di Carmine Fotia
Ivano Cipriani. È stato il critico televisivo di Paese Sera, storico giornale di area comunista, personalità influente nel mondo dell’intellettualità comunista, uno dei primi a fare i conti con la diffusione della tv come nuovo e potente mezzo di comunicazione di massa.
Nel 1953 si sposa con la scrittrice Maria Luisa Fagioli, Hanno avuto due figli (Lia e Furio) e tre nipoti (Viola, Emiliano “Milo” e Jordi). Ha vissuto il fascismo e la guerra, la ricostruzione, l’Italia degli anni Settanta, la fine del PCI, la pandemia, i fuochi di guerra che tornano a incendiare l’Europa. Un peso che forse negli ultimi anni avvertiva particolarmente.
Ivano ha attraversato la storia d’Italia e del PCI contribuendo a costruire una visione più moderna nel campo del cinema e della nascente televisione. Fu uno dei primi nel PCI a capire che la tv non doveva essere demonizzata bensì compresa e semmai criticata dall’interno.
Giornalista, critico televisivo e cinematografico, ha scritto per Paese Sera e per Rinascita, docente universitario è stato preside del primo DAMS di Roma Tre. Innumerevoli le sue collaborazioni con le riviste che hanno formato la cultura cinematografica del PCI, da Filmcritica, di cui fu tra i fondatori, a Cinema Nuovo di Guido Aristarco, alla rivista sulle comunicazioni di massa, Gulliver, della quale fu direttore.
Ha raccontato con ironia e delicatezza la sua infanzia nella Roma fascista in un bellissimo memoir intitolato “Balilla Blues”.
Ivano nasce nella capitale da una famiglia antifascista di origine toscana. È figlio unico e vive con altri sei adulti, zii, nonni e un cugino più grande. La famiglia lo ricopre di attenzioni, premure, amore. Vogliono che il piccolo possa farsi una posizione nella società e per tutelarlo, in quel clima politico a loro così ostile, accettano che diventi Balilla. La mente di Ivano, ancora bambino, nella sua innocenza viene plasmata dagli schemi del regime. Il diario ripercorre l’itinerario del suo coinvolgimento inconsapevole e analizza i meccanismi volti a generare l’adesione dei giovani al fascismo. Poi attraverso le amicizie, le letture, gli amori e soprattutto la musica, che arriva dall’America insieme alle truppe liberatrici, Ivano scopre che al corredo nero da Balilla e al rigore delle parate, preferisce i suoni morbidi del blues. La rottura avviene in un istante, nell’istante esatto in cui sente per la prima volta la tromba di Louis Armstrong. Il suono di quella tromba lo incita alla rivolta.
Da quel momento Ivano inizia il suo percorso di liberazione personale e quella ribellione sotterranea propria alla gioventù, con il tempo, assume una dimensione politica. Ivano approda al comunismo, proprio quel comunismo da cui i genitori avevano voluto proteggerlo per garantirgli un futuro.
Cosmopolita e giramondo è stato un comunista critico, ma non ha mai lasciato il partitone fino al suo scioglimento. Come per tanti altri la repressione sovietica dell’insurrezione popolare nel 1956 fu un passaggio drammatico, come Ivano mi ha raccontato: “ In seguito della firma del documento contro l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Urss da parte un nutrito gruppo di intellettuali comunisti i redattori e collaboratori della rivista “Società”, rivista comunista diretta da Muscetta, furono convocati dalla direzione, in Via Uffici del Vicario, nella sede di Einaudi, editore della rivista. Nel mio gruppo c’erano Mino Argentieri (con il quale avevo scritto per Società un saggio sulla censura cinematografica in Italia che aveva avuto uno straordinario successo, ripreso in Francia e persino negli Stati Uniti) e Carlo Ripa di Meana (allora comunista, diventerà socialista dopo un viaggio in Vietnam organizzato dall’Unione internazionale degli studenti). Il nostro gruppo si rifiutò di firmare il documento di condanna. La nostra tesi era: c’è stata una rivolta contro il governo socialista (anche in Russia, a rivoluzione avvenuta i marinai di Kronstad si erano ribellati al potere sovietico e l’armata rossa li aveva sconfitti) è giusto che un paese fratello intervenga a ristabilire il potere socialista. La tesi ufficiale, insomma. Ma aggiungevamo una domanda: perchè mai gli operai di Budapest, liberati dal capitalismo, si erano rivoltati (almeno in parte) contro un governo socialista? Fu una domanda che ci costò un “processo”, come si diceva allora. Io e Carlo fummo “processati” da Marisa Rodano (cattolici comunisti) e dai dirigenti della sezione Salario (sezione di appartenenza). Ma poi assolti con ramanzina politica. Con Carlo eravamo molto amici e lo restammo, cosa insolita per quei tempi, anche quando passò ai socialisti. Ci siamo rivisti più volte e abbiamo lavorato insieme quando fu presidente della Biennale di Venezia”.
C’è un questo episodio molto della personalità di Ivano (per come io l’ho capita, avendolo frequentato negli ultimi suoi anni nel luogo, Calvi dell’Umbria, dove io vivo adesso è dove lui aveva acquistato un bellissimo casale tra gli anni sessanta/settanta): fedele a un ideale, quello comunista, compresi tutti i suoi limiti ed errori, ma capace di porsi domande scomode e di indagare con gli strumenti della sua vasta cultura la modernità.
PS. Condivido questo ricordo di Ivano Cipriani e mi unisco alla ricostruzione che Carmine fa della sua vita ed in particolare della importanza della sua militanza di giornalista che al di là della adesione al Partito comunista è stata sempre quella di un intellettuale libero da pregiudizi. Ho avuto la fortuna di conoscerlo agli inizi degli anni Sessanta: prima lui e poi Piero Dallamano mi dettero la possibilità di scrivere come critico letterario su Paese Sera e infine Antonello Trombadori mi aprì le porte del Contemporaneo.
(Giampaolo Sodano)
Commenti
Una risposta a “SCOMPARSO ALLA VENERANDA ETÀ DI 99 ANNI”
Manca solo la data, 1° maggio 2020, ottant’anni dalla fine di “quella” parte della Guerra.
Con Ivano, mio prof alla Sapienza, conflitti sui Muppets e indimenticabili giornate al Teleconfronto.