teorico del governo Meloni (“Questa Nazione”).

Quali sono le maggiori continuità e discontinuità tra il 2024 e il 2025?

La maggiore continuità tra i due anni è rappresentata dal ruolo della domanda rispetto all’offerta sia in campo politico che culturale. Lo spostamento a destra – in Occidente – di una parte sostanziale del vecchio elettorato di sinistra (c’è un pezzo nel libro al riguardo) ha creato le basi prima per il populismo e poi per il sovranismo con i ponti levatoi alzati. Era così nel 2024, il 2025 ne ha fatto una bomba occidentale. Dall’altra parte ci sono le due maggiori guerre alle porte dell’Europa a spiegarci (in continuità tra i due anni) la continuità del “non governo” dei conflitti.

La maggiore discontinuità se posso dire è l’accentuata presa di distanza – grazie all’influenza interna e internazionale del trumpismo – dai significati fondanti della “democrazia”. Una provocazione soprattutto antieuropea a cui ancora non si sa se l’Europa riuscirà a tener testa.

È vero che la tua è una scrittura “razionale”. Ma ci saranno in questi libri alcuni brani in cui riconosci una buona dose di emozionalità?

Faccio presto a dirli. Certamente il pezzo in morte di Aleksej Navalny. Nel piccolo delle nostre cose, la recensione del film italiano “Vermiglio”. I quattro testi finali di congedo da grandi amici. E stando a figure che mi hanno insegnato cose, i testi  che riguardano all’inizio Piero Bassetti e alla fine Giuseppe De Rita, due figure diverse di cattolici dialoganti.

E quello che ti ha richiesto più lavoro?

Lo svisceramento delle ambiguità del pensiero del ministro della Cultura Alessandro Giuli a proposito del suo libro dedicato alla “coppia” Gramsci – Bottai.

Un tuo tema frequente, il rapporto con le nuove generazioni…

È un obbligo contrattuale per un professore universitario. Qui ci sono molti riferimenti, sia nei pezzi storici, sia sul tema dell’astensionismo, sia riproponendo il filo rosso degli anni Sessanta. E poi – nel capitolo sociale – c’è il tema trattato direttamente: quello delle “staffette, tra affetti e polemiche.

Quale è il riferimento al tuo lavoro professionale dell’anno?

Sono due. Il primo riguarda Napoli con una breve cosa sui sindaci, scritta al momento dell’elezione di Gaetano Manfredi a presidente dell’ANCI. A Napoli sto concludendo un rapporto proprio voluto dal sindaco sull’immaginario collettivo della città (tema di straordinaria portata). Il secondo si intitola “Nitti interprete del ‘900”, riguarda il grande volume che raccoglie atti e sessanta scritti dedicati al centenario del governo Nitti (presiedo la Fondazione a Melfi e Giuliano Amato ha presieduto il comitato delle celebrazioni). L’editore è sempre Editoriale Scientifica. Il volume, al di là della mia curatela, è importantissimo per la storia d’Italia.

Una cosa insolita?

Il “modello Yannik”, scritto all’inizio dei suoi successi.


Commenti

2 risposte a “TRA MEMORIA E TRENDING TOPIC”

  1. Avatar stefano rolando

    Grazie Giampaolo!!

    1. Avatar Giampaolo Sodano
      Giampaolo Sodano

      Grazie Stefano. la tua è una amicizia e una collaborazione preziosa.