SOPHIE, MASSI E DANIEL

La Crazy week milanese è una settimana di feste, dibattiti ed eventi sportivi dedicata alla sensibilizzazione sulla salute mentale. È promossa dall’Associazione “iSemprevivi” ed è arrivata alla sua quarta edizione.

Quest’anno nella settimana si sono avvicendate la CRAZY RUN, una marcia non competitiva e la festa all’Arco della Pace animata dall’Orchestra popolare Notte della Taranta, due appuntamenti ormai diventi un classico della manifestazione.

Durante la settimana nel cortile di “San Pietro in Sala” in Piazza Wagner talk e dibattiti con tanti ospiti e storie straordinarie: Roberto Vecchioni, Cathy La Torre, Teresa Manes, don Domenico Storri, Linus e Nicola Savino.

Il tema dell’edizione di quest’anno è il disagio degli adolescenti e il ruolo della comunità che cura. Si parla di comportamenti aggressivi e di bullismo ma soprattutto si parla di pregiudizi, di stigma sociale e di percorsi per l’inserimento e la piena riabilitazione. Percorsi che come dice Claudio Storni, prete e psicoterapeuta, passa sempre dalla relazione oltre che dalla terapia e dalla diagnosi. Serve però un contesto sociale capace di superare i pregiudizi, primo tra tutti la paura. E per sensibilizzare oggi servono modalità nuove, più smart e coinvolgenti. Servono gli influencer ad esempio, come Sophie e la sua amica a quattro zampe Rose, altra star di Instagram. O Massi con il suo cane Mino.

Giovedì 29 alla tavola rotonda «Storie di riscatto», Don Domenico Storni ha intervistato Sophie, Daniel e Massi, tre ragazzi che hanno raccontato le loro storie belle e di riscatto.

Sophie, da Rimini, è una ragazza neurodivergente: diagnosi “Border della personalità”. Scopre tardi la sua malattia, studia ingegneria, “sono una ragazza “normale”, poi di colpo il buio. Sono qui perché ho sofferto molto. Psicologo, psichiatra, ricoveri e ricoveri d’urgenza, via via sempre più lunghi. Poi” racconta Sophie di fronte a 250 persone “è arrivata Rose, un cane di assistenza psichiatrica, che è capace di portarmi le medicine o di abbaiarmi quando non mi voglio svegliare”.

Insomma la vita di Sophie cambia e la ragazza comincia a vedere “un futuro con tanti colori. Ora che sto meglio, mi sono detta, cosa posso fare io? “Sophie scopre trova il coraggio di raccontare la sua storia e quella di Rose sui social: “ho aperto una pagina su Instagram e mi si è aperto un mondo che non mi sarei mai aspettata. Un mondo di persone che si sentono capite. E io ora mi sento serena”. A vederli nelle foto e sui social Sophie e Rose sono una coppia irresistibile. “Il cane mi ha mostrato che ci si può prendere cura di altri. La mia diagnosi invisibile è diventato visibile grazie a Rose, che va in giro con la pettorina. La gente vede un cane con la pettorina e la mia malattia diventa visibile.”

La relazione con il cane è stata terapeutica anche per Massi, altra storia bella sul palco del Wagner, al secolo Massimiliano Simari, protagonista del social con il suo cane Mino. La storia di Massimiliano è quella di un ragazzo di Pavia, 5 fratelli, infanzia ed adolescenza complicate. Bullizzato e poi bullo a sua volta in una escaltiod che lo porta fino al carcere minorile Beccaria. “Ero bullizzato perché eravamo poveri, non potevo andare alle gite o alle feste perché non avevo i soldi per il regalo. A 14 anni divento bullo io e inizio a fare dei reati per avere i soldi che non avevo, e per essere rispettato. Poi il minorile…” Al Beccaria Massimiliano incontra Don Claudio, il cappellano del carcere, un incontro decisivo per il ragazzo che decide di andare in in comunità e cambiare vita. “Tanti lavoretti poi un lavoro che mi piaceva, tecnico che montava i palchi in tour per tutta Italia, ho conosciuto mia moglie e finalmente ho preso un cane, Mino, quello che non ho potuto prendere da piccolo perché non avevo soldi né spazio.”

Mino è un American pittbull, “ha un aspetto minaccioso come il mio” dice Massimiliano. Eppure Mino è il primo cane invitato alla Camera dei deputati, assieme al suo padrone naturalmente. Che ora ha una figlia, ha aperto una attività sua e prova anche a lui a rendersi utile a chi ha passato storie complicate come la sua, lanciando messaggi positivi.

La terza storia bella è quella di Daniel Zaccari, da Quarto Oggiaro, hinterland a nord ovest di Milano. “Non volevo diventare un secchione, cioè uno sfigato. Guardavo i criminali, volevo emularli perché pensavo fosse un “riscatto” e ho fatto alcune rapine in banca. Poi il Beccaria e i trasferimenti per cattiva condotta. Ad un certo punto ho potuto lavorare in carcere e dopo aver toccato il fondo sono risalito”. Daniel va in comunità, la Kairos, sconta la pena e torna a Quarto Oggiaro, nuovi guai con la giustizia e San Vittore. “Lì conosco una professoressa in pensione, Fiorella, che mi dice: “sei sveglio, perché non ricominci a studiare?” Gli dico che mi servono i soldi, un lavoro, ma lei mi dice “nei momenti più brutti ti salva la cultura, la conoscenza non i soldi”. Ho riflettuto, ho scontato la pena sono uscito e sono tornato in comunità, mi sono diplomato e poi mi sono laureato:” Oggi Daniel lavora come educatore nella stessa comunità che lo accolto per la prima volta. “Ho cominciato ad essere felice, perché sentivo di essere utile agli altri, di essere importante per qualcuno.”

Serve una comunità che non alza ma butta giù i ponti e sia capace di vincere il pregiudizio.

Quello che fa la differenza e che cambia la vista delle persone è la qualità delle relazioni.

E quello che cura la salute mentale non è solo la diagnosi o la terapia, quello che fa la differenza è la relazione, che è e resta il primo e principale strumento di cura.

PS: Ho ascoltato i tre ragazzi con grande attenzione. Ho scoperto poi che Sophie ha scritto un libro sulla sua storia, pubblicato da Mondadori ed uscito a febbraio di quest’anno. Il titolo è “Sempre a un passo da te. La storia di rinascita di una ragazza grazie al suo cane”. Sembra retorico il titolo, ma in questo caso credo che non lo sia affatto.