UN NUOVO AUTUNNO

di Dalisca

È iniziato l’autunno, almeno meteorologicamente, e con esso è stato comunicato il palinsesto di tutti i programmi Rai e non solo!

Tutto nuovo?

Riflettendo, trovo appropriato, in questo caso, il motto di Tancredi nel film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti: “cambiare tutto per non cambiare niente“.

Oggi più che mai si avverte la necessità di cambiamenti radicali della nostra società in ogni sua manifestazione ma troppo spesso mentalità reazionarie impediscono il rinnovamento del nostro agire.

Come non percepire questa necessità così visibile nei comportamenti violenti e privi di ogni contenuto morale ed etico?

Quando l’interesse individuale sovrasta quello pubblico sociale e il sospetto di perdere quello che bene o male ci consente di tirare a campare, ogni azione innovativa viene bloccata e ci facciamo bastare ciò che coloro,  che ne hanno facoltà, ci propinano. Per cui sdraiati sul divano di casa in preda alla stanchezza, speranzosi di assistere al nuovo, ci addormentiamo con programmi obsoleti e soporiferi.

Spesso si torna indietro col pensiero ai programmi Rai  dei cosiddetti tempi d’oro, questo ci rassicura in quanto abbiamo già esperito il bello e il buono di tali performance, ma i tempi cambiano e con loro le esigenze dei telespettatori che, vista la rapidità con cui le cose si  avvicendano, fagocitano ogni novità con la stessa rapidità con cui si brucia ogni cosa.

Il nostro è un tempo che potremmo definire con un hinc et nunc oppure, per dirla alla romana, del cotto e mangiato per cui il ripetersi  di ogni trasmissione stanca specialmente quando il cliché è sempre lo stesso. Ai giorni nostri il mestiere dell’attore o del conduttore è più difficile che in passato perché la grande e costante visibilità rende impossibile tenere  alta l’attenzione del fruitore.

In tempi remoti stupire il pubblico era più semplice  poiché la proiezione e la visibilità generalmente dei film era meno frequente e non vi erano ancora tante televisioni;  un esempio tra tutti lo possiamo verificare a proposito di Totò. Infatti,  le sue battute, atte a suscitare ilarità, erano quasi sempre le stesse, ciò lo si può constatare tuttora vedendo i suoi feedback  trasmessi frequentemente da varie tv private cosicché, di conseguenza, la battuta ormai nota, disillude l’attesa e perde di efficacia.

Parlando della Rai, conseguenza di tutto è il calare degli ascolti, cosa dovuta anche al fatto che tuttora manca di una guida, vista la difficoltà di eleggere un presidente; non vi è innovazione cosicché i programmi sono sempre gli stessi e ci si affida, nella speranza di un riscontro favorevole, a questo o a quel conduttore di turno in base alla fama del singolo senza badare alla sua specifica professionalità convinti che la mancanza di idee  innovative possa essere colmata dalla notorietà.

Il problema è notevole anche perché non siamo soli in questo campo e molte emittenti private si industriano per fornire agli utenti palinsesti appetibili fatti di trasmissioni spesso di basso livello per catturare l’attenzione non preoccupandosi minimamente dell’abbassamento di livello culturale del Bel Paese.

Culturale, parola da non pronunciare per non essere additati quali soggetti radical chic (non so esattamente il significato di questa espressione), ma credo che voglia esprimere un concetto,  anche a livello cacofonico, perverso teso a discriminare il pensiero dell’altro.

Mala tempora currunt!

Stiamo attraversando un momento davvero delicato in bilico tra un passato glorioso fatto di programmi pensati e articolati con cura ed entusiasmo  ed un futuro come sempre ignoto ma che, visto  il parterre mondiale, non promette niente di buono.

Occorrono libertà di azione e professionalità da parte  di coloro che si preoccupano di intrattenere il pubblico sempre più esigente e che formano con il loro operato il costume culturale di una nazione facendo leva soprattutto su persone fragili nonché sui giovani per i quali l’esempio  è molto importante per la loro formazione.

La materia è molto delicata e complessa ma, il gioco vale la candela se in ballo vi è il riscatto di tanta superficialità da  parte di  una fetta di società che si investe di responsabilità, essendo parte integrante, nella educazione morale ed etica di una intera società.