La realizzazione di un sogno
di Giuseppe Costigliola
Le autobiografie sono interessanti nella misura in cui riescono a rendere, attraverso una vicenda di vita personale, il ritratto di un’epoca. Storia privata e collettiva, insomma, armonicamente fuse.
È ciò che accade nel libro di Marzia Roncacci, L’invidia del pene, edito da Frascati e Serradifalco Editori (210 pp., € 18). L’autrice è la nota giornalista Rai che da anni conduce un programma premiato da notevoliriscontri di gradimento, Tg 2 Italia Europa. In molti, affascinati dalla preparazione profusa nel lavoro, dallo charme con cui presenta e intervista i suoi ospiti, si saranno incuriositi della vita privata di questa giornalista. Be’, questo libro è pane per i loro denti.
Il titolo, allusivo e provocatorio, rimanda ovviamente alla nota teoria freudiana secondo la quale nelle bambine, in seguito alla scoperta della differenza anatomica dei sessi, sorgerebbe “l’invidia del pene”, manifestazione del complesso di castrazione. Ipotesi da tempo superata, che tuttavia ben si presta ad esporre il tema fondante di questa autobiografia, ovvero l’affermazione di genere, del sesso cosiddetto “debole” – che debole non è per niente –, le conquiste ottenute in anni di lotte, di trasformazione culturale e del costume, di modifiche legislative che hanno portato alla tanto agognata parità di diritti. In questa storia affascinante che ha attraversato il Novecento, ricca di eventi nodali e nomi illustri, s’innesta quella dell’individuo Marzia Roncacci, che, nel suo farsi donna, professionista e libera cittadina, giammai ha provato “l’invidia del pene”, come sin da subito mette in chiaro.

Articolato in venti capitoli, il libro principia con l’agile racconto biografico dei genitori dell’autrice, dall’infanzia alla giovinezza, sino al matrimonio e la messa al mondodella piccola Marzia, nel cui nome, voluto dal padre, s’annida quello spirito guerriero che ne avrebbe segnato l’esistenza, facendola diventareuna “ragazza agguerrita che vuole rimanere orgogliosamente donna ma non accetta la subordinazione ai maschi”. Ed ecco scorrere davanti agli occhi del lettore la Roma dell’ultimo conflitto mondiale, gli anni della ricostruzione e la nascita della Repubblica, con il primo, storico voto concesso alle donne, il decollo degli anni ’50, con un’Italia ancora “codina e bigotta”, quindi il cosiddetto boom economico che, pensiero oggi fantascientifico, proiettò il nostro Paese tra le maggiori potenze del pianeta, sconvolgendo antiche tradizioni degli italiani. E ancora, con l’infanzia dell’autrice, gli anni Sessanta e i rivolgimenti del costume portati dai movimenti sessantottini, il decennio successivo, anni di piombo ma anche di fondamentali conquiste civili come lo Statuto dei lavoratori, il Diritto di famiglia, la nascita del Servizio Sanitario Nazionale, la legge sull’aborto, l’affermazione progressiva dei movimenti femministi che hanno innervato con la loro forza creatrice e carica distruttiva di tabù e ingiustizie ogni campo della politica e della cultura. E ancora, i mutamenti degli anni Novanta, con la caduta della Prima e la nascita della Seconda Repubblica, le grandi trasformazioni dell’ultimo trentennio.
In tutto ciò, Roncacci racconta la lenta, progressiva crescita quale donna e cittadina avvertita: i momenti formativi in seno alla famiglia, ambiente sano e costruttivo, il rapporto viscerale con il nonno Angelo, uomo di grande intelligenza e di visioni aperte, il quale le ha trasmesso valori e insegnamenti che lei saprà mettere a frutto, gli anni del liceo, con le prime cotte, dell’università, frequentata in anni complicati (“alla Sapienza ho imparato a vivere, anzi a sopravvivere”) per le rivolte dei giovani della generazione del Settantasette e per una situazione politica interna disastrosa, principiata con la strage di Piazza Fontana, che ebbe tragico picco nel sequestro e nell’omicidio di Aldo Moro e nella strage di Bologna. In tale contestotrova appunto adeguato spazio la vita privata, con il matrimonio contratto in giovane età, la nascita dell’amato figlio, ladifficoltà di contemperare studi e famiglia, iruoli tradizionali assegnati dalla società e da un marito geloso con i sogni di affermazione e realizzazione professionale quale individuo e donna: una testimonianza importante, che magari può essere d’aiuto a ragazze che oggi si trovino in una situazione analoga, poiché una parità concreta e definitiva tra i sessi è ancora lungi dall’essere raggiunta, come ci ricordano i casi di femminicidio e iresidui di patriarcato che ancora ammorbano il nostro tempo.
Di particolare interesse la ricostruzione del lungo praticantato compiuto dall’autrice in quotidiani locali e nelle redazioni di network radiofonici, anch’esso assolutamente formativo, le esperienze dei viaggi quale inviata (emozionanti i ricordi del periodo passato in Umbria a seguire gli eventi dopo il devastante terremoto che colpì la regione nel 1997, o quellidella Grecia distrutta dalla crisi economica del 2008), gli snodi fondamentali nel lavoro (le interviste a Maurizio Costanzo, Vittorio Gassman, il sequestro Soffiantini, l’incontro con un vice direttore del Tg2), sino alla realizzazione di un sogno a lungo coltivato, l’assunzione in Rai, rievocazione anche arricchita da qualche aneddoto relativo a scontri con colleghi maschi: la lotta di genere, combattimento sempre in divenire, non termina con l’affermazione professionale di questa donna “trionfante e vincente”, come la definisce Giancarlo Governi nella prefazione.
Non a caso il libro termina con una sorta di appendice, in cui si ripercorrono, in brevi capitoletti, le tappe fondamentali dell’emancipazione femminile, e, a mo’ di punto esclamativo, conuna riflessione condita da pillole sociologiche sulle donne in carriera, le differenze (e analogie) con i carrieristi maschi, e un consiglio definitivo: “Attingere dal nostro femminile, anche nella sfera professionale, è sempre importante e necessario, per affrancarci da un vecchio modello di leadership al maschile e da un vecchio modello familiare”.
Ma non è tutto: a impreziosire il volume vi sono inserti di alcuni noti e notevoli personaggi: il collega Governi, che oltre all’acuta prefazione ci regala una godibile ricognizione della nostra storia recente (“Quando l’Italia diventò adulta”), che richiama la sua imperdibile autobiografia (amici); Maria Rita Parsi, psicologa e psicoterapeuta, con un breve quanto incisivo saggio (“Come nasce il genere femminile”) che, ci piace pensare, avrebbe incuriosito ed irritato Freud con le allusioni alle specificità dell’universo femminile; Andrea Catizone, presidente della Fondazione Tina Lagostena Bassi (che tra l’altro fu tra i più agguerriti avvocati per la difesa dei diritti delle donne), il quale si sofferma sui concetti di uguaglianza sostanziale e sulle differenze psicologiche, sociali e relazionali tra uomini e donne, motivo di arricchimento umano e non già fonte di stereotipi; l’indimenticata presentatrice Rosanna Vaudetti, le cui memorie preziose raccontano la sua “legittima aspirazione” ad emanciparsi, realizzarsi e rendersi indipendente, in un momento storico in cui ciò era ben arduo da conseguire; Dario Salvatori, che discetta della donna nel mondo musicale; e Gigi Marzullo, che affronta il tema “L’evoluzione della donna nel cinema”.
Dunque, un’autobiografia di particolare interesse, per la qualità di colei che si racconta e l’importanza della sua esperienza, che scorre nel grande e contorto alveo dell’emancipazione femminile, di cui ella è “esempio riuscito”. Una storia, a ben vedere, che appartiene a noi tutti.