Un commento a freddo del voto per le elezioni regionali in Lucania
Tredici/A Hermes Storie di geopolitica – Italia
Carmen Lasorella
Giornalista e scrittrice
“Un voto nell’assoluta mancanza di programmi e di progetti di rilievo”. Questo il titolo di “Un commento a freddo del voto per le elezioni regionali in Lucania” scritto da Carmen Lasorella. La scrittrice ed ex conduttrice del TG2 chiarisce le ragioni della netta vittoria della destra che conferma Vito Bardi alla Presidenza della Regione: “Nella sostanza, una questione prettamente locale. Quasi imbarazzante, considerando le basse percentuali conquistate dai partiti a vantaggio dei protagonismi di vecchi e nuovi capibastone, portatori di interessi. Negli esiti, la destra ha vinto, una vittoria netta con il 56,6 per cento, che ha visto però determinanti forze e uomini di sinistra; la sinistra ha perso, ferma al 42,2 per cento, non solo perché i suoi voti hanno fatto vincere la destra, ma in quanto espressione di una faida di potere, lontana dai sentimenti e dai bisogni popolari, pasticciata, raccogliticcia, sostanzialmente impresentabile”.
24 aprile 2024
Hanno conquistato appena un paio di righe nella cronaca nazionale, le elezioni regionali in Lucania. Zero, oltreconfine. La pratica è stata archiviata in fretta. Sostanzialmente assente nelle settimane che precedevano il voto, ma anche nell’imminenza dell’apertura delle urne, la consultazione elettorale è stata seguita da commenti distratti dopo lo spoglio. In pratica, è risultata irrilevante sulla scena nazionale e meno ancora nella lettura dall’esterno per la valutazione degli equilibri politici del nostro paese.
Nella sostanza, una questione prettamente locale. Quasi imbarazzante, considerando le basse percentuali conquistate dai partiti a vantaggio dei protagonismi di vecchi e nuovi capibastone, portatori di interessi. Negli esiti, la destra ha vinto, una vittoria netta con il 56,6 per cento, che ha visto però determinanti forze e uomini di sinistra; la sinistra ha perso, ferma al 42,2 per cento, non solo perché i suoi voti hanno fatto vincere la destra, ma in quanto espressione di una faida di potere, lontana dai sentimenti e dai bisogni popolari, pasticciata, raccogliticcia, sostanzialmente impresentabile.
Non lo racconta solo la percentuale di affluenza al voto, che non ha superato la soglia del 50 per cento, con oltre la metà dell’elettorato che è rimasto a casa (si prevedeva un’astensione persino maggiore), ma l’assoluta mancanza di programmi nel vuoto di idee funzionali a un qualsivoglia progetto di rilievo pubblico per la regione, una regione purtroppo, nonostante le sue risorse, negata allo sviluppo. Si sono misurati solo i rapporti di forza personali.
Oltre ai due candidati presidenti, infatti, il generale Vito Bardi per la destra, con alle spalle cinque anni di governo giudicati unanimemente di portata modesta, e il presidente della provincia di Matera, Piero Marrese per la sinistra, annunciato a sorpresa a pochi giorni dalla presentazione delle liste, i candidati più votati sono stati Marcello Pittella a sostegno della destra e Angelo Chiorazzo dal lato opposto. L’uno, già governatore per due mandati con il Pd, costretto alle dimissioni nel 2019 a causa del suo coinvolgimento in una vicenda giudiziaria a proposito di presunti concorsi taroccati e nomine pilotate nella sanità lucana, un processo che lo ha visto assolto, passato poi ad Azione di Carlo Calenda; l’altro, alla guida di una lista che portava il suo nome, patron delle cooperative bianche, con fatturati importanti nel settore della sanità privata e dell’accoglienza ai migranti, uomo di relazioni prestigiose, coinvolto e sempre assolto in diverse inchieste. Entrambi sono andati oltre la soglia delle settemila preferenze. Con i loro voti, in un clima di alleanze allargate, probabilmente si sarebbe scritta un’altra storia, benché di segno opposto allo sviluppo della Basilicata.
Vale la pena allora di accennare per sommi capi alla faida interna alla sinistra, di cui si parlava all’inizio, perché, prima della soluzione pasticciata, entrambi i campioni di preferenze avrebbero corso dalla stessa parte. Pittella infatti avrebbe offerto l’appoggio di Azione ad una coalizione Pd, se guidata da Chiorazzo, Chiorazzo si sarebbe giustappunto proposto come candidato presidente. Sulla soluzione, convergevano pressochè tutti i maggiorenti del PD lucano, dal segretario regionale ad ex consiglieri e ministri, anzi, proprio l’ex ministro della sanità, Roberto Speranza era diventato il primo sponsor di Chiorazzo.
E il Pd nazionale? E gli altri partiti del cosiddetto campo largo, per esempio i Cinque Stelle? A Roma la soluzione locale, presa in totale autonomia, non era di fatto gradita. I Cinque Stelle sono stati addirittura irremovibili, no secco. È capitato poi che gli inviati di Elly Schlein a Potenza, fossero stati rimandati a casa quasi sbattendo la porta. Allora? Pd locale commissariato? Ritiro del simbolo? Niente del genere, solo la scelta pasticciata di cui sopra. Prima la proposta locale di un candidato civico, un oculista disponibile a togliere le castagne dal fuoco, ma invitato poco dopo a farsi da parte, poi all’ultimo momento il presidente della provincia di Matera, Marrese, presentato proprio nella sede della lista capitanata da Chiorazzo, come a dire: le scelte si fanno qui. A seguire, la decisione di Pittella di passare dalla parte di Bardi.
Le urne hanno assegnato cinque consiglieri al PD, mentre hanno decretato il risultato più negativo mai segnato dai Cinque Stelle nelle elezioni regionali, che hanno portato nel Consiglio regionale solo due consiglieri.
Male anche la Lega, nell’ambito della coalizione di destra (7,5 per cento), che di consiglieri ne aveva sei e se ne ritrova anch’essa due; non ha raggiunto neanche il 18 per cento il partito della Presidente del Consiglio Fratelli d’Italia (18,4 per cento), che ha ottenuto quattro consiglieri; meglio Forza Italia al 13 per cento con tre consiglieri; ad Azione il 7,5 per cento e due consiglieri; un consigliere anche per Italia Viva e uno per l’Alleanza Verdi e Sinistra. Assenti i candidati civici.
Per una regione in cerca di riscatto, con la sanità pubblica allo stremo, il lavoro che manca, l’emorragia dei giovani costretti ad andar via, dove si estrae petrolio nelle valli più belle e si moltiplicano le torri eoliche che infestano le colline, bisognerà ancora attendere. Forse.
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