di Giovanni Zais
Milano Positiva è un’associazione di promozione sociale che opera dal 2018 a Milano per la coesione sociale della comunità. Da anni raccoglie e distribuisce cibo a favore di chi ne ha bisogno e promuove il lavoro e la formazione come strumenti di emancipazione sociale.
Nei video che seguono il presidente Giovanni Zais mostra come si muove Milano Positiva sul territorio.
Già 50 anni fa Milano era una città attiva, frenetica e noi milanesi eravamo visti come quelli che lavorano sempre, che corrono sempre, che non si fermano mai, immersi talvolta nella scighera (la nebbia); insomma delle persone un po’ grigie come grigio spesso era anche il cielo di Milano con il suo smog.
La città, però, già in quel periodo ed anche negli anni successivi, era la sede economica delle aziende più importanti a livello nazionale ed era il motore economico del paese Italia, la città che trainava l’economia italiana dove il business era uno degli elementi portanti della stessa e dove è stato molto presente anche il fenomeno dei giovani di successo, gli yuppies; dove tanti cittadini “giocavano” in Borsa, formando diversi capannelli davanti ai televisori delle banche che davano le notizie dei titoli azionari.
Milano è stata negli anni successivi la città per antonomasia del “berlusconismo”, che tra le tante cose ha saputo creare un’azienda, Mediaset, che nonostante come ognuno di voi la pensi, è stata una grande azienda in Italia e anche in Europa; inoltre Milano è stata la prima città italiana a posare una rete di fibra ottica importante, grazie ad uno splendido lavoro tra pubblico e privato, che permette a noi oggi di viaggiare su internet a velocità a quel momento impensabili e alle aziende ha permesso di lavorare potendo utilizzare gli stessi strumenti dei competitors europei.
Poi c’è stata la grande crisi del 2008, quella dei mutui subprime, dove anche Milano ha risentito forse anche più di altre città, proprio per il suo stretto legame con il mondo dell’economia e si arriva così molto velocemente al 2015, ad Expo, al momento in cui la città è veramente cambiata.
La città di Milano considerata fino a quel momento una città grigia, dove si pensa solo a “lavurà”, dove tutti corrono, diventa improvvisamente una città turistica; ebbene sì a fianco di città italiane come Firenze, Venezia e Roma, che hanno sempre vissuto e convissuto con il turismo, anche Milano entra a far parte dei tour degli operatori di settore, riversando numeri importanti di persone in città.
Expo è lo spartiacque, Expo comincia a far arrivare sulla città persone ed investimenti economici in maniera “pesante” e fino ad allora sconosciuti; Expo, l’evento che fino ad una settimana prima dell’apertura nessuno ci avrebbe scommesso due euri sulla riuscita, viene gestito molto bene e fa conoscere la città di Milano al mondo; il primo mandato Sala, proprio sull’onda di Expo, lavorerà molto bene, anche in sinergia con le grandi città europee e mondiali del CAC40, sempre in ottica di far conoscere Milano ed attrarre capitali e turisti.
Allo stesso tempo in città si realizzano il Bosco Verticale, il palazzo Unicredit, l’area Gae Aulenti, City Life per citare i più famosi; a Milano si svolgono la Music Week, la Fashion Week, la Green Week, la Civil Week, la Design Week e via così, una week dopo l’altra; insomma Milano continua ad attrarre capitali esteri importanti con i fondi che mettono sul tavolo miliardi, solo il fondo sovrano del Qatar nell’area Porta Nuova mette almeno 6 miliardi.
Il centro a Milano, Piazza Duomo e dintorni, è sempre più affollato di turisti, parecchi milanesi cominciano a voler approfittare di questo momento positivo inventandosi come piccoli imprenditori con il mercato dell’affitto veloce dell’Airbnb. Il Covid come tutti sappiamo blocca tutto ma appena passato il peggio, diciamo dal 2022/2023 ritorna tutto come prima, più di prima.
I fondi ritornano ad investire non più sul comparto business ma anche e soprattutto su quello casa, i turisti tornano a formare le code davanti ai musei e ai monumenti da visitare a Milano, i proprietari di case ricominciano di conseguenza ad affittare i loro appartamenti; sembra che il mood in città sia tornato positivo per tanti… ma non per tutti.
Milano oggi, ancor più di 50 anni fa, è la locomotiva economica dell’Italia, Milano è la città dove una società estera che voglia venire in Italia apre una sua branch, Milano è una città sempre più turistica, Milano con il suo skyline è una città sempre più attraente, moderna, più vicina di tante altre città italiane alle capitali europee.
In tutto questo ben di Dio che è stato fatto in questi ultimi 10/15 anni, in tutto questo fervore che ha fatto parlare in alcuni momenti di Milano come di una possibile città stato, la città dal mio punto di vista si è dimenticata di una parte importante dei suoi cittadini.
Se oggi i dipendenti ATM lasciano Milano perché gli appartamenti costano troppo e con il loro stipendio non ce la fanno, lasciando l’azienda sguarnita di autisti con una ripercussione sul servizio pubblico di superficie che al contrario dovrebbe essere implementato per diminuire traffico auto ed aumentare qualità dell’aria.
Se oggi il questore dice che i poliziotti anche loro non potendo sostenere i costi di un’abitazione a Milano, stanno lasciando la città, ovviamente con ancor più serie ripercussioni sull’organizzazione della sicurezza cittadina.
Se negli ultimi 10 anni, comunque già 300.000 persone, dati Università Bocconi, hanno lasciato abbandonato Milano.
Se i giovani per venire a studiare a Milano devono spendere 800€ per una stanza, ripeto 800€ solo per una stanza, a cui si sta rispondendo con dei nuovi studentati (il nuovo business dei costruttori) che però devono costare molto meno.
Se la fila a Pane Quotidiano per la distribuzione del cibo è arrivata a 4/5.000 persone ogni giorno e non è più formata da soli immigrati, ma ci sono tanti italiani, madri con bimbi piccoli oppure 50enni espulsi dal mondo del lavoro.
Se continuiamo a costruire torri anche di 25 piani e torrette all’interno dei cortili di altri palazzi, sempre che vengano garantite le regole che devono valere per tutti con la richiesta di oneri corretta ed adeguata, con costi per il cittadino esorbitanti (8/10.000€ al metro), contento per quelli che possono permetterselo ma allo stesso tempo dobbiamo, ripeto dobbiamo pensare anche a quelli che non se lo possono permettere, costruendo case con prezzi calmierati.
Se lo stadio S. Siro vuole essere venduto (ad un prezzo congruo e dietro consulenze fatte da persone terze e non da persone interessate alla vendita) ed abbattuto (con un grave problema di inquinamento con centinaia di camion ogni giorno per un anno a togliere le macerie) a due fondi che oggi sono proprietari di Inter e Milan ma che domani potrebbero anche vendere ad altri fondi, come è stato già con tutte e due le società.
Se la città è sprovvista di cestini con il motivo che venivano utilizzati e riempiti dei sacchetti della spazzatura (probabilmente proprio dagli utilizzatori Airbnb) penalizzando in questo modo proprio il cittadino, chi vive a Milano.
Se tutti questi temi e anche altri fanno sì che le disuguaglianze a Milano stanno aumentando, che la città è sempre più una città per turisti e per investitori, non per i cittadini, che i costi per i cittadini sono aumentati a vista d’occhio proprio perché anche per loro sono quelli per i turisti.
Ecco, se tutto questo ha anche solo un po’ di validità bisogna ritornare a ragionare (pubblico privato) su un nuovo percorso che la città deve intraprendere, perché probabilmente a mio parere il percorso Expo ha finito il suo corso.
In questo nuovo ragionamento dove la politica dovrebbe avere la parte di chi gestisce il dibattito e le sue conclusioni, devono essere chiamate al tavolo anche quelle parti della città (il mondo associativo) che è il più vicino al territorio, che lo conosce meglio e che ne conosce i bisogni.













Commenti
Una risposta a “MILANO CORRE, MA LA DIREZIONE È GIUSTA?”
Condivido totalmente analisi e soluzione : la Politica e i Tecnici, nulla possono fare senza la forza esponenziale di una Cittadinanza Attiva e Volontaria, capace di leggere i cambiamenti di una società sempre più complicata e complessa e direi anche crudele per certi versi ; c’è bisogno di tutti e di un nuovo modo di governare il rapporto fra cittadini ed eletti che non è certo quello dell’unico uomo al comando che chiede la partecipazione solo nell’urna o degli sterili progetti di partecipazione di facciata che siamo abituati a vedere in tutte le città