di Diego Castagno
MILANO. Il Telefono Lilla, il servizio di ascolto dedicato alle ragazze e ai ragazzi che vivono il dramma dei disturbi del comportamento alimentare continuerà ad essere attivo in Lombardia e verrà potenziato grazie ad un emendamento presentato da Carlo Borghetti e approvato all’unanimità da tutti consiglieri.
Il Telefono Lilla
Il Telefono Lilla è una linea telefonica “amica”, dedicata alle persone che soffrono di disturbi alimentari. Funziona come il telefono Rosa o il telefono Azzurro. Carlo Borghetti è il consigliere regionale del Pd e capogruppo della III Commissione Sanità, che ha proposto l’emendamento a favore del telefono Lilla. “Questo strumento è pensato per offrire un primo consiglio, una parola di conforto, un orientamento alle famiglie e ai giovani che spesso si trovano soli davanti a un problema tanto diffuso quanto silenzioso e sempre più frequente anche tra i giovanissimi. Un piccolo passo, pieno di significato, nella battaglia contro una delle più insidiose sofferenze dell’adolescenza e della giovinezza”. Una battaglia che si giova su più fronti e che necessita di molte risorse, umane ed economiche, e che sconta purtroppo alcune scelte governative che ne mettono a rischio l’efficacia e la capillarità.
4000 morti all’anno
Il lilla è il colore della lotta ai disturbi del comportanti alimentari e della giornata mondiale dedicata a questo problema, che si celebra il 15 marzo.
L’incidenza dei disturbi del comportamento alimentare è aumentata con ritmi e numeri sorprendenti in tutto il mondo occidentale, Italia compresa. Negli ultimi anni il fenomeno è letteralmente esploso. Si calcola che le persone affette da DCA siano circa tre milioni di cui la metà giovani e giovanissimi, e che ogni anno 4000 persone muoiono per l’anoressia o la bulimia, più di 10 persone al giorno.
Questa iniziativa del Consiglio regionale lombardo quindi è decisamente una buona notizia. Affronta un problema che negli ultimi anni è diventato enorme, quello dei disturbi neuropsichiatrici, in particolare dei più giovani, e va a intervenire su uno degli aspetti meno sostenuti nel contrasto al disturbo, cioè quello dell’ascolto e della relazione. Il progetto del telefono lilla poi ha effetti culturali e di sensibilizzazione: agisce sullo stigma e su una cultura che vede le persone colpite da malattie mentali come ultimi fra ultimi.
Il quadro nazionale
Meno edificante il quadro nazionale entro il quale prende forma questa iniziativa.
Facciamo un passo indietro di qualche anno. Per fronteggiare l’emergenza dell’aumento dei disturbi alimentari subito dopo il periodo del Covid il governo Draghi istituì un fondo per la prevenzione e la cura dei DCA con una dotazione finanziaria di 25 milioni di Euro. Il fondo fu sospeso nel gennaio 2024 dal Governo Meloni e ripristinato qualche mese dopo con un emendamento nel mille proroghe, la dotazione però fu ridotta a 10 milioni di euro, ossia 15 milioni di meno rispetto al precedente governo.
Nella legge di Bilancio del 2025 il Governo ha ritenuto infine di non finanziare più il fondo, ma ha promesso di far diventare strutturale l’investimento statale per il contrasto ai DCA. In altri termini il fondo nazionale è stato sospeso e i Disturbi del Comportamento Alimentare sono stati inseriti nei nuovi Lea, i livelli elementari di assistenza che il sistema nazionale deve garantire in tutte le regioni del paese. Il finanziamento strutturale è stato portato a 200 milioni dal 2025.
Il passaggio ai LEA
Questo passaggio dal fondo ai LEA si è rivelato però molto problematico e di difficile attuazione. E paradossalmente ha aggravato la situazione e le disuguaglianze che già c’erano tra le diverse regioni e le realtà territoriali del paese, perché ha di fatto trasferito alle regioni la capacità decisionale esattamente come per il resto della spesa sanitaria.
Nello specifico va aggiunto anche che questo tipo di disturbi implicano più tipologie di cura, non tutte in capo al sistema di servizi sanitari, ed in rete sul territorio, motivo per cui le associazioni che si occupano di queste patologie avevano chiesto che l’istituzione del fondo per i disturbi dei comportamenti alimentari fosse scorporato dai LEA relativi agli altri disturbi neuropsichiatrici. Questo fenomeno richiede interventi complessi e su più livelli, ed una massiccia azione di comunicazione e sensibilizzazione. La prevenzione dell’anoressia passa dal contrasto allo stigma e da precise campagne di sensibilizzazione culturale e mediatica.
Non c’è poi solo la cura sanitaria, ma l’insieme di servizi e di attività che accompagnano le cure sanitarie e il mondo della prevenzione. Lo dice bene Carlo Borghetti in consiglio regionale: “servono più strutture, più ascolto, più prevenzione, più cura e un centro di riferimento regionale con servizi ambulatoriali, diurni e residenziali per garantire il diritto alla salute mentale e al benessere psicologico”.
Sanità sempre più in crisi e sistema che crea ed esaspera le disuguaglianze
Del resto la volontà del ministro di inserire i disturbi del comportamento alimentare nei LEA in capo al Sevizio sanitario nazionale e responsabilizzando le Regioni nella gestione degli interventi è comprensibile e del tutto legittima. Il problema della scarsa offerta di servizi di cura e prevenzione per tutti i disturbi psichiatrici a fronte di una richiesta che è aumentata è uno dei diversi aspetti del problema di fondo del sistema sanitario nazionale che non riesce a garantire Livelli di assistenza e di prestazione “elementari”, cioè minimi, in tutte le regioni del paese. Questo sistema è sempre meno “nazionale” e i livelli elementari sono sempre meno garantiti.
Alla prova dei fatti per essere più espliciti la regionalizzazione del sistema sanitario nazionale si è tradotta in un aumento delle disuguaglianze nell’accesso alle cure della sanità pubblica, generando il turismo sanitario verso le città in cui ci sono i poli sanitari di eccellenza, o costringendo le persone a ricorrere alla sanità privata e i più poveri a rinunciare alle cure.
In altri termini il tema delle cure psichiatriche è l’ennesima conferma che il sistema è sempre meno “appropriato” a garantire il diritto universale per cui era nato nel secolo scorso ad opera del Ministro dell’epoca Tina Anselmi e le successive riforme. Tornando al fondo tagliato dal Governo Meloni, forse sarebbe stato molto più prudente, visto che le leggi in materia di sanità necessitano di iter legislativi complessi e hanno tempi di attuazione molto lunghi, confermare il finanziamento al fondo in modo da evitare le interruzioni di cura ai pazienti che ne avevano bisogno.
PS: Di questo argomento ci siamo occupati negli ultimi due numeri del magazine all’interno della sezione “Coraggio di vivere”. Continueremo ad occuparcene convinti dell’attualità del tema del disagio giovanile su cui oggi finalmente si comincia seriamente a riflettere.
Per approfondire: https://www.laretelilla.com












