La “Mia musica non ha bisogno di stampelle”.
Così affermava il maestro Ennio Morricone riferendosi alle sue creazioni poiché esse possiedono un valore assoluto anche se funzionale alle immagini, pertanto hanno una vita autonoma.
“Notte Morricone”: un omaggio al maestro da parte del coreografo nonché regista Marcos Morau Centro Coreografico Nazionale Arte Balletto che ha animato le serate dal 24 al 26 ottobre presso il Teatro Argentina nell’ambito del Roma Europa Festival.
Un omaggio dovuto, sentito e piacevolmente condiviso con un pubblico attento, in mistico silenzio per non perdere un solo attimo dell’armonia sonora che si era creata in teatro fin dalle prime note delle famose musiche del maestro. All’apertura del sipario è apparso un cartellone pieno di appunti costellato da note musicali accompagnato da un mix di musiche che ha introdotto il pubblico in un mondo fantastico ove poter riconoscere tra un’interruzione e l’altra le varie arie musicali ben note a tutti, quasi a rinfrescare la mente e il cuore degli spettatori.
Marcos Morau, questo giovane artista spagnolo, ha imparato ad apprezzare il mondo musicale del maestro fin da piccolo; infatti, egli è cresciuto, come lui stesso racconta, ascoltando le sue melodie grazie ai suoi genitori che le sentivano continuamente. La sua casa era pervasa da quelle musiche e la sua sensibilità di bambino gli ha permesso di assimilarle nel modo giusto tanto che ormai esse fanno parte del suo background ed oggi lo hanno condotto alla realizzazione di questo spettacolo quale riconoscimento al suo grande mito.
Come accennato, Marcos Morau oltre ad essere regista è soprattutto un coreografo, pertanto le sue performance, dal punto di vista teatrale, superano ogni aspettativa grazie anche ad un corpo di ballo straordinario composto da 13 danzatori che, nel nostro caso, hanno dato prova di grande abilità. Essi indossavano abiti riferibili a giovani allievi: pantaloni grigio scuro, camicia bianca, bretelle ed occhiali anni ‘70 a comporre una mise tipica di giornalisti alla ricerca di notizie e musiche per ricostruire la memoria storica del grande maestro.
Spesso, nel loro agire, si avvalevano di un pianoforte che sembrava ballare con loro con grazia e velocità e di poltrone rotanti e leggii a simulare una lettura spasmodica di finti pentagrammi.
Quindi tutto bellissimo, finemente concettuale sia nella lettura della partitura, sia nella realizzazione della messa in scena. Purtroppo, nel bel mezzo dell’ensemble, si è verificato qualcosa che, in parte, ha tradito tutto lo spirito assolutamente concettuale dello spettacolo. All’improvviso sono comparsi sulla scena alcuni danzatori con in mano un pupazzo riproducente l’immagine del maestro. Una visione questa macabra tanto più che a mo’ di ventriloquo gli si apriva la bocca in modo asincrono rispetto alle parole registrate e fatte pronunciare dal compianto Morricone. Più avanti lo stesso pupazzo rivestito in abiti western con relativo cappello si sdoppiava in altri suoi simili al suono delle melodie già citate .
Non so come ciò sia potuto accadere, chi mai avrà convinto il bravo Marcos a realizzare una simile scena in netto contrasto con un clima, che sottolineo ancora, pienamente concettuale ed elegante?
Peccato! Ma si sa che il troppo stroppia, il fermarsi in tempo è un atto di maturità, ma, a volte, presi dall’entusiasmo e quando si ha tanto da dire e da raccontare, accade di incorrere in una situazione spiacevole.
La serata si è conclusa con grande partecipazione del pubblico che, a giudicare dal caloroso applauso, ha molto gradito la performance finalizzata a commemorare il grande artista anche se fra tante bellissime note, ve ne era una stonata!
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