Il complesso quadro dei gruppi politici in seno al Parlamento europeo
Quattordici/A Hermes Storie di geopolitica – Europa
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Bruno Somalvico
Direttore editoriale di Democrazia futura
In un breve commento Bruno Somalvico, direttore editoriale di Democrazia futura analizza “Quale futuro politico per l’Unione europea dopo il voto”. Nonostante la crescita dell’estrema destra e l’indebolimento dei governi dei due Paesi guida dell’Unione, il quadro politico europeo rimane sostanzialmente stabile. Per ora dopo popolari e socialisti, i liberali rimangono la terza forza ma potrebbero essere superati dai conservatori e riformisti qualora i 30 eletti eletti del Rassemblement National di Marine Le Pen lasciassero gli xenofobi nazionlisti di Identità e Democrazia per raggiungere questo gruppo presieduto da Giorgia Meloni. Rimane “La probabile riconferma della maggioranza politica tra popolari socialisti e liberali” e diverse sono “Le ipoteche del voto che pesano sul rilancio delle riforme”. Sono la nascita di una sorta di Partito della Nazione europea in contendenza con le scelte attuali delle destre, potrebbe riavviare l’ipotesi di una legislatura costituente per l’Europa, che rimane un’ipotesi molto poco probabile.
11 giugno 2024
Cresce l’estrema destra ma non dappertutto. I Conservatori e riformisti, salgono al quarto posto rimanendo davanti ai nazionalisti sovranisti e xenofobi di Identità e Democrazia, e superando i verdi scesi al sesto posto e principali sconfitti.
In queste elezioni europee cresce l’estrema destra, ma non ovunque. In Germania, dietro alla CDU-CSU (in leggera crescita), l’AFD (con il 16,5 per cento) diventa il secondo partito e supera i socialisti; in Austria (l’FPO è al 25,4 per cento) e in Francia – dove il Rassemblement National ha battuto ogni record con quasi il 31,4 per cento mentre il partito di Emmanuel Macron ha ottenuto meno della metà di quello di Marine Le Pen -. In Italia, al contrario sebbene al governo da quasi due anni, i post fascisti di Fratelli d’Italia rimangono di gran lunga il primo partito nonostante la crescita delle sinistre. Sale anche l’estrema destra fiamminga mentre subiscono un arretramento altre formazioni di estrema destra come Vox in Spagna (in calo rispetto alle politiche al 9.6 per cento) e come Fidesz, il partito di Viktor Orban in calo di otto punti al 44,8 per cento in Ungheria, e il PiS che, con il 36,2 per cento, anche questa volta è preceduto in Polonia dalla Coalizione Civica al 37,1 per cento. Ma – come ha scritto Giampiero Gramaglia – l’Europa tiene la barra al centro e i rapporti di forma fra i diversi gruppi in seno al Parlamento europeo subiscono variazioni minime.
Un quadro parlamentare stabile a Strasburgo. L’incognita di Marine Le Pen
Considerando il voto complessivo nei 27 Paesi dell’Unione questi sono i rapporti di forza che escono dal voto europeo
- Il gruppo del Partito Popolare europeo si consolida al primo posto con il 25,83 per cento e 186 seggi (ne aveva 176)
- Il gruppo dei socialisti e democratici, con il 18,75 per cento e 135 seggi, pur perdendo quattro seggi, rimane largamente la seconda forza politica europea
- Renew Europe, ovvero le forze liberali e democratiche europeiste, pur subendo una secca perdita grazie alla sconfitta dei macroniani, con il 10,97 per cento e 79 seggi, rimane la terza forza politica europea perdendo ben 23 seggi.
- ECR il gruppo del Partito dei conservatori e dei riformisti europei di cui è presidente Giorgia Meloni e in cui è presente anche Reconquête di Eric Zemmour), con il 10,14 per cento e 73 seggi, tallona i liberali al quarto posto in leggera crescita (ne aveva 69). Potrebbe salire al terzo posto qualora acquisisse il Rassemblement National di Marine Le Pen
- ID il gruppo dei partiti nazionalisti sovranisti e xenofobi di estrema destra di Identità e Democrazia (erede del Movimento per un’Europa delle Nazioni e della Libertà) in cui troviamo attualmente il Rassemblement National di Marine Le Pen – che guadagna ben 12 seggi salendo a 30 – e la Lega di Matteo Salvini – con l’8,06 per cento e 58 seggi sebbene in calo (avendoi precedentemente 64 seggi) – sale al quinto posto scontando l’espulsione dei 15 parlamentari tedeschi eletti da Alternative für Deutschland
- I verdi scendono invece al sesto posto con il 7,36 per cento e 53 seggi, perdendone 19, risultando i principali sconfitti di queste elezioni. Potrebbero risalire al quinto posto in caso di trasferimento al ECR dei 30 eletti dal Rassemblement National)
- Stabile invece il gruppo della Sinistra (eurocritica) al settimo posto con il 5 per cento e 36 seggi (ne aveva 37)
- Altri gruppi minoritari con il 7,64 per cento beneficiano di 55 seggi
- Vi sono infine i non iscritti (tra i quali i pentastellati italiani) che con il 6,25 per cento dispongono di 45 seggi (ne avevano 61)
La probabile riconferma della maggioranza politica tra popolari socialisti e liberali.
Rimane molto probabile confermata l’attuale maggioranza fra le tre formazioni europeiste principali (popolari, socialisti e liberali) ed è plausibile che l’alleanza che aveva portato Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea rimanga decisiva nei futuri assetti delle istituzioni europee. Difficile ipotizzare che essa si allarghi organicamente accogliendo al proprio interno il Partito dei Conservatori e dei Riformisti europei (ECR) anche qualora il suo presidente Giorgia Meloni riesca a convincere Marine Le Pen a raggiungere questo gruppo parlamentare che in questo caso – grazie ai 30 parlamentari del Rassemblement National – supererebbe i liberali di Renew Europe diventando la terza forza parlamentare nel Parlamento europeo
Certo l’arrivo recente al potere dopo l’Ungheria e i Paesi di Visegrad, di nuovi esecutivi dominata da forze sovraniste come in Italia, e, da ultimo, in Olanda, la probabile prossima coabitazione in Francia fra un presidente liberale e un governo delle destre in Francia, il successo dei populisti in Austria, costringeranno questa maggioranza tripartita a fare i conti con i capi di Stato e di governo in seno al Consiglio europeo, l’organismo cui spetta – come ben ricordato da Gramaglia – la designazione dei rappresentanti della Commissione oltre che il Presidente del Consiglio europeo e dell’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione.
Seguendo norme non scritte adottate in Europa da una sorta di manuale Cencelli dell’Unione, è plausibile che tali nomine ottengano il gradimento di una più ampia maggioranza come già avvenuto in passato con il sostegno in particolare del gruppo dei verdi alla formula Ursula, in questo caso attraverso intese con Giorgia Meloni in Italia, e fra un mese probabilmente con Marine Le Pen in Francia e forse anche con le formazioni alla guida del nuovo governo dei Paesi Bassi.
Potremmo insomma avere due maggioranze diverse per cosi dire “a geometria variabile” a Strasburgo in seno al Parlamento europeo e a Bruxelles in seno al Consiglio.
Le ipoteche del voto sul rilancio delle riforme dell’Unione
Quel che è molto probabile invece è che l’indebolimento dei due governi della locomotiva dell’Unione europea, quello tedesco e quello francese, impedirà alla nuova legislatura di assicurare un valore costituente verso un consolidamento politico dell’Europea, rafforzando, se non il potere di veto dei singoli Paesi, perlomeno quello del Consiglio europeo formato dai governi dei Paesi membri dell’Unione.
Solo una conversione europeista in senso churchilliano – che oggi appare ancora del tutto improbabile – da parte di forze conservatrici o peggio ancora nazional populiste come il Rassemblement National e Fratelli d’Italia capaci di smentire in qualche modo loro stesse, dando vita ad una sorta di Partito della nazione europea, e la creazione di una quinta gamba europeista a destra in grado di affiancarsi unitamente a quella che è stata de facto la quarta gamba verde, alla maggioranza tripartita europeista tradizionale, potrebbe smentire questa nostra facile previsione. Molto più probabile la tentazione – tanto più dopo l’espulsione di AFD – di procedere alla fusione fra i due gruppi parlamentari delle destre creando un unico gruppo all’opposizione che avrebbe la stessa consistenza numerica del gruppo dei socialisti e democratici.
In Italia il mancato ingresso al Parlamento europeo di due forze convintamente europeiste come Azione e come la coalizione per gli Stati Uniti d’Europa a fronte dei buoni risultati ottenuti da Forza Italia rendono del tutto imprevedibile il futuro delle forze centriste nella nostra Penisola. Ciò spinge chi ha a cuore il futuro politico dell’Europa a guardare verso le due donne protagoniste del nuovo bipolarismo che va delineandosi in Italia intorno alla nostra premier Giorgia Meloni e alla leader del Partito Democratico Elly Schlein, entrambe uscite consolidate dal voto.
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