I GATTOPARDI DELL’OCCIDENTE

di Mirko Bettozzi

La rielezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti ha ridefinito alcuni aspetti della politica mondiale. Dazi, trattative con la Russia per la pace in Ucraina, progetti per trasformare Gaza nella “Riviera del Medio Oriente”, sono i cavalli di battaglia urlati a gran voce da Trump, abile nel trovare slogan utili più a marcare il territorio e a fare rumore che a realizzare qualcosa di concreto. Pensiero e azione nel caso del tycoon americano non sono strettamente legati, e questo, per il mondo che sta a guardare, non è necessariamente un male.

L’Europa, dopo la sospensione del sostegno militare U.S.A. al resistente Zelensky, ha reso nota la sua intenzione di portare avanti un piano di riarmo che la metta al sicuro da eventuali mire espansionistiche provenienti da Est. L’incombente pericolo russo è la motivazione ufficiale per giustificare questa “linea difensiva”. La deterrenza, almeno a parole, torna a essere l’arma principale per scongiurare future guerre.

La verità è che l’economia dei Brics mette paura, tutti i paesi che ne fanno parte crescono al doppio, se non addirittura al triplo, dei paesi occidentali; Trump cerca di far loro guerra coi dazi, mentre L’Europa, con il suo piano di riarmo, prova a far ripartire le proprie industrie dopo anni di stagnazione e scelte discutibili.

Difficile capire se queste politiche “old style” porteranno nel lungo termine i frutti sperati a coloro che le stanno adottando. Nell’immediato sembrerebbe di no.

Il popolo trasforma l’incertezza scaturita dalle tensioni internazionali in timore per il futuro e questo non si traduce mai nel desiderio di fare investimenti.

A complicare il già confuso scenario della politica internazionale, qualche giorno fa è venuto a mancare colui che ne rappresentava l’unico punto fermo: il papa.

Il 7 maggio, nella Cappella Sistina, avrà luogo la prima seduta del Conclave. Saranno 133 i cardinali, provenienti da ogni angolo del Pianeta, che si riuniranno per decidere chi sarà il successore di Pietro. La domanda, quando muore un papa, è sempre la stessa: il nuovo Pontefice avrà idee al passo coi tempi, oppure sarà ancorato alla tradizione?

Bergoglio, vulgata vuole, è stato un “progressista”. Eppure, nonostante i suoi “progressi” la Chiesa occupa lo stesso posto che occupava duemila anni fa e il mondo intero attende di sapere ciò che verrà deciso nelle sue segrete stanze.

Tirando le somme, Trump cambia la sua visione politica da un giorno all’altro, ma l’obiettivo resta  quello di rendere l’America “Great Again”; l’Europa, che sembra decisa a conquistare un posto nel mondo senza dover chiedere niente a nessuno, alla fine, non avendo un territorio ricco di risorse naturali, sarà costretta a trovare compromessi col primo che le proporrà accordi ragionevoli; mentre la Chiesa eleggerà il suo nuovo papa confermandosi guida spirituale di circa un terzo della popolazione mondiale. Così, proprio come nel romanzo di Tomasi di Lampedusa, tutto cambia affinché nulla cambi. L’unica vera novità è che oggi il Gattopardo non è più solo, e non passeggia più nelle sontuose stanze del palazzo di Donnafugata, ma ha tanti cloni sparsi per il mondo, che se ne stanno comodamente seduti sulle poltrone della Casa Bianca, del Parlamento Europeo e del Vaticano.