LA BROLIGARCHIA, IL SECONDO TRUMP

Broligarchia, un neologismo per parlare del secondo mandato di Donald Trump e di una nuova era politica. Un governo costruito come un club esclusivo di miliardari e vecchi amici fidati. Tra le figure più discusse, spicca Elon Musk, scelto per dirigere il Dipartimento per l’Efficienza Governativa, un nuovo ministero creato su misura per tagliare le spese federali; Robert F. Kennedy Jr., noto per posizioni anti-scientifiche, assegnato al Ministero della Salute; e altri nomi con evidenti conflitti d’interesse e i portafogli mai sufficientemente capienti.

Le nomine di Donald Trump per il suo nuovo governo (che ufficialmente inizierà il 20 gennaio 2025) non solo includono figure note, ma soprattutto amici fidati e stretti collaboratori. Questo stile sta rendendo popolare il concetto di “broligarchia”, parola che unisce “oligarchia” e “bro” (termine informale per “brother”, fratello, nella cultura americana, che indica l’uomo che si appoggia ai tradizionali canoni maschili e maschilisti). La “broligarchia” rappresenta quindi una leadership che incarna valori conservatori e maschilisti. Trump sta infatti costruendo un governo composto da miliardari della Silicon Valley, uomini d’affari e conservatori, molti con conflitti di interesse o vicende legali in sospeso, riflettendo la sua visione politica dominante e polarizzante.

Il primo nome di spicco nel nuovo governo Trump è quello di Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, avvicinatosi recentemente all’estrema destra. Dopo aver donato 100 milioni di dollari alla campagna di Trump negli scorsi mesi, Musk sarà a capo del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), un ministero creato appositamente per ridurre i costi burocratici e tagliare i fondi alle agenzie governative. Ma la sua influenza è già evidente: partecipa a incontri con leader globali e promuove politiche economiche favorevoli alle sue aziende, consolidando il suo ruolo da co-presidente de facto.

Accanto a Elon Musk, il nuovo governo Trump include anche miliardari come Peter Thiel, co-fondatore di PayPal nonché uno dei principali finanziatori delle campagne di Vance, e investitori come Marc Andreessen e David Sacks.

Al Dipartimento dell’Energia è stato nominato Chris Right, legato al settore petrolifero (per la gioia degli ambientalisti e del nostro pianeta), mentre Linda McMahon, moglie dell’ex proprietario della famosa società di wrestling WWE, guiderà il Dipartimento dell’Educazione (d’altronde è donna!).

Infine, Robert F. Kennedy Jr., antivaccinista e complottista: sostiene che l’HIV non sia la causa dell’AIDS, seppur non abbia la laurea in medicina; sarà a capo del Ministero della Salute.

Insomma, ciò che lega tutte queste persone sono gli ingenti interessi economici che il governo statunitense può favorire. Persone che, essenzialmente, si trovano sulla stessa linea ideologica di Trump. Durante il suo primo mandato, Trump aveva cercato di affidare incarichi a esperti competenti, ma finì per licenziarne molti. Nuovo mandato, nuova strategia.

Un altro aspetto fondamentale di questa “broligarchia” è la spinta verso la deregolamentazione, un obiettivo particolarmente caro a Elon Musk. Deregolamentare è infatti vantaggioso per i miliardari come Musk e per chi fa ingenti investimenti, poiché consente loro di operare in un mercato il più libero possibile. Questo sbilanciamento di potere permette loro di ottenere ulteriori vantaggi economici, come la possibilità di ridurre i costi attraverso licenziamenti, l’abbassamento degli stipendi, un minore rispetto delle normative sanitarie o ambientali, e persino l’acquisizione di competitor per creare monopoli, cosa che l’antitrust cerca invece di non alimentare.

Ovviamente non è possibile giudicare l’operato di Trump prima che si concretizzi, ma i presupposti fanno sorgere molte perplessità. A maggior ragione se si pensa che la “broligarchia” stia già andando oltre i confini americani e che sempre più coinvolgerà leader come Putin, Erdogan e Netanyahu.


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