APPARTENENZA E ACCESSO

La questione della Appartenenza è da sempre essenziale per tutti i componenti della specie umana (e non solo di questa specie).

Talmente essenziale ed importante da porsi per ognuno dal momento della nascita sino alla morte e spesso anche oltre.

La sofferenza del piccolo essere umano che senta di non essere amato e ricompreso in famiglia è indicibile e spesso condiziona tutti i passaggi futuri.

A quella prima fase seguono centinaia di altri momenti in cui le dinamiche sulla accettazione da parte del contesto e la Appartenenza che positivamente ne deriva appaiono fondamentali.

Dall’essere accettati sul campo da gioco (magari perché si porta il pallone nuovo) alle prime fasi della vita sociale sino, progressivamente, al riconoscimento e all’ammissione nelle strutture in cui si organizza la vita adulta, ebbene la dinamica è sempre la stessa.

Tutto sembra rientrare in questa dinamica fondamentale.

Il giovane medico che guarda con invidia i colleghi mentre parlano a bassa voce con il potente primario. La prossima volta si ricorderà di comprare le sigarette che piacciono al “Professore” e di offrirgliele lui per primo.

L’essere umano che accetta i riti di iniziazione (di tipo goliardico come esoterico) naviga nella stessa dinamica di chi considera l’ammissione al Rotary un passaggio essenziale nel suo processo di riconoscimento personale.

Si può trattare di cose serie e impegnative (come nel caso della Libera Muratoria) oppure scherzose o cialtronesche, ma la modalità dei processi è la stessa.

In tutti i casi, infatti, è presente una Autorità che può esprimersi, sulla base di autonome valutazioni, sulla ammissione nell’Insieme su cui in quel momento vigila.

Che essa sia autorizzata e formalmente valida è una questione che si pone caso per caso.

Ma il politico in carriera che trema all’idea di non essere invitato a una riunione o una cena decisiva non è una figura né rara né nuova.

Non è difficile immaginare il momento (70.000 anni fa!) in cui la specie umana era composta da cacciatori – raccoglitori e i maschi adulti si apprestavano ad abbandonare momentaneamente il branco per trovare cibo.

Senza dubbio i giovani maschi cercavano di unirsi alla spedizione e, altrettanto certamente, gli anziani ne valutavano, e decretavano, l’utilità e la ammissibilità.

E, visto che ci siamo, concediamoci di immaginare l’orgoglio con cui il cacciatore neofita tornava dalla madre con il frutto della sua impresa.

Il risultato di ogni azione ben condotta era dunque l’inizio, o la conferma, di una Appartenenza.

E che essa fosse e sia positiva e nobile o malavitosa e corruttiva dipende solo dai luoghi, dai tempi e dalla coscienza dell’individuo accettato e riconosciuto.

Quel che qui conta è che la paura di non essere ammessi e tenuti ai margini di un contesto è una costante della Storia umana.

Oggi si chiama, con un ardito neologismo FOMO (Fear of Missing Out) ma esiste da sempre e rischia oggi di essere sostituita da una ben peggiore sindrome.

Ciò che prima era regolato, e persino a volte inibito, da una qualche Autorità preposta oggi appare raggiungibile attraverso quel che viene chiamato Accesso.

L’idea che regge questa convinzione è che tutto sia presente e disponibile nel nuovo Universo che si compone di tre elementi fondanti: il WEB, la Intelligenza Artificiale e il sistema delle Comunità Virtuali realizzate attraverso i social.

Ovviamente il presupposto che regge questa esordiente concezione del mondo consiste nella diffusa convinzione che il non depositato nel WEB non esista.

Altrettanto ovviamente questa teoria vacilla in continuazione di fronte alla drammaticità e alla potenza con cui il mondo reale manifesta la sua realissima esistenza.

Ma l’aderente, spesso inconsapevole, al nuovo orizzonte mentale ha una trincea difensiva per restare sulle sue posizioni.

Il mondo, il suo mondo, viene creato dalla sua personale percezione. Di conseguenza, quel che egli non è in grado di raggiungere ed entrarvi per il tramite dell’Accesso per lui semplicemente non esiste.

Ognuno crea e costruisce il proprio Universo, nel quale nessuno può inibire il suo ingresso.

Non sembra male a dirlo così, vero?

Ma temo che la questione sia più complessa e che occorra tornare al ruolo e al significato delle Appartenenze nella definizione del percorso umano e della necessaria libertà.

Il susseguirsi delle aspirazioni e delle successive Appartenenze (o difficoltà e rifiuti) determina e definisce nel corso del tempo l’Individuo costruendo la sua personale lettura e concezione del mondo.

Comporta momenti di orgoglio o di sfiducia in se stessi. Fornisce vittorie e sconfitte. Quell’insieme di rapporti con la singola Autorità preposta ad ogni ambito costituisce la lente personale con la quale, talvolta persino senza saperlo, ogni essere umano guarda all’universo che lo circonda da ogni parte filtrandone la lettura.

Il rapporto con la socialità, in tutte le sue forme, determina e crea progressivamente l’identità profonda di ognuno.

Vale a dire la sfera della sua Libertà e della sua Responsabilità.

La teoria dell’Accesso indiscriminato e sempre possibile, non sottoposto apparentemente a controllo e valutazione, finisce paradossalmente per distruggere l’Individuo, vale a dire quella unità profonda e indivisibile che fa di ognuno di noi un essere umano cosciente e consapevole.

Naturalmente non è affatto detto che questa indivisibile individualità operi sempre per bene. Anzi spesso accade esattamente, e gravemente, il contrario.

Ma essa opera ancora nella dimensione della libertà e della vera possibilità di  scelta.

Quando, al contrario, tutto è uguale a tutto e la persona può, senza muoversi dal divano, partecipare prima a una comunità religiosa e, subito dopo, a un gruppo di bestemmiatori professionali o di adepti del diavolo, è l’Individuo a non esistere più.

Si giunge così al rovesciamento paradossale.

Non sono io, come mi illudo, a creare il mio Mondo ma è quel Mondo totale, orizzontalizzato nella mia percezione, a creare infiniti e inaffidabili me stesso.

Forse mi illudo, ma sono portato a pensare che se si guardasse da questo punto di vista a quel che ci circonda, molte cose in apparenza inspiegabili cambierebbero segno.

Magari la prossima volta proviamo a ragionare di comunità virtuali, di come ci spingano a mentire anche a noi stessi, di come falsifichino profondamente la realtà ma soprattutto ci opprimano mentre pensiamo di dominarle.