di Dalisca
Generalmente si ricordano persone e fatti riguardanti questo o quel momento in prossimità dell’accaduto, ad esempio si parla di Olocausto maggiormente nella settimana a ridosso di fine gennaio con un martellamento continuo da parte dei mass media che non sanno più dove pescare per avere documenti o testimonianze, oppure ci si ricorda della resistenza dei partigiani nel periodo primaverile e via discorrendo, dopodiché cala il silenzio!
Ma il silenzio sopisce ogni cosa, tutto sembra svanire nel nulla, così si riprende la vita quotidiana come se quegli eventi non ci riguardassero più; non abbiamo alcun tempo per commemorare.
Questa situazione si ripete ogni anno; ben poco resta di quelle persone che hanno combattuto, rischiato la propria vita in nome di un’ideologia che oggi stentiamo a riconoscere.
Molti artisti furono perseguitati perché ebrei, pertanto costretti a nascondersi per sfuggire alla barbarie nazista ricordiamo, per citarne solo alcuni, Marc Chagall il cui nome ebraico era “Moishe Segal”, pittore russo naturalizzato francese di origine ebraica chassidica, Man Ray (uomo raggio) e non ultimo il nostro Amedeo Modigliani.
Anche molti scrittori subirono la stessa sorte ma i loro scritti, come le opere visive lasciate dagli artisti sopra citati rimangono testimonianze di dolore e sgomento per le ingiustizie subite a monito delle nuove generazioni.
A proposito di scritti, molti riguardano Ondina Peteani una giovanissima staffetta partigiana che tanto ha fatto per la libertà propria e degli altri rischiando la vita a viso aperto e con coraggio. La sua storia, simile a molte altre, ancora ci commuove e ci esorta a non abbandonare l’idea liberale di democrazia. Operaia nei cantieri navale di Monfalcone entra diciottenne nel movimento di liberazione; arrestata due volte riesce ad eludere la sorveglianza ma, viene ripresa dalle SS e portata al campo di Auschwitz e tatuata con il numero 81672.
Al rientro dalla sua prigionia, Ondina sceglie la professione di ostetrica per far nascere tanti bambini, forse proprio in antitesi alla morte con la quale aveva avuto più volte contatto durante la sua terribile prigionia.
Una figura quella di Ondina emblematica, fuori dagli schemi a differenza di tante altre che della loro esperienza, seppur toccante, ne hanno fatto una ragion di vita raccontata un po’ alla volta facendo inconsciamente sentire l’ascoltatore parte integrante della storia, pur non avendola vissuta direttamente, suscitando così in lui un senso di colpevolezza insidiosa tra lui e la storia.
A raccontarci di questa donna è il suo unico figlio il prof. Gianni Peteani, il quale ha fatto suo “il racconto materno” facendolo assurgere a momenti di grandi pietas cercando così di riscattare tutto il male inflitto.
Un male senza colpe, ingiustificato, inspiegabile che ha seminato morte e dolore.
Ha ragione Thomas Hobbes quando dichiara che: Homo Homini Lupus ed ancora Massimo Recalcati quando ci dice che, in fondo in noi albergano ancora Caino e Abele.
Gianni Peteani promotore culturale nell’ambito della memoria, instancabile trova sempre il modo per tenere accesa la fiaccola del perenne ricordo in onore di Ondina e non solo; a prova del suo interesse e rispetto per tutti coloro che hanno subito lo strazio dell’Olocausto ha perfino promosso l’assegnazione di una laurea “honoris causa” alla nota ex deportata Liliana Segre nel 2008 e alle sorelle Andra e Tatiana Bucci.
In occasione del centenario della morte della madre (26 Aprile 1925/26 Aprile 2025) il prof Peteani o, meglio, in questo caso, Gianni ha voluto onorare la memoria di questa donna coraggiosa che lo adottò all’orfanotrofio di Barcola educandolo alla lotta antifascista per un’Italia libera e democratica, con una serie di incontri e ricordi in concomitanza dell’ottantesimo Anniversario della Liberazione. Prossimamente alla ”ex staffetta partigiana” sarà dedicata una strada di Roma alla presenza del Presidente Mattarella!
Lode, gloria e gratitudine a tutti coloro che meritano il nostro pensiero non solo nei giorni dedicati al ricordo, ma ogni volta che ci sentiamo liberi grazie anche al loro impegno e sacrificio.
