di Silvana Palumbieri
PROLOGO
Il 27 ottobre 1492 il genovese Cristoforo Colombo sbarca sulla spiaggia di un’isola. “La più bella e la più ricca che occhi abbiano mai visto” annota sul suo diario, e di seguito: “Quando risalii il fiume mi si rivelò un paese dalla natura stupenda”. Sono passati appena 15 giorni dalla scoperta dell’America. L’impronta di Colombo sulla sabbia di Cuba segna il legame tra i due paesi.
Per essere colonizzata, l’isola aspetta quasi 20 anni. Poi diventa il più importante scalo caraibico per i galeoni spagnoli carichi di metalli e pietre preziose. E le sue ricchezze attirano i pirati.
Nel 1565 l’Avana subisce una devastante incursione corsara. Dopo pochi giorni arriva il milanese Gerolamo Benzoni. Rimane per un anno, poi torna in patria. A Venezia dieci anni dopo, nella sua fondamentale Historia del mondo nuovo, racconta di quella scorreria e di un’altra del 1536.
I FORTI DEI SETTE ANTONELLI
Battista Antonelli approda per la prima volta a Cuba il 2 luglio 1587. Si è formato nell’arte dell’ingegneria idraulica e militare a Madrid, dove è stato chiamato dal fratello maggiore Giovan Battista che nella penisola iberica da quasi trent’anni costruisce fortificazioni per gli Asburgo re di Spagna: prima Carlo V, poi Filippo II. I due Antonelli vengono da Gatteo, paesino romagnolo della riviera adriatica rasentato dal Rubicone, e sovrastato da un bel castello. Giovan Battista Antonelli è anche un teorico, scrive Epitome delle fortificazioni moderne che racchiude i suoi dettami sull’architettura militare. Per quasi un trentennio nel Mediterraneo edifica difese per la Spagna, nel 1582 ormai vecchio rinuncia a nuovi incarichi. Allora Filippo II nomina ingegnere reale il più giovane Battista. Come dice la cedola reale, impegnato “perche vada a esaminare le coste e punti d’America dove sia conveniente alzare forti e castelli” per difenderle dalle ripetute scorrerie. Corsari e pirati catturano schiavi, affondano navi, saccheggiano città portuali, portano via forzieri pieni di monete d’oro e d’argento. Tra loro il più famoso è l’inglese Francis Drake. La regina Elisabetta I appoggia la sua pirateria contro le navi spagnole e lo ha nominato addirittura Sir. Nel 1585 tra Spagna e Inghilterra la guerra è dichiarata. L’anno seguente Battista Antonelli fa vela per le colonie dei Caraibi. E’ la seconda volta che ci va, ha quarant’anni, riceve un compenso di 1000 ducati l’anno. Nel 1587 Francis Drake naviga ancora una volta nelle Indie occidentali e saccheggia i porti di Santo Domingo e Cartagena. Le perdite per gli spagnoli sono enormi. Per Battista nel 1589 è giunto il tempo di iniziare la sua prima opera proprio all’entrata del porto dell’Avana: il Castello de los Tres Reyes del Morro. Deve anche costruire una linea difensiva delle isole caraibiche. Il lavoro è enorme. Così nel 1587 fa giungere da Gatteo il nipote Cristoforo Garavelli Antonelli, figlio della sorella Caterina e di Giacomo Garavelli. Zio e nipote studiano cosa fare. Perlustrano Cartagena de Indias, Nombre de Dios, Portobelo, Rio Chagre, Panama, San Juan de Puerto Rico, San Domingo. E finalmente l’Avana. Da Gatteo di Romagna arrivano altri Antonelli. Sette di questa famiglia di architetti militari e idraulici per novant’anni lavorano per la corona di Spagna. Disegnano piani di fortificazioni, dirigono lavori, controllano ponti e strade, rendono navigabili i fiumi, ridefiniscono i porti. Sotto la loro guida lo scacchiere caraibico viene ridisegnato. Dopo Carlo V e Filippo II, la corona passa negli anni ad altri Asburgo: Filippo III e Filippo IV. Intanto nel 1588 muore Giovan Battista capostipite degli Antonelli. L’anno dopo Battista da Madrid si porta nei Caraibi e vi rimane 10 anni. Nel 1591 lo raggiungono a Cuba altri due nipoti, entrambi di Gatteo, Cristoforo Roda Antonelli, figlio della sorella Rita e di Antonio Roda, e Francesco Garavelli Antonelli, figlio minore della sorella Caterina. I due hanno lavorato a Madrid col vecchio Giovan Battista. Con lo zio Battista invece costruiscono opere interne: nel 1593 l’Acquedotto Zanja Real che porta acqua potabile a L’Avana, subito dopo la Muraglia di protezione dell’Avana Vecchia . Il 23 novembre 1595 Drake sferra un nuovo, durissimo attacco. Bisogna difendersi. Sulla sponda opposta della bocca del porto, di fronte al Castello del Morro, gli Antonelli costruiscono il Castello di San Salvador della Punta Così le navi nemiche saranno bersagliate da fuoco incrociato. Passano due anni e nel 1600 lavori sono arrivano alla fine. Bloccherà l’accesso al canale d’entrata una catena stesa fra i due fortini. Nel 1604 Battista fa l’ultimo viaggio a Cuba. E’ accompagnato dal figlio Juan Bautista, detto il Mozo, giovanotto di diciannove anni nato in Spagna. Lo raggiunge anche Cristobal Roda, figlio di Cristoforo Roda Antonelli. E’ il tempo di una nuova generazione di Antonelli. Che a Santiago di Cuba tra il 1615 e il 1630 terminano il Castello di San Pedro de la Roca del Morro. Torri, baluardi, cavalieri, fossati , rivellino, controscarpa. Gli Antonelli esportano il vanto dell’arte fortificatoria all’ italiana. La lezione dell’architettura militare di Pietro Cattaneo, Battista Lantucci, Giacomo Lanteri, Michele Sanmicheli, prima di Francesco Giuliano da Sangallo e Francesco di Giorgio Martini. A Cuba continuano a costruire fortezze. Nel 1616 muore a Madrid Battista, nel 1631 Cristoforo Roda Antonelli. Ma El mozo continua l’opera della famiglia. E’ il momento deicastelli gemelli all’Avana. Nel 1646 il Torreon de Santa Dorotea de Luna de Chorrera sul Malecon e nel 1649 il Reducto de Cojimar. Proprio l’anno in cui muore a Cuba El mozo. L’anno seguente è la volta di Cristobal Roda. La grande vicenda degli Antonelli a Cuba è chiusa.
MILLE CHIESE IN UN’ISOLA
Nel 1522 Nuestra señora dell’Asunciona Santiago de Cuba èla prima cattedrale costruita nell’isola. Ad essa è collegato il vescovo che dirige la diocesi. L’interno in tardo stile barocco ha il soffitto a cassettoni. Qui è collocato il primo organo dell’isola. E viene formato il primo coro.
Nel corso dei secoli l’isola si arricchisce di un migliaio di chiese, cappelle, conventi , basiliche. Di stili diversi, tutte incantevoli.
Nel primo settecento gli edifici sacri presentano archi polilobati tipici del barocco, sfoggiano portali coronati da motivi smerlati, i battenti sono in legno tempestati di borchie e motivi floreali. Parecchie chiese hanno alfarjes: soffitti lignei scolpiti.
A Trinidad eretta nel 1700 è la chiesa de la Santissima Trinidad. L’altare maggiore è scolpito in preziosi legni cubani. In una sala è conservato il Cristo de la vera Cruz.
La chiesa di San Francisco l’opera più insigne di questo periodo viene costruita tra il 1719 e il 1738. Ad essa appartengono pure la facciata del collegio dei Gesuiti, in seguito divenuto seminario, il santuario del Cristo del Buen Viaje e le chiese di Santa Teresa e di San Agustin.
DIPINTI NELLA CATTEDRALE
Sulla spinta della fama conquistata negli Stati Uniti Giuseppe Perovani sbarca a Cuba nel 1807. Ha 42 anni. L’ha chiamato il potente vescovo Juan Josè Espada per affrescare la splendida Cattedral de San Cristobal, costruita dal 1748 al 1767. Dietro l’altare maggiore dipinge ad affresco la triade “La consegna delle chiavi“, “L’ultima Cena” e “L’Ascensione della Vergine. Perovani si è formato a Roma nell’ambito del neoclassicismo accademico. Attivo in patria, nel 1795 tenta la fortuna in Nord America ottenendo cinque anni di successi. Famoso è il suo ritratto di George Washington. A Cuba dipinge altre opere per il vescovo Espada e i ritratti dei membri delle famiglie più facoltose di L’Avana.
Per la sua rigorosa formazione pittorica sente l’esigenza di aprire un’Accademia di Belle Arti a Cuba. Ma non trova ascolto presso le autorità, allora a sue spese apre una scuola di disegno e forma discepoli.
L’interno della Cattedrale di San Cristobal intanto si riempie di opere di altri artisti italiani. Scolpite a Roma nel 1820 la Statua dell’altare principale e le Statue del Tabernacolo sono dello scultore Giacomo Bianchini.
In marmo bianco di Carrara La statua in preghiera sulla tomba del Vescovo Serrano è stata scolpita nel 1878 dal genovese Pietro Costa. In Italia sono sue opere il Vittorio Emanuele II di Torino e il Giuseppe Mazzini di Genova.
IL BARRIO TRISCORNIA
Giuseppe Tiscornia è un ligure di Lavagna che arriva a Cuba nel 1795. E’ un uomo di mare. A Casablanca, nella parte ovest dell’Avana, a partire dal 1802 impianta un molo e un carenero, terreno in leggera pendenza per riparare gli scafi. Il traffico navale nel porto dell’Avana aumenta e in breve tempo si sviluppa anche l’attività di carenatura. Triscornia costruisce ancora un pontile e magazzini per il velame. Arrivano altri liguri a far commercio. Nel 1813 Triscornia cessa di vivere. Ma il barrio Triscornia a poco a poco si incrementa. Prima alloggiamenti per gli immigrati, poi edifici, hotel, ospedali, scuole.
Un altro ligure a Cuba è Giuseppe Gaggini. Figlio d’arte, rappresenta l’ultima generazione neoclassica nella scultura genovese nel primo Ottocento.Le sue opere inmarmo di Carrara sono tutte collocate all’Avana. In Plaza de San Francisco la Fuente de los Leones (1836), colonna sostenuta da 4 leoni dalla cui bocca zampilla l’acqua. Al Parco de la Fraternidad Americana la Fuente de la India de la Bella Habana (1837), bronzo di una regina indigena con un’acconciatura di piume a forma di corona, mentre regge lo scudo della città e una cornucopia. Ai piedi 4 impetuosi delfini. Per gli habaneri diventa il simbolo della città. In Italia sono di Gaggini i monumenti Vittorio Emanuele I di Torino e Cristoforo Colombo di Genova.
IL TESSUTO COLONIALE
Cuba subisce per 4 secoli la dominazione spagnola. Le città della colonia si snodano nelle viuzze acciottolate del barrio. L’architettura coloniale è un tessuto urbano che si forma nei secoli ‘ 500, ‘600, ‘700 e ‘800. Rivela caratteristiche più marcate a Trinidad, L’Avana, Santiago de Cuba, Remedios.
Trinidad è un gioiello barocco Influenze andaluse sono espresse da strade lastricate, patios fioriti, fontane e balconcini in ferro battuto. Le case sono a un piano. La casa secentesca, edificata in pietra calcarea locale e un tetto di tegole di legno, è a due piani. E’ costruita attorno ad una corte interna, il patio E’ contraddistinta da due elementi. Uno spazio coperto con porticati e loggiati verso il quale si aprono gli ambienti dell’edificio. Una parte scoperta, coltivata a giardino, spesso arricchita da fontane. Le facciate sono ingentilite da balconi in legno e da imponenti portales ornamentali, dalle elaborate modanature barocche. Sulle plazas e i viali gli edifici principali si arricchiscono di porticati e loggie, gallerie ad arco sorrette da colonne. I colori delle case sono pastello, giallino, verdino e rosa pallido e celeste. A Remedios le case antiche e le chiese sono dotate di rejas, grate di legno a protezione delle finestre, e vi si aprono ampi portali, tipiche case-negozio settecentesche.
Nel settecento la casa si arricchisce di un ammezzato. Gli ornamenti si evolvono. Al posto dei pannelli in legno che proteggevano le finestre adesso sono poste elaborate griglie in legno tornito .
Nell’ottocento le griglie in ferro battuto sostituiscono quelle lignee. Fanno la loro comparsa vetrate colorate dai fantasiosi mortivi geometrici. Le più grandi sono coronate da mediopuntos , archi di sostegno, finestre a volta in legno. Nell’interno un tocco artistico in più viene dalle cenefas, bande di stucchi decorativi sulle pareti . I soffitti di legno sono ingentiliti da stupendi motivi a stella in stile mudejar.
CUBA GRAN TEATRO
Antonio Meucci dopo 70 giorni di viaggio in Oceano Atlantico il 17 dicembre del 1835 arriva al Gran Teatro Tacon dell’Avana. Con lui ci sono altri 81 tecnici del Teatro La Pergola di Firenze. Li ha fatti venire Don Francisco Marti y Torres. Tutti insieme lavorano per far funzionare il teatro che aprirà nel febbraio 1938. Meucci è attrezzista, decoratore e pittore, ma porta anche le novità nella luce per le rappresentazioni teatrali. Lavora assieme ad altri tre scenografi e decoratori: il romano Daniele Dall’Aglio, il bolognese Giacomo Albi, il bresciano Giovanni Chizzola. Inventano e costruiscono macchine teatrali, movimenti, mulinelli, giochi scenici. Meucci subisce la fascinazione dei prodigi della meccanica. Coi dettami scientifici della fisica e della chimica crea marchingegni. Dora e argenta col metodo galvanico ogni tipo di metallo, persino i bottoni delle uniformi dell’esercito. Poi si mette a costruire semplici apparati per purificare l’acqua di Cuba. Individua un nuovo metodo di potatura degli agrumi. Quindi scopre l’energia, che oggi chiameremmo alternativa, del gas ricavato dagli olii dei prodotti naturali cubani. All’Avana con Meucci c’è la moglie Ester Mochi che cura i costumi del teatro. Un’artrite reumatoide la costringe a rimanere in camera da letto. Per stare sempre in contatto con lei dal proprio ufficio, Meucci costruisce nel 1862 un “telegrafo parlante”, come lui stesso lo chiama. La voce si trasmette per via elettrica: è il prototipo del telefono. Meucci resta all’Avana per 15 anni, poi emigra negli Stati Uniti.
Il Tacon è ormai uno dei principali teatri del mondo. Nell’ultimo trentennio dell’800 in questo teatro reciteranno Adelaide Ristori del Grillo, Giacinta Pezzana e Sarah Bernard. Poi nel 1924 Eleonora Duse per la suaultima stagione artistica. I cubani amano molto anche la lirica e qui canteranno nel 1933 il mitico Enrico Caruso, poi Beniamino Gigli. L’Avana è orma considerata la capitale filarmonica del nuovo mondo.
Scenografo con Meucci al teatro Tacon, Daniele Dall ‘Aglio è poi architetto del nuovo teatro di Matanzas, il Teatro Sauto. Per tre anni dirige anche i lavori per costruirlo, fino ad inaugurarlo nel 1863. E’ un edificio improntato al neo-classicismo europeo. All’entrataci sonobronzee colonne e statuaria classica in marmo. Nei vari ordini di balconate ci sono affreschi dedicati alle arti teatrali.
Le strade di Cuba sono uno spettacolo di grande forza spirituale ed energia. Una meravigliosa liturgia della vita, una grande rappresentazione. Al ritmo dei tamburi gli spiriti raffigurati ed adorati, ballano. E la credenza dell’abakuà, una religione che si ricollega alle radici africane.
Francesco Beccantini è fotografo, scenografo, pittore, architetto. Lavoro nei teatri a partire dal 1840 Prima disegna il sipario del Teatro Reina Isabel di Santiago di Cuba. Dal 1856 crea le decorazioni del teatro di Manzanillo e il grande affresco del soffitto in cui risalta il gioco delle muse. E’ scenografo di diversi spettacoli di un teatro che accoglie tanti interpreti del bel canto.
Il Palacio de los Capitanes Generales, antica sede del governatorato, è un imponente palazzo barocco costruito nel settecento in pietra marina. Nel bel patio a due livelli al centro della scena c’è una Statua in marmo di Cristoforo Colombo di Giovanni Cucchiari, con la prima apertura al pubblico il 9 gennaio 1862.
Ancora radici africane nella religione Palo Monte. Crede nel potere redentore dei trapassati che possono influenzare il destino degli esseri umani.
Museo a cielo aperto, sontuosi monumenti funebri, grande spettacolo di marmi e bronzi scolpiti, la Necropolis de Colon è il cimitero più grande e famoso d’America. Edificata nel 1876 in marmo di Carrara ha una vastità di 56 ettari. Pur costruite in stili differenti, le numerose cappelle e le statue funerarie compongono un complesso di valore elevato e smagliante.
Tante le sculture originali di artisti italiani. Scultura in bronzo il Panteon degli emigrati rivoluzionari Cubani di Angiolo Vannetti di Livorno, Scultura in bronzo per la cappella di Josè Miguel Gomez di Salvatore Buemi, Bassorilievo in bronzo del fiorentinoRaffaello Romanelli, il Panteon Cademas Aguilerra di Giovanni Nicolini, il Panteon di Josefa Perez de Urria di Pietro Costa.
Il Carnevale: all’Avana , a Santiago de Cuba. Per le strade balli, percussioni, colori. C’è un modo cubano di dar vita in ogni momento a tanto spettacolo.
A Cienfuegos 12 febbraio 1890 viene edificato un gran teatro da 1200 posti. Si chiama Tomàs Terry col nome del miliardario americano che l’ha finanziato. Un ricco zuccheriere e mercante di schiavi. Nell’ingresso del teatro è collocata una bella statua che lo raffigura. Ne è autore l’artista napoletano Giuseppe Solari. E’ di stile eclettico, in marmo. Sulla facciata sono incastonati tre mosaici della ditta veneziana Salviati.
SCULTURE PER GLI EROI DELL’INDIPENDENZA
Per liberarsi dal dominio spagnolo Cuba combatte due guerre d’indipendenza. La prima dei dieci anni dura dal 1868 al 1878, la seconda “Guerra chiquita” solo anno. I cinegiornali dell’epoca mostrano le immagini della terza guerra per l’indipendenza cubana. La sostengono gli Stati Uniti e l’esercito cubano partecipa non riconosciuto. La guerra ispano-cubano-americana termina il 10 dicembre 1898 con la vittoria americana . La Spagna sconfitta rinuncia alla propria sovranità sull’isola e passa le consegne agli Stati Uniti. Dal 1 gennaio 1899 il generale statunitense John Brooke diviene governatore, esattamente come i 166 governatori spagnoli che lo avevano preceduto. Non più occupata dagli spagnoli, adesso Cuba può celebrare gli eroi che hanno combattuto per la sua Indipendenza.
In quegli stessi anni le piazze italiane si popolano di statue . Celebrano gli eroi del Risorgimento e i primi ministri dell’Italia unita. Sono basate su un classicismo universalistico, aulico, solenne. Ma l’intento simbolico è raggiunto.
Quando Cuba vuol dare immagini di bronzo e marmo ai suoi eroi, chiama scultori italiani. Arrivano Boni, Gamba e Nicolini.Carrarese Domenico Boni, è uno scultore affermato. Sue opere sono state presentate alla Biennale di Venezia. Nel 1912 a 36 anni partecipa al concorso per un monumento a Cuba. Tra sette progetti presentati vince il suo. Ci lavora 4 anni. Inaugurato il 24 maggio 1916 è il “Monumento ad Antonio Maceo”, il mulatto grande protagonista della I guerra d’indipendenza. E’ un bronzo sopra una base di marmo, collocato in calle San Lazzaro Belascoaín e Marina, davanti agli spruzzi del Malecon di L’Avana. Vince anche il marchigiano Aldo Gamba col suo progetto tra i 41 presentati nel 1919 al concorso internazionale indetto per erigere il Monumento a Màximo Gòmez y Bàez. E’ “el generalissimo” dominicano comandante dell’esercito indipendentista cubano della prima e della seconda guerra d’indipendenza. La statua equestre in bronzo sopra una base di marmo è collocata anch’essa sul Malecon di L’Avana. Gamba nasce nel 1881 da una famiglia di artigiani di Acqualagna. Si forma in una bottega della città, prosegue ad Urbino, Firenze, Napoli e Roma. E’ dotato di notevoli qualità espressive. Ma nei numerosi concorsi nazionali, a cui partecipa non ottiene il successo sperato che gli giungerà finalmente a Cuba. Giovanni Nicolini nato nel 1872 a Palermo è figlio di un decoratore , nipote di uno scultore, e celebre scultore lui stesso Nel 1920 fonde a Napoli, poi spedisce all’Avana, il complesso scultorio Monumento ad Alejandro Rodríguez Velasco collocato sull’Avenida Paseo, poi il Monumento a Tomás Estrada Palma, presidente del governo Provvisorio dal 1902 al 1906, poi viene posto sull’Avenida de los Presidentes il Monumento a José Miguel Gómez, generale maggiore dell’esercito di liberazione. In Italia forgia monumenti dappertutto Bellini a Catania, Crispi a Palermo, Vittorio Emanuele III a Bologna.
E’ di Ugo Luisi il primo Monumento a Josè Marti, “el apostol” dell’indipendenza cubana. Il velo viene tolto il 19 maggio 1913 a Santiago di Cuba. E’ stato scolpito in marmo bianco di Carrara. Nella stessa regione del marmo, nella toscana Pietrasanta di Lucca, Ugo Luisi nasce nel 1887. Il marmo è l’ assillo di Cuba. La pietra locale molto porosa è poco adatta ad essere scolpita, e nel tempo non si conserva. Marmo bianco di Carrara e diciotto mesi servono a Luisi per scolpire la Statua di Miguel Jeronimo Gutierrez, il poeta e giornalista che guidò il sollevamento di Las Villas contro gli spagnoli, figura politica di spicco della Repubblica di Cuba in Armi. E’ uno dei primi monumenti eretti nella città di Santa Clara e viene inaugurato il 20 maggio 1919 nel Parco della Pastora. Poi Luisi si dedica ai valorosi figli delle terre orientali di Cuba: Francisco Sanchez Hechavarria, Rafael Portuondo Tamayo, Josè Maceo Grajles e tanti ancora. Sono venti alla fine i monumenti che lascia a Cuba: è la maggior traccia di un artista italiano.
Il 19 novembre 1837 a Cuba parte il primo treno a vapore. Proprio negli anni in cui Cuba è il primo produttore di zucchero al mondo, i treni portano tonnellate di canne da zucchero alla centrales. Gli americani acquistano, e arrivano milioni di dollari. Nascono grandi ricchezze. Proprietario di zuccherifici, ricchissimo, il galiziano Don Acisclo de Valle y Blanco, investe l’imponente cifra di un milione e mezzo di dollari per la sua dimora a Cienfuegos, il Palacio de Valle. Il progetto è dell’architetto italiano Alfredo Colli chelo costruisce tra il 1913 e il 1917. E’ adornato di marmi pregiati e finemente lavorati. Con le sue cupole rosse è una curiosità architettonica che riunisce in se almeno sette stili, in cui s’individuano facilmente neoclassico, moresco e il gotico. Ora ospita il Museo del Palacio de Valle.
IL MARMO DEI REMUZZI
Gli americani occupano l’isola per tre anni. Il 20 maggio 1902. viene ammainata la bandiera a stelle e strisce e issata quella cubana. L’inizio del nuovo secolo assiste allo sviluppo esplosivo dell’industria dei puros, più noti come gli Avana. E’ il pregio delle foglie del tabacco cubano e del prezioso lavoro degli arrotolatori, i famosi torcedor. Ma inizia un periodo di forte dominio economico degli Stati Uniti. Le industrie dello zucchero e del tabacco passano in loro mano .
Cuba degli Stati Uniti subisce anche il fascino. Al Campidoglio di Washington si uniforma il Capitolio Nacionalche Cuba .La costruzione comincia nel 1912. E’ collocato nel centro della capitale per ospitare le due camere del Parlamento cubano. Il rivestimento in marmo di tutto il palazzo nel 1926 viene affidata alla fabbrica Impresa Fratelli Remuzzi. Tutti gli operai della ditta ci lavorano affannosamente. Sono schizzi in progetti che sembrano non finire mai. Allora da Bergamo partono due dei quattro fratelli della famiglia Remuzzi. Vittorio con l’incarico di coordinare i lavori e le forniture dall’Italia. Gianni per decorare gli spazi. In due anni i due fratelli portano a termine il lavoro. Sono marmi di 58 colori, 8000 metri quadrati di pavimenti. Il Capitolio National de Cuba diventa uno dei monumenti significativi della città. Orna alcuni ambienti il pregiato bassorilievo in bronzo Camilo Cienfuegos di Gianni Remuzzi. Quando ritorna in Patria la fama conquistata a Cuba lo fa diventare uno scultore richiesto per scolpire tante opere . Ne espone una anche alla XXIII Biennale di Venezia.
Ad accreditare i fratelli Remuzzi presso le autorità cubane è stato il bresciano Angelo Zanelli, a suo tempo maestro di Gianni. La maestosa gradinata del Capitolio termine all’entrata del palazzo dove sono collocati ai due lati i bronzi “ El trabaho” e “La virtud tutelar del pueblo”. Nel 1928 Zanelli crea la Statua della Repubblica, collocata in linea retta sotto la cupola dell’imponente edificio. Uno splendido esempio di liberty italiano, monumentale scultura di bronzo di 44 tonnellate ricoperta in lamine d’oro a 22 carati. Per trasportarla dall’Italia a Cuba viene divisa in tre parti. In Patria Zanelli è famoso. Perché scelto nel ‘22 dalla Commissione reale nel concorso indetto per il fregio dell’Altare della Patria a Roma. Nell’opera due grandi cortei che rappresentano l’Amor patrio e il Lavoro convergono verso la statua centrale della Dea Roma. A Cuba farà altre opere.
Nel cortile del Palazzo è collocato il maestoso Angelo ribelle dalle perfette proporzioni. L’ha realizzato nel 1910 lo scultore siciliano Salvatore Buemi. La grande tensione muscolare e gestuale, idealizza spirito di rivolta. Per Matanzas l’anno prima aveva fuso il bronzo Monumento a Josè Marti (1909) alto tre metri. Davanti si erge la figura femminile della Repubblica che si libera dalle catene. E’ per Cameguey il monumento al generale Ignacio Agramonte (1912)il anche questo accompagnato da una figura femminile simbolo della libertà. Altra sua opera di Cuba è Il suonatore di banjo, ragazzo negro che pizzica uno strumento a corda. In Italia le sue statue si trovano in tante città. A Messina il Monumento ai caduti della Batteria Masotto nella Battaglia di Adua, a Narni il Giordano Bruno, a Gardone Val Trompia il Giuseppe Zanardelli.
EL BARRIO POGOLOTTI
All’inizio del secolo sono tanti gli italiani che partono per l’America alla ricerca del lavoro. Anche Dino Pogolotti da Giaveno, paesino del torinese, va a cercar fortuna negli Stati Uniti. Parla tedesco e francese. A New York risponde all’annuncio della ricca famiglia Joyce che cerca un insegnante di francese per la giovane Grace. Che da allieva diventa moglie di Dino . Lui con la spinta della famiglia Joyce viene assunto come segretario del console americano a Cuba. Qui ad ovest dell’Avana, nella zona di Marianao, Pogolotti investe i soldi della moglie in larghi appezzamenti di terreno. E li converte in aree edilizie. Incomincia a costruir case. Il 27 giugno 1910 per risolvere i seri problemi abitativi creati dalla forte immigrazione nell’isola Cuba vara la Legge di case per gli operai. Viene indetto un bando pubblico: Pogolotti risponde con un progetto basato sulle case sociali europee. Concorrono altri due progetti, ma vincitore è il suo. Così comincia il nuovo sviluppo di Marianao. Sono case prefabbricate: gli elementi in cemento armato vengono prodotti in serie dall’industria. Primo quartiere operaio dell’America latina “El barrio Pogolotti” , viene inaugurato il 24 febbraio 1912. E’ composto da 950 case che vengono assegnate con sorteggio, il quartiere è dotato di acquedotto, scuola, cinema, barberia negozio di alimentari e un caffè chiamato Torino e collegato all’Avana dalla ferrovia.
Figlio di Dino, Marcelo Pogolotti nasce a Cuba il 2 luglio 1902. Studia in Italia, poi con le sue tele porta l’ arte futurista a Cuba. E’ convinto che il futurismo sia l’espressione artistica dalla rivoluzione industriale . Il suo percorso artistico lo porta quindi alla pittura sociale, di cui è l’iniziatore nell’isola.
DOPO LA RIVOLUZIONE
Mezzo secolo di dominio economico americano e di dittature. L’ultima di Fulgenzio Batista è corruzione, repressione, rapporti con la mafia. Fermenta l’avversione al regime, soprattutto tra gli strati più poveri della popolazione. Dopo tre anni di guerriglia e di rivolta popolare, il dittatore si arrende e si rifugia nella Repubblica Dominicana. Il 1 gennaio 1959 i barbudos entrano all’Avana. Alla loro testa Che Guevara, Camilo Cienfuegos. E Fidel Castro che ha guidato la rivoluzione e ha vinto. Subito dopo l’affermazione della Rivoluzione Castro vuole all’Avana Scuole Nazionali d’Arte destinate alla formazione artistica dei giovani del Terzo Mondo. Tra il 1961 e il 1965, nello straordinario sito del Country Golf Club di Cubanacan, le Scuole d’Arte vengono realizzate. Architetti sono il cubano Ricardo Porro e i giovani italiani Garatti e Gottardi, sbarcati al richiamo della rivoluzione. Dal grande entusiasmo e sentimenti di libertà di allora sono passati 45 anni. Vittorio Garatti torna nel luogo della sua Scuola di Musica e di Balletto. Ricorda come la progettò Percorre il meraviglioso edificio visionario. E’ un ampio movimento circolare in cui non esistono forme conchiuse, ne uno schema preordinato. Anche gli avallamenti del terreno partecipano al movimento dell’ edificio mirabilmente integrato con la natura. Le cupole danno coerenza al linguaggio architettonico della costruzione, la copertura è praticabile L’elemento saliente è un portico a forma di serpente lungo 330 metri. I diversi edifici si affacciano in una piazza. Oggi tutto è abbandonato. E in quel tempo Garatti aveva progettato e costruito a Guines l’ Istituto di tecnologia del suolo e dei fertilizzanti.
Anche Roberto Gottardi percorre con disagio la sua creazione. La Scuola di Arte Drammatica è pervasa da calli interne. Luogo teatrale che si fonda su un concetto urbano. Strade strette che si aprono improvvisamente. Al centro la forma ottagonale del teatro, integrato con la parte scolastica. I lavori sono stati interrotti nel 1965, le strutture abbandonate, ma Gottardi spera ancor di poter risolvere la propria utopia.
Con Garatti il mantovano Sergio Baroni partecipa al concorso del 1962 per il Monumento alla vittoria di Playa Giron, da vita alla costruzione del Puesto de mando dell’agricoltura di Yarey. Rimane per sempre a Cuba, reggendo la cattedra di architettura e cultura del territorio.
Nel 2003 Michele Paradiso e i suoi collaboratori si portano a Cuba. Arrivano dall’Università di Firenze, gran magistero di consolidamento e restauro. Devono ripristinare un edificio di grande significato, la Capilla de Nuestra señora de los Dolores di Bayamo. Quattro anni dura il lavoro per riportarla all’originaria armonia. La metodologia degli architetti guidati da Paradiso appare completa. Studiano il progetto dell’edificio disegnato nel 1640, indagano sulla struttura, diagnosticano i danni. Quindi in collaborazione con i loro colleghi cubani preparano il piano di intervento. Con meticolosità scientifica ricca di amore, ripristinano tutto. Tetti rovinati, pareti cadenti, travi ammalorate, ceramiche scrostate, pitture stinte, intonaci escoriati. Tutto è restaurato. Riportato all’antico splendore anche il prezioso policromo altare barocco-americano con angeli, statue, e fregi con motivi tropicali. E dietro viene scoperta la sinopia di un affresco sulla Madonna Addolorata. Poi il gruppo fiorentino passa ad un secondo progetto si parte dal confronto con la gente che vive lì attorno per l’opera di consolidamento e recupero della Cattedrale di Santiago de Cuba, poi dell’area limitrofa. Poi ci sono nuovi progetti di restauro per Manzanas.
EPILOGO
L’arte del restauro è l’impronta che gli italiani lasciano oggi sul suolo cubano. Dietro la fatiscenza scoprono il prezioso tessuto d’arte che si è formato in cinque secoli.












