IL CIVISMO ED IL MUSICALISMO: TACABANDA!

di Giorgio Fiorentini

I due ISMI, in questo caso, sono positivi e si integrano.

Infatti se il “civismo” è il modello gestionale ed il collegamento con il territorio e la comunità ed è il lato “materiale” della cittadinanza che si integra con il lato “formale” giuridico, istituzionale e dell’educazione civica anche il musicalismo è parte integrante del concetto.

La musica è un accordo civico con la comunità ed uno strumento di crescita culturale e sociale.

Siamo abituati a pensare al civismo come base per una sanità universale ed efficace, una assistenza diffusa e accessibile alle fasce deboli, una coesione sociale che evita le tensioni sociali, una educazione  ed una scuola che aiuta l’”ascensore sociale” e così via ,ma il civismo rappresenta un approccio integrato alla cittadinanza che riconosce l’importanza delle relazioni interpersonali e della responsabilità condivisa nel promuovere una comunità in tutte le sue dimensioni per esempio nel divertimento,  negli aspetti ludici, nello sport e così via.

Il civismo fa da copula al welfare che è in cambiamento perché al ruolo assistenziale, previdenziale, di protezione  e di sicurezza sociale (“primo welfare” cioè Servizio Sanitario Nazionale, Previdenza Sociale, Assistenza Sociale, istruzione pubblica e politiche per la famiglia) si deve aggiungere il dinamismo operativo e la  componente imprenditoriale per un ruolo di sviluppo ed espansivo (“secondo welfare” cioè welfare aziendale, territoriale e dei contratti di lavoro, cura degli anziani autonomi  o non autosufficienti, ai disabili, dimensione ludica e di divertimento, sport e tempo libero).

Con questo approccio si coniuga il civismo con il musicalismo inteso come educazione, espressione artistica, relazione sociale: infatti la musica è strumento di formazione, comunicazione e coesione sociale.

Nella tradizione come cultura e come sviluppo di iniziative che “vengono dal basso” il musicalismo si concretizza nelle bande civiche che sono corpi musicali sociali e della comunità. Alcune si chiamano “bande civiche”.

La forza delle bande musicali è promuovere la musica e sensibilizzare la comunità all’apprendimento musicale attivo  

È un orientamento alla musica come valore che sviluppa capitale sociale e coesione sociale.

Si dice “seguire la banda” lungo le strade; spesso si riconosce il vicino di casa che suona nella banda.  

Se si va a “googlerare “cercando il termine banda esce, fra l’altro, una canzone del 1943 dal titolo “Il tamburo della banda d’Affori” il cui testo suona così 

”Arriva la banda, arriva la banda, arriva la banda coi suonator, coi suonator .Oh Caterina, Caterina che batticuor.
Il capobanda, il capobanda, il capobanda ha i bottoni d’or, sorride ognor (che rubacuor!)
Oh Caterina, il capobanda è il tuo grande amor; eccoli qua son tutti qua;  la sol mi, do re mi fa e  coi bastoni a penzolon 
 (Il “capo della banda musicale” è solitamente chiamato direttore o maestro della banda. Lo “scettro” del capo della banda musicale si chiama mazza o mazza del tamburo maggiore).

Nelle bande da parata, il capo che precede la banda e la dirige durante la marcia viene chiamato tamburo maggiore (o “mazziere”), e utilizza questa mazza per dare i comandi sia musicali che di movimento ai musicisti  n.d.r.)

Giunge il tamburo come un tuon. È lui (è lui), è lui (è lui), sì sì è proprio lui. È il tamburo principal della Banda d’Affori. Che comanda cinquecentocinquanta pifferi. Che passion, che emozion quando fa bum bum. Guarda qua, mentre va le oche fan qua qua”.  


Il concetto di banda radicato nell’immaginario comune è quello di un insieme di persone, quasi sempre caratterizzate da una divisa, che suonano per le vie del paese strumenti a fiato o a percussione.   

Ma questo rito(qualcuno lo chiama “paesano” con giudizio minore)in realtà trova le sue origini nel Medioevo, nelle corporazioni di “ suonatori o musici” che presenziavano nelle corti dei feudatari dell’epoca.

Due su tutte: la “Confraternita di San Nicola” istituita a Vienna nel 1268 e le Corporazioni organizzate dai conti di Chester.

La banda non passò inosservata agli occhi dei massimi compositori francesi dell’epoca: Gossec, Catel, Duvernois, Mehul e Cherubini, che per questa iniziarono a comporre musiche “ad hoc”. Le influenze di queste genere si sentono anche nelle opere di compositori successivi: primo tra tutti Beethoven che oltre ad avere scritto diversi brani per banda vi dedica l’intero ultimo tempo della 9° sinfonia o ancora

l’italianissimo Giuseppe Verdi che nel Macbeth usa gli strumenti a fiato per annunciare sulla scena il Re Duncano.

Altri esempi di autori quali Bellini, Spontini ed altri ancora; appare chiaro un concetto: la banda musicale ha una storia secolare che ne attesta le origini non di serie “B” come vorrebbe il luogo comune. Le bande rappresentano un pezzo della nostra cultura e non bisogna dimenticarlo, il rischio è che altrimenti  diventino un “animale in via d’ estinzione”, per utilizzare le parole del maestro Riccardo Muti, da proteggere e reinventare.

“Tacabanda” è un modo di dire: “su e incominciamo a fare musica per strada, nelle feste, nelle commemorazioni, nei teatri internazionali.”  

Non è una scartina della musica ed è, anzi, capitale sociale reale e biglietto da visita istituzionale.  

Quante sono di preciso non si sa: gli ultimi dati dell’ANBIMA (Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome) afferma che in Italia ci sono circa 1.530 bande musicali, che coinvolgono complessivamente circa 60.000 musicisti. Queste bande sono diffuse su tutto il territorio nazionale e rappresentano una realtà molto importante sia dal punto di vista culturale che sociale, soprattutto nei piccoli centri e nelle comunità locali. 

Ma “fare banda musicale” è una cosa seria ed in un recente studio su IL SENSO DI FARE BANDA” (S. SACCHETTI E M. DIANI WP 123 | 2022 IL SENSO DI FARE BANDA – LE BANDE MUSICALI ALL’INTERNO DELLA COMUNITÀ TRENTINA-EURICSE-TRENTO) ci si è domandati chi sono i musicisti ed appare un bilanciamento fra maschi e femmine con una età media intorno ai 35 anni.  

Le motivazioni principali sono: imparare uno strumento e condividere la passione per la musica nonché la crescita personale e di gruppo con un protagonismo civico. 

Quindi, in Italia, il civismo si sviluppa anche attraverso le bande musicali i principalmente come forma di educazione musicale, partecipazione e coesione sociale che si esprime musicalmente nelle comunità. Attraverso l’attività musicale nelle piazze, nelle feste, nelle commemorazioni e nei teatri, le bande promuovono un apprendimento musicale attivo che genera capitale sociale e coesione tra i cittadini, favorendo un senso di appartenenza e partecipazione collettiva. Le bande musicali italiane nascono  anche come corpi musicali civici, spesso associati a movimenti laici e progressisti a partire dalla metà dell’Ottocento. Esse sono nate come estensione delle bande militari, divenendo allo stesso tempo scuole di musica per fasce sociali più ampie, permettendo l’alfabetizzazione musicale in particolare nelle zone periferiche o rurali dove altre opportunità formative erano ridotte.

Le esibizioni pubbliche nelle piazze e strade sono luoghi accessibili a tutti, inclusivi delle diverse condizioni sociali, e mirano a creare un senso di comunità partecipativa, valorizzando la dimensione sociale più che quella individuale o spettacolare. Inoltre, le bande rappresentano una testimonianza civile e culturale e sono segno di identità territoriale. “Tacabanda”!