RESTITUIRE RAZIONALITÀ ALLE RELAZIONI FRA GLI STATI, PER EVITARE CAOS E AUTODISTRUZIONE

di Luigi Troiani

Si intende per comportamento razionale del sistema internazionale, ogni azione che questo compia nel solco della pacificazione e della giustizia tra le nazioni. La razionalità del sistema e delle sue componenti, siano essi stati, organizzazioni internazionali, ONG, religioni organizzate, si esprime attraverso comportamenti in linea con le due esigenze superiori sistemiche di pacificazione e giustizia, garanti della sopravvivenza della civiltà umana. Si attribuisce a pacificazione e giustizia la capacità di essere “catalizzatori” di razionalità, in quanto la loro simultanea soddisfazione consente al sistema internazionale di funzionare al meglio delle potenzialità ed evitare il rischio di autodistruzione, essendo l’autodistruzione il massimo di irrazionalità che gli umani possano consentirsi.

Apparent rari nantes in gurgite vasto, scrisse Virgilio nell’Eneide (libro I, 118).  Può essere l’appropriata descrizione dell’attuale naufragio degli stati come li abbiamo conosciuti sino alla vigilia della cosiddetta globalizzazione. Già monopolisti di un territorio e di una popolazione, sono ora dispersi nel grande caos della contemporaneità globalizzata, che sembra volerli condannare a forme d’impotenza e a minore capacità di influire sui destini delle proprie nazioni e del pianeta.

Alleati in blocchi che hanno consentito – talora ancora consentono – sicurezza e sviluppo, in molti sono stati tentati di lasciarsi risospingere verso l’ambiente ferino del confronto scontro: per ora quasi esclusivamente nel campo commerciale e culturale, ma in prospettiva, proseguendo così le cose, sul piano della sicurezza, come accaduto con la guerra combattuta dalla Russia contro il vicino popolo ucraino.

Potrebbe dirsi, giocando con una parola, che si stia passando dall’epoca della tentata solidarietà a quella della solitarietà, dove ciascuno stato si sentirebbe chiamato a spicciarsela soprattutto per proprio conto. Nell’eventuale naufragio, gli stati possono trascinare nel gorgo il sistema internazionale che ha operato, nel bene e nel male ma ha operato, e dato soluzioni ai problemi, dai trattati di Vestfalia sino al primo dopo sovietismo.

Nel 1648 la pace di Vestfalia mise termine alla cosiddetta guerra dei Trent’anni, tra reami e principati aderenti a confessioni protestanti o al cattolicesimo. I tre trattati di Münster e Osnabrück, tra Svezia, Francia, Impero, altri, fissarono in Europa il principio dell’equilibrio delle forze che durerà sino alla fine della Seconda guerra mondiale, e il rispetto delle libertà religiose. Gli stati diventano protagonisti del sistema dei rapporti economici culturali e politici, oltre che di forza, tra le nazioni e si danno reciproco riconoscimento di questo cambiamento, a prescindere dal tipo di istituzione che li governa e dalla religione del sovrano. È l’ingresso nella storia del concetto “astratto” di stato, che reggerà le relazioni internazionali dei successivi secoli.

Il rischio del caos generato dall’anarchia o dalla semi-anarchia, è da sempre in cima alle preoccupazioni di chi studia le relazioni internazionali, e soprattutto dei governanti che cercano di dare ordine ed equilibrio al sistema internazionale. In talune fasi della storia il caos diviene la regola e l’ordine l’eccezione, così che il disordine s’impone ad ogni tentativo di mettere ordine nel caos. Le situazioni d’ordine sono respinte, ritenute di parte e ingannevoli, imposte per celare un caos che, al contrario, dovrebbe essere tutelato come elemento che vivifica la storia e le consente di partorire soluzioni. Il fatto è che ogni soluzione, altro non è che tentativo di porre ordine al disordine.

Il termine χάος è evocatore di abisso, vacuità e vuoto assoluto, come richiamano le assonanze greche del suo nome antico: cheià, chaunos, chasma. “Ka” e “gha”, alle radici del termine χάος, esprimono il senso dell’essere abbandonato e svuotato, aperto, inevitabilmente incompiuto. Con quel vuoto mitico, primordiale in quanto precedente a Creazione e Tempo, gli stati sono chiamati a fare i conti, consapevoli sia del fatto che il sistema internazionale contemporaneo viene dal caos dei primordi nei quali gli stati si sono formati e hanno iniziato a stabilire relazioni reciproche, sia dall’incompiutezza che i vari ordini che si sono succeduti hanno prodotto nel corso della storia.

(da La diplomazia dell’arroganza, L’Ornitorinco ed.)