Ma per fortuna che c’è Riccardo
Così canticchiavano (imitando Giorgio Gaber) militanti e dirigenti della Federazione Giovanile Socialista.
L’uso del “per fortuna” rivelava il retroterra di riferimento della loro / nostra posizione nella adesione al Partito Socialista.
Riccardo Lombardi era l’incarnazione di un paradosso straordinario.
Egli era così poco socialista da sembrare il più socialista di tutti.
Il PSI in cui Riccardo crebbe decisamente come riferimento politico appariva (e in gran parte era) chiuso in una continua trattativa legata al governo nazionale come locale.
A parte alcune grandi battaglie di libertà e di principio (il divorzio, fra tutte), i socialisti apparivano interessati soltanto alla gestione di quello che sembrava contingente.
È ben vero che oggi, con quel cui assistiamo ora, nessuno ragionerebbe più così ma dalla fine degli anni ’60 grandi pulsioni scuotevano l’Italia e il bisogno di una prospettiva politica generale di cambiamento era assai forte.
Bisogna ricordarlo per ricordare anche che soltanto Bettino Craxi riuscì, dal Congresso di Torino del 1978, a ridare una identità complessiva e definibile al socialismo italiano.
Sino al percorso che iniziò al Midas nel ’76 Lombardi fu l’unica bandiera socialista ad affiancare il riformismo legato al governo delle situazioni.
Qualcuno ricordava che se Riccardo avesse accettato la Segreteria Nazionale nel 1964, forse non ci sarebbe stata la scissione del PSIUP.
Ma nel ’64 io avevo 14 anni e devo dire che non lo credo neanche adesso…
Lombardi era però la risposta anche a un altro tipo di imbarazzo e di dubbio.
Di fronte al PCI schierato (forse solo apparentemente) per il compromesso storico di berlingueriana matrice molti gruppi di giovani avevano scelto di appartenere a gruppi extraparlamentari di vocazione rivoluzionaria.
Esprimevano confusamente (e spesso strumentalmente nei dirigenti) una esigenza di riconoscimento e di collegamento con le spinte che dal ’68 in poi si erano manifestate in tutto il territorio italiano.
Queste erano state definite (da Amendola, se non sbaglio) “oggettivamente fasciste”, ma non lo erano.
Potevano essere rozze, sbagliate e talvolta pericolose ma certamente non avevano un segno di destra.
Rispetto a tutto questo Lombardi si poneva come “acomunista” che non intendeva però rinunciare a una posizione di sinistra di tipo complessivo.
Apparteneva, nella certezza della sua formazione democratica, a quanto si manifestava nelle università, nelle fabbriche e nelle piazze.
Ripeto che di tutto questo nobile dibattito non è rimasto praticamente nulla.
Ricordarlo serve soltanto a spiegare ancora ad ognuno di noi come abbiamo potuto definirci “lombardiani”.
Ed anche, se è permesso, restarne ancora orgogliosi.
Ma per fortuna che c’è Riccardo
Che ci guida nella lotta
Uomo di grande strategia
È il più simpatico che ci sia
Commenti
Una risposta a “UN RICORDO DI GIOVENTÙ”
Beppe Lombardi è stato uno degli ultimi veri socialisti. Un uomo che sapeva coniugare le libertà individuali con gli interessi collettivi. Equiparabile a Gino Giugni…..ciao Vincenzo