Il partito democratico americano (o DNC) ha fatto di tutto per mettersi nei guai. Prima con l’insabbiamento del fatto che il presidente Joe Biden si era letteralmente rimbambito, poi con una campagna elettorale per Kamala Harris che in pratica cercava di convertire al cristianesimo il coro parrocchiale.
Il DNC si é cercato guai ancora prima della campagna presidenziale, con la forzata rimozione del governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, che poteva essere l’unico candidato in grado di competere a pari livello con l’ex presidente ora rieletto, Donald Trump. Contro Cuomo vi erano alcuni fattori che vanno contro l’ideologia del partito democratico per un possibile presidente: il fatto di essere italiano e cattolico (anche se quest’ultimo ostacolo é stato rimosso prima da Kennedy, poi da Biden, entrambi di origini irlandesi) e che non aderisce rigorosamente al movimento del political correct.
Personalmente, sono un indipendente, non iscritto a nessun partito, sia in America che in Italia, ed ho votato sempre il candidato ritenuto valido, il che sin dall’inizio mi ha spinto ad appoggiare solamente valide campagne elettorali presidenziali locali, come quella del “progetto blue dot” ad Omaha, nello stato del Nebraska.
Questo perché in partenza era chiaro che si trattasse di un confronto tra un’amministrazione considerata incompetente (vedasi i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, la politica verso l’America Latina, il confronto con la Cina e l’immigrazione selvaggia, solo per citare alcuni problemi), ed un candidato che ha personalizzato il partito Repubblicano ed é ritenuto imprevedibile (seppur tutte le promesse indecenti di Trump siano chiare e alla luce del sole), ed ora pure pluri-condannato. Ció nonostante, con due attentati alla sua vita, 34 capi d’accusa e senza l’appoggio della vecchia guardia repubblicana, dei suoi ex ministri e consiglieri e delle celebritá, Trump ha vinto sia il voto popolare che un numero record di delegati.
Ora il DNC sta analizzando cosa sia andato storto dopo l’accoglienza veramente trionfale della candidata Harris ed un miliardo di dollari spesi contro l’ex presidente Trump. Per il DNC la colpa é dell’elettorato, anche se nei suoi numerosi messaggi via SMS (almeno 5 al giorno), e a differenza di quelli inviati dalla campagna di Trump, non ho mai letto richieste di opinione, solamente quelle di denaro.
Alla fine, le campagne elettorali sono diventate come le partite di Serie A, dove le squadre sono tutte di alto livello ed i giocatori sono ottimi professionisti, ed a vincere non é la squadra piú brava, ma quella che fa meno errori.
Nella foto, il mio appoggio alla campagna locale del “progetto blue dot” ad Omaha, nello stato del Nebraska.
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